Concessioni demaniali marittime e idriche prorogate al 2033, approvato disegno di legge

Trieste – Il disegno di legge 89 sulle misure urgenti in materia di demanio marittimo e idrico è stato approvato all’unanimità e senza emendamenti dalla I Commissione consiliare allargata alla II nella riunione in videoconferenza svoltasi l’8 maggio.

Per l’assessore al Demanio Sebastiano Callari si tratta di “un segnale importante che il Friuli Venezia Giulia lancia a livello nazionale e internazionale. Con iniziative di questa portata, condivise da tutte le forze politiche, miglioriamo l’immagine del nostro territorio, affermiamo quanto siano fondamentali le attività legate al turismo ‘made in Italy’ e difendiamo il nostro patrimonio e un comparto in forte sofferenza a causa dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus”.

Nel corso della seduta si è deciso, infatti, che le proposte di modifica, sollevate durante il dibattito, vengano integrate nel testo che sarà portato in Aula entro la fine del mese.

“Oltre alla proroga delle concessioni al 2033, il nostro provvedimento – molto apprezzato dagli operatori del settore – prevede anche lo slittamento al 30 novembre del pagamento dei canoni demaniali, in attesa delle decisioni che il Governo potrebbe prendere in quest’ambito, facendo scivolare questa scadenza addirittura a marzo 2021 – precisa Callari -. Le imprese in crisi economica potranno, inoltre, versare il canone in cinque anni e in 60 rate, una opportunità, quest’ultima, allargata anche quelle realtà che hanno in essere un contenzioso con la Regione”.

“La grave epidemia che ha colpito il Paese ci ha dato l’opportunità di fare chiarezza sull’annoso tema delle proroghe delle concessioni demaniali marittime – ha spiegato Callari -. A seguito dell’approvazione della legge dello Stato 145 del 2018, che consentiva l’allungamento delle concessioni fino al 2033, sono arrivate le sentenze contrarie emanate da alcuni Tar e dal Consiglio di Stato sulla base di una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che hanno paralizzato la situazione, bloccando di fatto gli investimenti degli operatori del settore”.

“La stessa Corte europea lascia però qualche spiraglio – aggiunge l’assessore -. Pur ribadendo, infatti, la non applicabilità delle normative nazionali che vanno a contrastare quelle europee, affermando chiaramente che nell’ambito dei confini Ue i servizi debbano sempre rispondere a principi di trasparenza e di libera concorrenza, la sentenza precisa che una proroga – opportunamente motivata – possa essere consentita laddove esista la necessità di assicurare questioni di natura igienico-sanitaria, di ordine pubblico e di carattere sociale”.

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