Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, incontro per non dimenticare nel 27° anniversario

Trieste – La memoria non è una liturgia ripetitiva e consunta, la memoria è responsabilità: per questo, a 27 anni di distanza dall’assassinio a Mogadiscio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Articolo 21, l’Assostampa Fvg, l’Ordine regionale dei Giornalisti e l’Unione Cattolica Stampa Italiana, assieme alla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, hanno voluto ricordare i due colleghi al giardino che Trieste ha dedicato a Miran sul lungomare di Barcola.

Perché — come ha affermato Fabiana Martini, portavoce di Articolo 21 Fvg, “più il tempo passa e più è necessario e doveroso ricordare, impegnarsi nella ricerca della verità e fare luce sulle inchieste a cui lavoravano Ilaria e Miran, perché nel buio la democrazia e i diritti umani muoiono”.

Una verità che ancora manca, “su questa vicenda come su tante altre vicende italiane, che rappresentano altrettanti buchi neri, che non devono rimanere tali — ha detto Carlo Muscatello, presidente di Assostampa Fvg —. Per questo, di fronte alla possibile archiviazione dell’omicidio Alpi Hrovatin, la nostra parola d’ordine è ancora una volta #NoiNonArchiviamo”.

Nella convinzione che anche grazie alle inchieste giornalistiche si possano trovare elementi per arrivare alla verità su movente, esecutori e mandanti, come ribadito in piazza Ilaria Alpi a Latina da Giulio Vasaturo, l’avvocato che rappresenta gli organismi di categoria quali parte offese nel procedimento penale.

Del resto «fare inchieste giornalistiche a rischio della propria vita è da sempre un impegno non solo professionale ma civile» come ha ricordato Cristiano Degano, presidente dell’Ordine dei Giornalisti Fvg, e come sta scritto anche nella targa che l’Assostampa Fvg ha dedicato a Miran e ai colleghi Marco Luchetta, Saša Ota e Dario D’Angelo uccisi a Mostar meno di due mesi prima e che si trova in Corso Italia 13, all’ingresso della casa dei giornalisti triestini.

Una professione che si può interpretare in vari modi, perché si può essere “giornalisti giornalisti” o “giornalisti impiegati”, per dirla con Giancarlo Siani: quello di Miran e Ilaria era un giornalismo «fatto a suon di scarpe consumate» ha detto Luisa Pozzar, presidente di Ucsi Fvg, «valore in cui ci riconosciamo come Ucsi e al quale ci ha recentemente richiamato papa Francesco».

Ma questo tipo di giornalismo — ha proseguito Pozzar — «spesso ha un prezzo troppo alto da pagare: Miran è andato per il mondo a vedere e documentare la realtà con i suoi occhi e la sua telecamera e dopo 27 anni ancora non sappiamo cos’ha visto e perché lui e Ilaria sono stati uccisi. Per questo è quanto mai importante ricordarne l’impegno e i valori.»

Impegno che è stato raccolto dalla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, presente con la sua presidente Daniela Luchetta, in rappresentanza di una realtà che porta avanti questi valori e incarna la solidarietà e che in questi anni ha accolto più di 800 bambini e bambine con le loro famiglie e pochi giorni fa ha aperto le porte a Amir, gravemente malato, e Reziah provenienti dal campo di Lesbo.

Un esempio di come un’informazione degna di questo nome, in questo caso del “giornalista giornalista” Nico Piro, Premio Luchetta 2009, possa davvero fare luce sui diritti negati e seminare e far crescere la speranza anche e soprattutto per chi non ha voce.

Oggi pomeriggio alle 15 Articolo 21 promuove un incontro dedicato a Ilaria e Miran: è possibile seguirlo al link https://zoom.us/webinar/register/WN_L-jdq05gQJaEzgXTKcflMA

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