Il lockdown di Natale a Trieste: nella città deserta solo le luci delle feste. Tutte le foto

Trieste – Arrivo alla stazione di Trieste e parcheggio la macchina alla “buona”, tanto c’è spazio da vendere, devo far presto perché il sole è già tramontato e ho poco tempo per sfruttare il crepuscolo.

Da subito il vuoto della strada mi dà l’idea della morte del “natale economico”, girano solo taxi e bus, tra l’altro praticamente vuoti; qualche pattuglia che non si ferma a controllare se posso “girare”, il solito cane accompagnato e anche, probabilmente, i “furbetti”, quelli che la fanno in barba al DPCM.

Mi sposto sulle rive vicino al classico molo Audace, dove c’è qualche persona, il tramonto è limpido grazie alla bora che si aggira libera fra le vie cittadine, ma non è colpa sua se non c’è nessuno in giro (a Trieste appena la bora arriva, si fa festa e si esce!).

La musica esce dagli altoparlanti sgusciando fra i pini addobbati della piazza Unità, ma è cosa di poche persone che sono lì a sentirla, stessa cosa in piazza della Borsa, mi colpisce la statua intenta alla lettura coi libri che non “soffrono” le folate del classico vento triestino, mentre Nettuno osserva gli auguri in diverse lingue proiettati sul muro del palazzo della Borsa

Risalgo in macchina e arrivo in piazza Goldoni, anche lì, solo portapizze, qualche pedone con cane e qualche macchina, aperto solo il McDonald per asporto.

Adesso è sera piena, solo le luci natalizie e della strada danno un lieve conforto nel camminare. Arrivo in viale XX settembre e trovo un senza tetto che si è messo fra le porte automatiche per evitare il freddo della notte e un tabacchino che ha fila per le sigarette, qualche macchina in più perché via Carducci è la vena del traffico centrale, le vetrate dei negozi, mostrano i prodotti illuminati, ma invenduti, corrono all’impazzata le foglie che vengono alzate ad ogni refolo di bora, ancora qualcuno che passa la strada, tagliando dove nella normalità sarebbe un suicidio.

Quest’anno, il Natale è diverso, vuoto di contenuti economici ma forse più vivo nello spirito di chi sa che è la festa che ricorda la venuta al mondo del Dio fatto uomo. Al rientro, mi fermo ad Opicina per mangiarmi patatine fritte (per asporto), salsa rosa e 1\2 litro di acqua frizzante, prima di mettermi al pc.

La sensazione non è la stessa dei mesi di marzo-giugno 2020, quando il vuoto totale faceva sentire forte l’incubo del covid, nonostante tutto si avverte la speranza di giorni migliori e che sicuramente verranno….. Buone Feste 2020!

(Testo e foto di Stefano Savini)

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