Il’ 68 in Friuli Venezia Giulia una mostra lo racconta al Magazzino delle Idee

Trieste – Il 25 febbraio del 1968, ancora prima che scoppiasse il maggio francese, a Trieste fu occupata la facoltà di Lettere. Fu il primo vagito del neonato movimento studentesco, che in Friuli Venezia Giulia si sviluppò in quegli anni con alcune caratteristiche peculiari. Per raccontarle in occasione del cinquantenario del movimento sessantottino sbarca a Trieste, al Magazzino delle Idee, la mostra “Prendiamo la parola”.

L’esposizione, è stata pensata per ricordare il ’68 non solo attraverso gli accadimenti storici, ma soprattutto per mezzo delle testimonianze di chi visse in prima persona quel periodo. Gli studenti delle scuole superiori e dell’Università di Trieste, che in un momento di difficile trasformazione del mondo si misero in gioco per affrontare i loro problemi e quelli della società in cui vivevano. Grazie a migliaia di persone come loro, che presero la parola, parteciparono e lottarono per il cambiamento, si costituì il Movimento studentesco nel nostro territorio.

A Trieste, nella sua Università, il movimento assunse delle caratteristiche assolutamente peculiari: per la prima volta, 50 anni fa, triestini, friulani, sloveni, greci si trovarono assieme a condividere le stesse esperienze e a discutere di temi importanti quanto pratici: la mensa, il presalario, le politiche della casa per i fuori sede, i programmi di studio. Il tutto avvenne in un confronto vivace, a volte vigoroso, senza però episodi di intolleranza. Ci fu il desiderio di partecipare, di garantire il diritto allo studio, di essere coautori della propria formazione, di poter vivere in una società meno rigida e aperta alla giustizia sociale. “Prendere la parola” fu il primo passo.

L’esposizione propone foto, pagine di giornale, riviste, volantini, manifesti, musiche e testi di canzoni, insieme a documenti di raro interesse storico, come le lettere che si scambiarono il presidente dell’Assemblea generale degli studenti dell’Università di Trieste, Aldo Colleoni, e il rettore. Ad accogliere lo spettatore all’inizio della mostra sono alcuni materiali che ricordano il carattere globale del ’68, con riferimenti al Vietnam, al maggio francese e alle altre occupazioni negli atenei italiani. Più corposa invece la parte dedicata ai documenti relativi all’esperienza locale, che si sviluppa anche su alcuni temi specifici, dal disagio psicologico alla condizione femminile. Una rarità presentata in mostra sono i manifesti d’epoca provenienti dalla prestigiosa Collezione Bardellotto di Venezia: dalla matrice del celebre poster che ritrae il Che dopo la sua morte agli storici manifesti in ricordo di Angela Davis, delle Black Panthers e delle contestazioni contro Nixon e la guerra del Vietnam. All’interno della mostra c’è anche un’installazione multimediale che attraverso dieci monitor disposti a cerchio ripropone una sorta di “assemblea”, dando voce a dieci protagonisti dell’epoca, che si ritrovano a discutere del passato e delle prospettive del presente, in un prezioso esercizio di democrazia.

La mostra rimarrà aperta a ingresso libero fino al 17 giugno – da martedì a domenica 10–13 e 16–19.30.

L’Associazione “Quelli del ’68” ha raccolto foto, documenti, interventi audio e video, per restituire il clima e il senso di quell’esperienza di 50 anni fa. I materiali sono stati riuniti in questa mostra, che si avvale della co-organizzazione dell’Ente Regionale Patrimonio Culturale ed è realizzata in collaborazione con l’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea del Friuli Venezia Giulia e l’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione.

Nel mese d’apertura dell’esposizione saranno proposti anche alcuni eventi collaterali, che esploreranno il ’68 attraverso la saggistica, il cinema, la musica. Parte del materiale in mostra è raccolto nel sito web www.quellidel68.it.

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