Zone bianche, i nuovi criteri decisi da Regioni e Ministero: tutto aperto ma con precauzioni

Trieste – Il ministro della Salute Roberto Speranza e il Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, si sono incontrati il 26 maggio per stabilire quello che si può fare nelle zone “bianche” dove cioè l’incidenza dei casi di Covid-19 è inferiore ai 50 casi per 100mila abitanti.
All’incontro hanno partecipato anche Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute e Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Nel corso del confronto è stata discussa e condivisa la linea di azione per le zone bianche che sarà poi recepita in una prossima ordinanza del Ministro.

La proposta condivisa con il Governo prevede che – fermi restando i criteri base della prevenzione, mascherine, distanziamento, areazione e sanificazione luoghi chiusi -, una volta che una Regione entri nella zona bianca, sia superato il cosiddetto ‘coprifuoco’ e si possano anticipare al momento del passaggio le riaperture delle attività economiche e sociali per le quali la normativa vigente (d.l. n.52/2021 e d.l. n.65/2021) dispone già la ripresa delle attività in un momento successivo.

Il riferimento per lo svolgimento delle attività è quello delle “Linee guida per la riapertura delle attività economiche e sociali”, adottate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e degli altri protocolli, ai sensi dell’art. 12 del d.l. 65/2021.

“Ieri – ha spiegato il presidente Fedriga alla trasmissione “Radio Anch’io” su Radio Uno Rai – abbiamo cercato di dare regole uniformi a livello nazionale per le zone bianche e ovviamente favorendo l’anticipazione di date programmate per le riaperture previste nelle settimane successive. Questo permetterà, penso come abbiamo sempre fatto come sistemi di tutte le Regioni italiane, di poter ripartire garantendo linee di sicurezza e limiti che abbiamo dato per come svolgere le attività, ma di fatto si può cominciare a fare tutto”.

“Con la zona bianca – ha precisato Fedriga – non perché l’abbiamo deciso noi nella seduta di ieri ma perché è previsto da decreto, vengono meno tutte le limitazioni che ci siamo dati in questo periodo”. Ma “non c’è dubbio” che in caso di recrudescenza della pandemia e di cambi di colore si ritorni a misure più restrittive: “sono misure a crescere rispetto alla situazione”.

“Grazie alla Conferenza delle Regioni – ha concluso – abbiamo modificato i parametri” per la valutazione delle aree di rischio: “non si guarda più all’Rt, ma all’incidenza principalmente e all’occupazione dei posti letto in area medica e terapia intensiva”

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