Dismissione dello stabilimento Wartsila, l’azienda rifiuta tutte le proposte di mediazione

Roma – Al tavolo di concertazione al Minisero delle Imprese e del Made in Italy riguardante la dismissione dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra (Ts) svoltosi ad oltranza il 9 gennaio, la Wartsila ha rigettato il possibile accordo sulla proroga degli ammortizzatori sociali.

Presenti al tavolo, oltre agli incaricati del Ministero e i rappresentanti dell’azienda, gli esponenti sindacati Cgil Fiom, Fim Cisl, Uilm e Usb e gli assessori della Regione Fvg Alessia Rosolen (lavoro) e, da remoto, Sergio Emidio Bini (attività produttive).

L’azienda non ha accettato la mediazione proposta dalle istituzioni su cui si era trovata la convergenza di tutte le altre parti.

A questo puntol’ipotesi che circola è che Wartsila decida di aprire la procedura prevista dalla legge 234, che si concluderebbe con il licenziamento di 300 persone circa tra otto mesi. Intanto, a questi dipendenti l’impresa dovrà versare gli stipendi integralmente.

Sconcerto della Regione

“Pentiti di aver dato credito ad una azienda che, fin da subito, si è mossa in modo scomposto, ed amareggiata perché non più di 10 giorni fa sono stati chiesti ulteriori fondi al Ministero, ben sapendo che oggi però non si sarebbe raggiunto l’accordo. La mancata firma è quindi un atto scellerato”.

Così si è espressa l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen al termine della riunione tenutasi oggi a Roma nella sede del ministero delle Imprese e del made in Italy durante la quale si è cercato con l’azienda finlandese di trovare un accordo sui contratti di solidarietà per i 300 lavoratori della Wartsila. De remoto l’incontro è stato seguito anche dall’assessore regionale alle Attività produttive Sergio Emidio Bini.

A conclusione della serata, Rosolen si dice “basita” “alla luce del credito dato in questo anno e mezzo a Wartisla, azienda che all’inizio della procedura, ha mentito al Ministro. Nonostante quella “brutta partenza” e dopo le sentenze dei giudici, e nonostante questo agire scomposto, abbiamo sempre cercato un dialogo”.

“Sono amareggiata – ha aggiunto ancora l’assessore regionale – perchè tutto l’ultimo mese è stato un susseguirsi di passaggi surreali. Non va dimenticato che il 28 dicembre, non più di 10 giorni fa, Wartsila ha chiesto ulteriori fondi al Ministero. L’azienda ha ricevuto uno schiaffo di fronte alla procedura errata aperta il 14 luglio 2022 e adesso pensa che, con basi culturali e sociali ben distanti dal sentire italiano, può apire serenamente una procedura così grave, perpetrando una fase conflittuale che tutti abbiamo cercato di mettere da parte in tutto questo tempo”.

“Come Regione – ha proseguito Rosolen – faremo tutto ciò che sarà nelle nostre possibilità per contrastare la scelta di Wartsila. Con questa farsa, che ha assunto i torni di una sceneggiata, l’azienda si è assunta una responsabilità gravissima. Inizieremo ora le interlocuzioni con il Governo per un eventuale intervento sulla legge 234. Ci troviamo infatti ora di fronte ad una fase che non merita alcuno sconto”

“Da adesso – ha concluso Alessia Rosolen – Wartsila ha comunque l’onere della reindustrializzazione nonché di rispettare tutte le leggi e i termini della procedura. La Regione non lascerà da soli i lavoratori di questa azienda perché ribadisce, come ha fatto sin dal primo giorno, che Wartsila è una filiera importante per un territorio, sia per i lavoratori diretti che per l’ indotto ma anche per filiera nazionale. Quindi tutte le prerogative saranno perseguite con tutte le azioni che possiamo mettere in campo”.

“L’azione irresponsabile con cui Wartsila ha deciso in maniera unilaterale di non siglare l’accordo dopo lunghe trattative – ha detto dal canto suo l’assessore regionale alle Attività produttive Sergio Emidio Bini -, sorprende e lascia sgomenti. Nonostante l’intenso lavoro di mediazione e confronto portato avanti da Governo, Regione e Confindustria Alto Adriatico, Wartsila ha preferito non addivenire ad una soluzione di buonsenso, che avrebbe rappresentato un risultato atteso ed importante per tutto il comparto manifatturiero regionale. Si tratta di una decisione difficilmente comprensibile, che compromette i rapporti e rende più incerto il percorso per la reindustrializzazione del sito, al quale Wartsila non dovrà sottrarsi e per il quale la Regione continuerà ad impegnarsi, ritenendo quello di Bagnoli un sito di importanza strategica nazionale”.

La reazione dei sindacati

Per Antonio Rodà (Uilm) la multinazionale finlandese “non ha accettato la mediazione su un testo di possibile accordo, durata tutto il giorno. Non sono state fornite motivazioni di dettaglio. Fatto gravissimo. Per quanto ci riguarda questa presa di posizione mette in discussione tutto l’insediamento industriale di Wartsila”.

Il deputato Walter Rizzetto

“Gravissima la decisione di Wartsila di non firmare l’accordo sui contratti di solidarietà per 300 lavoratori, a cui va tutta la mia solidarietà e vicinanza – ha commentato il Presidente della Commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto (FdI) – In questi mesi il Mimit, la Regione Friuli Venezia Giulia, i vari enti istituzionali hanno lavorato in modo proficuo per trovare una soluzione, attraverso un piano di reindustrializzazione credibile, per la filiale di Bagnoli della Rosandra, in provincia di Trieste. La posizione assunta dell’azienda nell’incontro che si è tenuto ieri al Ministero delle Imprese e del Made in Italy è davvero assurda. Questo Governo e questa maggioranza non lasceranno soli i lavoratori Wartsila, azienda fondamentale per il territorio regionale e per tutta la filiera nazionale”.

La deputata Debora Serracchiani

“Purtroppo le avvisaglie di una volontà distruttiva di Wartsila si erano cominciate a percepire, e la rottura è una conseguenza che non può sorprendere oltre un certo limite. Si esprima amarezza e condanna ma ora non ci si fermi qui. Almeno ora che la situazione è drammatica serve finalmente che i lavoratori ottengano l’attenzione diretta, personale e attiva del ministro Urso, che deve prendere in mano il dossier di Bagnoli senza delegare. Lo stesso vale per il presidente della Regione. Siamo all’emergenza ma il tavolo deve andare avanti con le società partecipate dallo Stato, con o senza Wartsila, perché quello della multinazionale non è reshoring ma un attacco alla produzione e all’occupazione nazionale”. Così la deputata Debora Serracchiani (Pd).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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