A 45 anni dal terremoto il ricordo del presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia

Udine – “A 45 anni dal terremoto siamo alle prese con un’altra ricostruzione, che non dovrà essere soltanto economica ma anche morale e sociale”.

Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale, legge così il parallelismo tra il tragico 6 maggio del 1976 e la crisi innescata dalla pandemia che oggi ci costringe a ripensare il futuro dell’intera regione.

“Dopo il sisma – riflette Zanin – tutta la società friulana fu coinvolta nella ripartenza, non soltanto chi ricostruiva le case e riavviava le attività economiche. C’era voglia di tornare a vivere come e meglio di prima, c’era il desiderio di nuovi spazi sociali e culturali, come dimostra la battaglia per l’Università del Friuli. Ed era ancora radicato il senso della famiglia, il desiderio di offrire opportunità ai figli, di allargare le comunità”.

Oggi viviamo una situazione ben diversa, siamo immersi in una società “liquida” con tassi di denatalità sempre più preoccupanti. Un aspetto che secondo Zanin deve diventare cruciale in quella che lui per primo ha chiamato la “terza ripartenza” dopo guerra e terremoto.

“Del post-Covid a volte si sottolineano soltanto gli aspetti economici e finanziari – osserva il presidente dell’Aula – che sono certamente importanti, ma non bastano a disegnare la società del futuro. Io credo invece che occorra mettere al primo posto la ricostruzione morale e sociale, costruire le condizioni affinché i giovani possano mettere su famiglia e scommettere ancora sul futuro”. E anche di questi scenari parla il documento approvato di recente dal Consiglio regionale, che indica le linee guida della nuova ripartenza.

Un’opportunità arriva anche dai nuovi modelli di lavoro che il virus in qualche modo ci ha costretto a sperimentare: “Se prendiamo sul serio le possibilità offerte dallo smart working – spiega il presidente – possiamo ridare vita a molte località oggi marginali perché lontane dai grandi centri, attirandovi giovani famiglie e facendo diventare un valore aggiunto qualità del paesaggio e ambiente naturale. Per approdare a questo risultato servono naturalmente infrastrutture digitali e fisiche, ma sarebbe il modo migliore per ricostruire il Friuli Venezia Giulia delle comunità e far ripartire l’ascensore sociale, fermo da troppo tempo”.

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