Giornata di prevenzione dello speco alimentare: 10 miliardi di euro l’anno nella spazzatura

FVG – Ricorre oggi 5 febbraio la IX Giornata nazionale di prevenzione dello speco alimentare.

In tale occasione l’Osservatorio Waste Watcher International, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna su monitoraggio Ipsos, ha presentato il report 2021.

Rispetto al 2020, il dato sullo spreco si presenta in aumento. Con il lockdown della primavera 2020 e i lunghi mesi invernali di distanziamento, si era creato un rapporto virtuoso con il cibo, che ora rischiamo di perdere nuovamente di vista.

I luoghi dello spreco: in casa, nei campi, nella distribuzione e nell’industria alimentare

I nuovi dati dicono che gettiamo in media 595,3 grammi di cibo pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui: circa il 15% in più del 2021 (529 grammi settimanali).

Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci rende probabilmente meno attenti nella gestione e fruizione del cibo, un dato che si accentua a sud (+ 18% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 12% rispetto alla media italiana).

Vale complessivamente 7,37 miliardi lo spreco del cibo nelle nostre case: una cifra vertiginosa, ovvero il doppio di quanto ha stanziato il Governo per sostenere il contrasto al caro energia, e corrisponde allo sperpero annuale di 1.866.000 tonnellate di cibo, solo nelle nostre case.

Se includiamo anche lo spreco alimentare di filiera produzione, distribuzione e commercio – che pesa 5.164.928 tonnellate, arriviamo a uno spreco nazionale di cibo del valore di 10.444.931.606 euro, quasi 10 miliardi e mezzo, il valore dell’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane.

Frutta fresca e cipolle gli alimenti più sprecati

Nella “hit” degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%).

Le motivazioni

Cosa ne pensano i consumatori

Intervistati sulle conseguenze dello spreco alimentare, i consumatori italiani indicano anzitutto lo spreco di denaro, vissuto come aspetto più grave da oltre 8 italiani su 10 (83%). La gestione oculata del cibo va quindi di pari passo con quella del bilancio familiare, ma si riflette anche sull’effetto diseducativo per i giovani (indicato dall’83% dei partecipanti all’indagine), sull’immoralità intrinseca dello spreco alimentare (80%) e delle risorse (78%) e sull’inquinamento ambientale (76%).

Perché sprechiamo nelle nostre case? Un italiano su 2 (47%) ammette di scordare spesso il cibo acquistato, il 46% sostiene che il cibo era reduce dal frigorifero dei negozi e a casa è deperito in fretta. Un italiano su 3 (30%) confessa di calcolare male le quantità di cibo che servono in casa, ma anche (33%) di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo a casa, quindi di esagerare negli acquisti. I dati Waste Watcher dimostrano quindi che ci sono ampi margini di miglioramento nelle fasi di acquisto e gestione del cibo, nell’ottica di prevenire lo sperpero domestico degli alimenti.

Per contrastare il fenomeno le famiglie italiane chiedono: innanzitutto di potenziare l’educazione alimentare, a partire dai banchi di scuola.

Una richiesta che da anni è al top dei provvedimenti invocati dagli italiani, anche nel 2022 ben 9 su 10 (89%) ritengono che questa misura sia la più utile per arginare lo spreco del cibo. Ulteriori misure di sensibilizzazione 4 italiani su 5 (83%) chiedono di migliorare le indicazioni sulle etichette, il 72% prospetta confezioni più piccole, e cresce la percentuale di chi immagina di applicare tassazioni sulla base di una sorta di sprecometro: un’ipotesi che raccoglie il 54% del consenso.

A livello di acquisto, le strategie messe in atto per la prevenzione dello spreco vedono in testa la programmazione di spese più frequenti per alimenti freschi, una modalità che adottano 4 italiani su 6 (41%), mentre il 36% sceglie di organizzare la distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza e un italiano su 3 (34%) si presenta al supermercato con la lista della spesa. Infine, in chiave di consumo l’86% degli italiani previene lo spreco partendo dal cibo più deperibile, e valutando le quantità prima di cucinare. E l’85% testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.

L’Italia resta la nazione più virtuosa tra i Paesi del G8

“La tendenza a una diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60-70% sulla filiera campo-tavola, ha interrotto sensibilmente il suo slancio positivo con il ritorno alla vita sociale, sia pure in distanziamento e nella delicata convivenza con il virus – spiega l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare. – Una battuta di arresto che si spiega in parte per la ripresa del consumo extra-domestico, pur con tutte le limitazioni del caso e in parte per la difficoltà generale delle condizioni di vita dell’ultimo anno e il disorientamento generato da una pandemia che stenta ad allentarsi”.

“L’Italia resta comunque la nazione più virtuosa nel “G8” dello spreco, che vede  i russi a quota 672 grammi settimanali, gli spagnoli a 836 grammi e quindi i cittadini inglesi con 949 grammi, i tedeschi con 1081 g., i canadesi con 1144 g, sono i cinesi con 1153 grammi e in fondo i cittadini statunitensi che ‘auto-denunciano’ lo spreco di 1453 grammi di cibo settimanali. Tuttavia guardando anche alla tipologia dei prodotti che sprechiamo – frutta, verdura, pane… – è evidente che dobbiamo fare ancora molta strada per ridurre lo spreco e migliorare la nostra dieta alimentare”.

“La via maestra resta dunque quella di una svolta culturale che sostenga l’adozione e la replica delle buone pratiche nel nostro quotidiano, dall’acquisto del cibo alla sua gestione e fruizione. Per questo rilanciamo la proposta di mettere al centro dei programmi di educazione civica, nelle scuole, i temi dell’educazione alimentare e ambientale”.

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