Il 20 maggio è la Giornata mondiale delle api. In FVG sono oltre 1200 gli apicoltori

FVG – Il 20 maggio è la Giornata mondiale delle api: è stata istituita nel 2017 dalle Nazioni Unite per sensibilizzare la popolazione sull’importanza di questi insetti, ora sotto minaccia di estinzione

Forse non tutti sanno che quasi il 90% delle piante selvatiche che fioriscono e oltre il 75% delle principali colture agrarie esistenti necessitano dell’impollinazione animale per produzione, resa e qualità dei prodotti.

Il volume di raccolti delle colture dipendenti dagli impollinatori è triplicato negli ultimi 50 anni. Le colture agrarie interessate includono frutta e verdura essenziali per la dieta e l’alimentazione umana.

La produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione animale rappresenta un valore economico stimato tra 235 e 577 miliardi di dollari.

Il declino dell’ape domestica e degli altri insetti impollinatori sta mettendo a rischio la sicurezza alimentare e l’integrità biologica del Pianeta e, dunque, richiede di essere affrontato con urgenza nei programmi di tutela della natura e delle politiche di settore.

Tra gli impollinatori, le specie del genere Apis sono le più numerose, con 20.000 specie presenti in tutto il mondo.

Tra tutte, la più conosciuta è l’ape domestica, nome scientifico Apis mellifera, conosciuta nel mondo come ape italica.

Il valore di questa specie, originaria dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa, nelle stesse aree che hanno visto sorgere le civiltà antiche, è legato oltre che al servizio d’impollinazione anche alla produzione di miele, cera, propoli e pappa reale.

Per dare un’idea dell’importanza socioeconomica della produzione di miele, è utile ricordare che in tutta l’Unione Europea ci sono almeno 600.000 apicoltori, che gestiscono 17 milioni di alveari e producono circa 250.000 tonnellate di miele l’anno.

In FVG sono presenti oltre 1.200 apicoltori che nel 2017 hanno denunciato il possesso complessivo di 27.844 alveari dislocati in circa 1.900 apiari distribuiti su tutto il territorio regionale, negli ambiti rurali, anche se non mancano realtà apistiche in aree suburbane.

La produzione principale è quella del miele che oscilla tra le 470 e le 1.100 tonnellate/anno, compatibilmente con l’andamento climatico della stagione produttiva e l’incidenza delle malattie infettive ed infestive delle api; seguono le produzioni di cera e in misura minore di polline e propoli.

Negli ultimi anni in regione sono state segnalate morie di api anomale e spopolamenti di alveari in forma diffusa, il che ha indotto la Regione FVG a finanziare dal 2014 i Consorzi apistici provinciali per iniziative di tutela della sanità delle api, per attività di assistenza tecnica agli apicoltori e per azioni di contrasto dello spopolamento del patrimonio apistico.

Ad oggi non è stata identificata un’unica causa per tale declino, ma sono stati individuati diversi possibili fattori con una negativa incidenza sulla salute e sulla sopravvivenza delle colonie allevate di api da miele.

I fattori di rischio sono il degrado e la frammentazione degli habitat, gli effetti dell’agricoltura intensiva, la morte per fame delle api per via della ridotta disponibilità o qualità delle risorse alimentari, gli attacchi di agenti patogeni (virus, batteri e funghi) e parassiti (principalmente insetti e acari), tra cui specie invasive come l’acaro varroa, il calabrone asiatico e il piccolo scarabeo dell’alveare.

A questi si aggiungono l’esposizione ai pesticidi usati in agricoltura per la difesa delle colture agrarie, della vegetazione urbana e ornamentale e i prodotti chimici utilizzati negli alveari per combattere i parassiti e i patogeni delle colonie.

E in tutto questo non vanno sottovalutati i cambiamenti climatici, i cambiamenti culturali e commerciali e le scelte di consumo.

(Foto d’archivio di Stefano Savini)

 

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