Crisi Italcementi, si avvicina la Cassa integrazione straordinaria

Trieste – Si aggrava la crisi in corso nello stabilimento Italcementi di Trieste. La proprietà ha dichiarato di voler cessare l’attività.

In vista di ciò la Regione Friuli Venezia Giulia ha avviato l’iter per poter arrivare alla concessione della Cassa integrazione straordinaria (Cigs), di competenza del ministero del Lavoro, a favore dei circa 20 lavoratori che operano nella sede triestina dell’impresa.

Per questo, con uno specifico protocollo d’intesa, la Regione si è resa disponibile a realizzare interventi di politica attiva del lavoro a favore dei dipendenti della Italcementi.

Lo ha stabilito la Giunta Fedriga approvando, su proposta dell’assessore al Lavoro, Alessia Rosolen, un accordo che ora dovrà essere firmato dalle parti.

“In questa fase – ha affermato Rosolen – è importante seguire tutte le tempistiche dettate a livello nazionale per la procedura in questione. Dal canto nostro, stiamo cercando di imprimere una decisa accelerata alle pratiche di competenza per poter giungere quanto prima all’avvio della Cigs”.

L’unità operativa di Trieste dell’Italcementi rientra nella situazione di grave difficoltà occupazionale del settore manifatturiero in Friuli Venezia Giulia, accertata in sede di Tavolo regionale di concertazione.

Ne consegue, quindi, l’applicabilità degli strumenti di politica attiva del lavoro previsti dal Piano di gestione di medesime situazioni, la cui efficacia è stata prorogata fini al 31 dicembre 2019.

L’accordo sarà stipulato sulla base di una norma nazionale che ha introdotto la possibilità di ricorrere all’integrazione salariale straordinaria fino a un massimo di 12 mesi complessivi e previo accordo stipulato al ministero del Lavoro.

I destinatari del provvedimento sono quei lavoratori dipendenti di aziende che abbiano cessato o stiano cessando l’attività produttiva e nelle quali sussistano concrete prospettive di cessione di attività con conseguente riassorbimento occupazionale.

Inoltre, la norma è applicabile anche laddove sia possibile realizzare interventi di reindustrializzazione del sito produttivo o, in alternativa, attraverso specifici percorsi di politica attiva del lavoro posti in essere dalla Regione interessata.

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