Io, tu, noi, gli altri…

Trieste – Nello scenario molto problematico di società minacciate dalla quasi sparizione persino dell’idea di una possibile comunità, in nome di interessi meschini, di avidità di denaro, di chiusure mentali e di tanto narcisismo, è parso quanto mai opportuno il commento ospitato dal Piccolo di domenica 3 agosto intitolato “Reimpariamo a vivere in comunità” a firma di Fulvio Ervas. Del resto è l’unica risposta possibile allo sfaldamento relazionale in corso, veicolato da una moda di egocentrismo incontrollato. Da tempo, invece, per fortuna fioriscono nuove esperienze di rigenerazione comunitaria, locali o nazionali, che meritano davvero di essere conosciute.

Si è formata ad esempio di recente in Italia una rete chiamata Patti Digitali di Comunità per affrontare su vasta scala il nuovo tema della dipendenza dai social, che imperversano ma che richiedono non tanto e non solo indignazioni, quanto azioni positive comunitarie, molto allargate ai vari settori socio-educativi: scuola, presidi sanitari, educazione familiare in rete, farmacie in rete, parrocchie in rete, luoghi dello sport e della cultura in rete. L’obiettivo è un’educazione delle comunità all’uso della tecnologia, perché la sfida per un uso più sano del digitale si vince solo insieme.

Nel nostro sistema del volontariato locale, già noto, si è aperto un altro spazio sanitario, dove confluiscono decine di medici che, gratuitamente e volontariamente, curano migranti arrivati da noi, disorientati e malati, ma anche persone del posto in gravi difficoltà. Sono riuniti nell’associazione Donk Humanitarian Medicine. Un’esperienza nuova e rinfrancante, che si aggiunge ai già numerosi volontari a vario titolo attivi da tempo nella nostra città.

L’associazione cittadina Le Buone Pratiche, inoltre, sta portando avanti un progetto innovativo di legami intergenerazionali in collaborazione con una scuola pubblica superiore, in cui anziani e studenti adolescenti si trovano, si parlano, si conoscono, si affezionano, rompendo il confine tra le generazioni, particolarmente impenetrabile a Trieste.

Nel quadro rissoso e quasi mai collaborativo della politica, si sono aperte alcune finestre impreviste e davvero diverse dalle solite diatribe. Negli ultimi mesi stanno passando, o sono già passate, all’unanimità nel nostro Parlamento tre proposte di legge: quella relativa all’assegnazione di un medico curante anche ai senza fissa dimora non residenti, iniziativa partita 15 anni fa grazie agli Avvocati di strada, associazione nazionale che si fa carico di persone molto indigenti e poi approdata in Parlamento; una proposta di legge, avanzata dalle opposizioni e accolta anche dalla maggioranza governativa, che amplia di molto le tutele lavorative e gli spazi di cura dei lavoratori e delle lavoratrici oncologici; infine, il disegno di legge partito dalla maggioranza e anch’esso votato all’unanimità, riguardante le nuove norme sui femminicidi.

Sprazzi di luce nel buio attuale, certo, che però denotano come esistano molte oasi di fraternità, spesso sconosciute, e che non tutti distruggono la comunità o si girano dall’altra parte. Perché si possono sempre battere altre strade. Un omaggio, inoltre, doveroso ai tanti che ci credono e vi si impegnano.

Silvano Magnelli

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