Il Patto per la Scuola va rispettato. Manifestazione nazionale a Trieste. I docenti del Liceo Oberdan si schierano.

Trieste – Cgil, Cisl, Uil, Snals e Anief hanno dato vita – oggi – a una manifestazione unitaria in trenta città italiane per ricordare al governo in carica gli impegni presi con il “Patto per la Scuola al centro del Paese” sottoscritto il 20 maggio scorso a Palazzo Chigi.

Per il Friuli Venezia Giulia,  la manifestazione si è svolta a Trieste in Piazza Unità d’Italia dalle 11.30 alle 13.00 con gli interventi dei sindacati in elenco.

Il Patto per la Scuola – sostengono le cinque organizzazioni – riconosce l’impegno profuso da tutto il personale durante la pandemia. Ora questo riconoscimento va concretizzato e tradotto in misure e interventi che assicurino stabilità e continuità al lavoro e il regolare avvio dell’anno scolastico il primo settembre con l’ascolto del mondo della scuola”.

Non tutti e sei i sindacati rappresentativi hanno firmato il Patto: considerato “un documento ambiguo per quanto non esprime esplicitamente, la critica mossa al documento è che “I suoi riferimenti normativi sono il PNRR e il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico. Non vi è traccia, invece, di una visione storico-culturale, una concezione, un’idea di come e perché le future generazioni potranno concepire, valutare, rispettare, valorizzare l’immenso patrimonio culturale italiano.”

In ogni caso, il motivo della protesta riguarda anche il fatto che il governo Draghi, mentre firmava il Patto per la Scuola, delineava il decreto Sostegni bis senza interpellare le parti coinvolte. La richiesta dei sindacati è di modificare le misure presenti nel decreto.

Nello specifico: stabilizzare i precari e i direttori dei servizi generali e amministrativi. Superare i blocchi della mobilità del personale. Ampliare e rafforzare gli organici del personale docente, educativo ed Ata (Assistente tecnico e amministrativo) e conferma dell’organico Covid. Possibilità di partecipare a un nuovo concorso anche in caso di mancato superamento del precedente. Riduzione del numero massimo di alunni per classe, ovvero riduzione delle cosiddette classi pollaio.

A questo riguardo,  cinquantasette docenti del Liceo Scientifico Guglielmo Oberdan di Trieste hanno interpretato il disagio di questi ultimi due anni di pandemia e hanno stilato un appello inviato ai principali organi di stampa e che riportiamo qui di seguito.

 Oggetto: formazione classi anno scolastico 2021/22

Queste ultime settimane dell’anno scolastico, alla riapertura delle scuole al 70% dopo l’ultimo lock down, hanno reso ulteriormente evidenti a tutti gli operatori del mondo della scuola le carenze strutturali che ostacolano la piena sicurezza degli ambienti scolastici. Ne è una prova il fatto che docenti, studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici ATA sono stati sottoposti/e a continui provvedimenti di quarantena, obbligatoria o fiduciaria. La comunità scientifica avverte poi che il prossimo anno scolastico sarà caratterizzato dagli stessi problemi sanitari di quello quasi concluso, posto che l’epidemia di Coronavirus non può assolutamente dirsi superata.

Ciò premesso, noi docenti e operatori /operatrici ATA firmatari della presente, chiediamo che tutte le Istituzioni e gli Enti interessati si adoperino, per quanto di loro competenza, al fine di garantire la ripresa e lo svolgimento dell’anno scolastico all’insegna della massima sicurezza possibile. Tra i vari problemi da risolvere, riteniamo che sia di prioritaria importanza modificare i criteri di formazione delle classi. È infatti impensabile che, in tempi di pandemia, vengano mantenuti i criteri passati, che prevedevano fino a 30 alunni/e per classe. Le così dette “classi pollaio” favoriscono inevitabilmente il contagio, anche perché è difficile disporre di ambienti tanto ampi da permettere il necessario distanziamento e la dovuta areazione.

Un ulteriore motivo, di ordine didattico, ci spinge a domandare una riduzione del numero di alunni/e per classe. Due anni scolastici all’insegna di interruzioni più o meno lunghe della didattica in presenza hanno comportato conseguenze a livello psicologico per tutta la popolazione scolastica, hanno avuto ripercussioni a livello pedagogico e modificato modalità didattiche e di svolgimento delle lezioni e del programma. Tutto ciò ha accresciuto il divario tra la componente più attiva e più fortunata delle classi, e quella più debole o svantaggiata. Pertanto è necessario abbassare il numero di alunni/e per classe, per consentire ai/alle docenti di sostenere e seguire meglio i propri alunni e le proprie alunne.

Consapevoli della difficoltà di intervenire su classi già formate, pensiamo che tale obiettivo sia invece facilmente realizzabile nella creazione delle classi prime, per le quali chiediamo all’Ufficio Scolastico Regionale nuovi criteri di formazione, o deroghe specifiche a quelli vigenti.

Roberto Calogiuri

[In apertura un momento della manifestazione]

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