Confcommercio Fipe FVG, un manuale per contrastare i contratti pirata nei pubblici esercizi
Contrastare il cosiddetto dumping contrattuale nei pubblici esercizi non è solo una questione tecnica, ma un tema che tocca la dignità del lavoro e la correttezza delle regole di mercato. È la posizione espressa da Federica Suban, presidente regionale di Confcommercio Fipe Friuli Venezia Giulia, che denuncia l’uso di contratti collettivi firmati da sigle prive di reale rappresentatività, i cosiddetti “contratti pirata”, con condizioni peggiorative rispetto al contratto nazionale di riferimento.
Secondo Suban, queste pratiche comportano differenze retributive che possono arrivare a 3.000-4.000 euro l’anno, minori contributi previdenziali per oltre 1.500 euro e riduzioni di diritti come ferie, riposi e accesso alle misure di welfare previste dal Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) del settore.
Per sostenere la lotta contro questo fenomeno, Confcommercio Fipe nazionale ha presentato un “Manuale sul dumping contrattuale nei pubblici esercizi”, illustrato nei giorni scorsi al Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro, con l’obiettivo di fornire strumenti operativi e giuridici per affrontare una delle distorsioni più gravi del mercato del lavoro.
Anche in Friuli Venezia Giulia, sottolinea Suban, l’impatto è evidente: “Le imprese che ricorrono a scorciatoie contrattuali ottengono risparmi improduttivi, rischiano sanzioni, danneggiano la propria reputazione e compromettono l’attrattività del settore per i giovani. Non possiamo accettarlo”.
I sindacati regionali condividono le preoccupazioni. Per Marika Baio, segretaria generale Filcams Fvg, “la lotta al dumping contrattuale è urgente: serve una legge sulla rappresentanza che definisca i ruoli delle parti sociali e introduca regole chiare sulla validità dei contratti”.
Andrea Blau, segretario regionale Fisascat Cisl, evidenzia che “questa pratica riduce il potere d’acquisto, indebolisce le tutele e mina la credibilità delle organizzazioni sindacali, con effetti negativi sui rinnovi contrattuali”.
Matteo Calabrò, segretario regionale Uiltucs, ricorda infine che il problema è legato anche al fenomeno del lavoro povero, più diffuso nel Sud Italia: “Chiediamo da tempo protocolli che impongano, negli appalti, l’uso dei contratti più rappresentativi. Solo con la collaborazione tra imprese e sindacati si può ridurre un fenomeno che va affrontato con decisione”.