Shakespeare a Miramar

Ultime serate di teatro nella romantica cornice di Miramar a Trieste o come la dicitura italiana vuole a Miramare. Il castello da favola di Massimiliano e Carlotta edificato con quel sublime decadente gusto del rivisitare il Medioevo secondo lo sguardo romantico ottocentesco, si è aperto all’arte, alla meraviglia. Si dirà, lo stupore per il luogo (o come si dice oggi che l’italiano sembra demodé, la location), il panorama mozzafiato sul golfo giuliano al tramonto, dovrebbe essere sufficiente, eppure c’è un valore che solo l’ingegno artistico riesce ad aggiungere.

Shakespeare è un autore di quelli che forse più di altri è riuscito a fissare nei suoi testi la trama dei sentimenti umani. Uscendo dagli stereotipi della retorica, il drammaturgo inglese riuscì a dar vita a personaggi immortali che ancora oggi ci parlano, ci scuotono, ci ammaliano con le loro emozioni.

Il progetto del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, ideato da Paolo Valerio, ha messo in circolo le parole del poeta elisabettiano  con la musica, il gesto e gli spaccati del castello e del parco di Miramare: “Shakespeare in the park”.

Il pubblico è accolto da paggi e damigelle che lo dirigono con intrigante cortesia in piccoli gruppi attraverso angoli di rara bellezza del grande giardino e fra stanze e terrazzi dell’evocativo castello. In effetti, già il sentire suonare il violino e l’arpa che accolgono gli spettatori mentre il sole cala all’orizzonte infuocando le onde del mare alle spalle delle due musiciste basterebbe, ma poi Ofelia distrutta dal suo dolore ti rapisce e ti lasca sgomento a causa dell’abisso di quella follia.

Vorresti poterla aiutare, eppure ti ritrovi già a ridere, dimentico dei quel dolore, distratto dalle chiacchiere dolci-amare delle allegre comari di Windsor. Ripigli allegrezza e ti coinvolge l’affabulazione del paggio che ti accompagna, quando di nuovo il violino stride melanconico fra i versi declamati di alcuni sonetti che d’amore e del tempo annunciano la signoria. I sonetti di Shakespeare, la musica, il belvedere della gloriette a picco su Grignano illuminato dalle ultime luci violacee del tramonto sono una mistura di incomparabile bellezza.

Vino e Friuli sono un tutt’uno. La cultura della nostra regione è anche questo e il servo di casa Macbeth lo sa. Più che una guardia del castello scozzese è un divertente avventore di un osteria del Collio e lo spirito messo in difficoltà poc’anzi dalla profondità dei versi poetici, ora si stempera in risate e divertimento. Una danzatrice leggera fra la ghiaia dei sentieri del parco appare di tanto in tanto e svanisce, come spiritelli e fate di un teatro evanescente che solo Prospero potrebbe evocare o un corteo al seguito di Oberon e Titania.

Otello, Iago, Desdemona sono protagonisti di un dramma che ti riporta alla realtà e solo la lente di un moderno criminologo lo può esaminare con cura. Ed ecco, sotto il balcone del castello che guarda gli scogli colpiti dalla risacca, il giovane Romeo. A lui Giulietta affacciata dall’alto di quel balcone a strapiombo chiede di rinnegare il nome e, subito, l’amore che il castello sembrava aver maledetto con le sue antiche leggende, si riaccende in una delle pagine romantiche più note di ogni tempo.

Un percorso emozionante, un itinerario coinvolgente. Non resta che l’augurio che un progetto simile possa essere ripetuto, che anche i turisti possano un domani godere di Miramar e dell’arte del teatro che in ogni sera d’estate dovrebbe spalancarne i cancelli.

Foto G.Crozzoli

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