Assassinio di Giulio Regeni: il ministro Luigi Di Maio scrive al ministro degli Esteri egiziano Shoukry

Fiumicello (Ud) – Sul caso di Giulio Regeni l’Italia chiede all’Egitto la verità e che i responsabili della morte del ricercatore siano assicurati alla giustizia: i rapporti bilaterali tra i nostri Paesi non possono prescinderne.

Lo sottolinea il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in una lettera scritta al suo omologo egiziano, di cui danno notizia i quotidiani La Repubblica e La Stampa.

Roma si aspetta un segnale forte, evidenzia Di Maio, che si dice convinto che l’incontro del primo luglio tra la Procura italiana e quella egiziana possa aprire “uno spazio importante per una iniziativa politica del governo che sia forte e autorevole”.

“Ho mandato una lettera al ministro degli Esteri egiziano Shoukry ribadendo che serve un efficace segnale di svolta sul caso di Giulio Regeni. Bisogna far luce definitivamente sulla morte di Giulio perché il tempo dell’attesa è finito” scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Facebook, aggiungendo che “le ombre sulla morte di Giulio rappresentano per tutti noi una ferita ancora aperta, che va rimarginata al più presto. Comprendo il dolore della famiglia, hanno tutto il diritto di chiedere con forza delle risposte ed è inaccettabile che ad oggi queste risposte ancora non siano arrivate”.

E sempre sulla morte di Gulio Regeni, il Presidente del consiglio Giuseppe Conte sarà sentito in serata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta. L’audizione è in programma alle 22 a San Macuto. “Ringrazio il Presidente del consiglio per la risposta immediata in un momento cosi delicato”, ha detto il presidente della commissione d’inchiesta Erasmo Palazzotto.

Le proteste dei genitori del ricercatore ucciso

Lo scorso 10 giugno Paola e Claudio Regeni, genitori del giovane ricercatore torturato e ucciso al Cairo nel 2016, avevano protestato energicamente riguardo alla vendita all’Egitto di due fregate italiane.

“Lo Stato italiano ci ha tradito. Siamo stati traditi dal fuoco amico, non dall’Egitto” avevano detto nel corso della trasmissione Propaganda Live su La7.

“Uno non può aspettarsi di lottare contro il proprio Stato per ottenere giustizia. Lo stato italiano ci ha tradito – hanno aggiunto – il 17 luglio del 2017 quando ha rinviato l’ambasciatore al Cairo e adesso vendendo le armi. Un tradimento per tutti gli italiani, per quelli che credono nella giustizia e nella inviolabilità dei diritti. Non possiamo sentirci certo traditi dall’Egitto per tutto quello che hanno fatto a nostro figlio e dopo quattro anni e mezzo di menzogne e depistaggi”.

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