La giovane Natalie Sclippa racconta del libro “La Ruota”

Fvg – Si racconta a noi  Natalie Sclippa, giovane laureata all’Università di Trieste, entusiasta di tutto ciò che fa.  Ora alle prese con i suoi studi in Criminologia. Amante della scrittura e curiosa del mondo, si è messa alla prova e ha sperimentato un nuovo modo di essere allieva, lavorando su se stessa e sulle parole. Un lavoro che non le ha dato tregua emotiva ma che, come tutte le esperienze formative,  l’ha forgiata e le ha dato l’enorme opportunità di conoscere e riconoscersi. Come?  Prima seguendo nella pagina facebook un corso di “A scuola di scrittura ed editoria” di Cinzia Lacalamita, consulente editoriale e successivamente partecipando all’ultimo libro della stessa scrittrice triestina e di Igor Damilano, speaker radiofonico oltre che scrittore. Così ha preso forma “La Ruota”, edito da Corsiero Editore (18 euro).

Da dove è cominciato questo percorso?

Far parte di un percorso condiviso, che unisce e collega l’Italia, ha dato modo di avvicinare nella lontananza e l’isolamento che stavamo vivendo con la pandemia. Il progetto è nato durante il primo lockdown, quando mi sono resa conto di veder vacillare tutte le mie piccoli grandi certezze. Quasi per gioco, ho iniziato a commentare quelle tracce quotidiane. Seguita sempre dalla mia insegnante, ho partecipato al racconto vincitore del festival “Approdi”. Da lì, il grande salto. Mi è stato offerto un trampolino enorme, su cui saltare, per vedere il mondo da un’altra prospettiva: la stesura di un libro. Ho seguito, insieme ad altri dodici allievi, tutte le fasi. Lezioni intense, per comprendere i tempi editoriali e iniziare a pensare come squadra. Tutto questo non sarebbe stato possibile, senza un grande lavoro introspettivo in qualche modo “su di me”, è servito anche per smussare tanti angoli del mio carattere. Questo tempo di cambiamento è stato il modo per aprirmi al mondo e schiudere paure e ansie. Trovare l’equilibrio e ricercare la trasparenza, per sentirmi viva e poter donare quello che sentivo.

Durante questi mesi ti sei messa in discussione. Che riflessioni sono scaturite?

La domanda, che si ripete in modo costante durante il libro, è: “Chi sono?”. Spinoso, come quesito. Ho voluto rispondere. Non è stato facile, ma i veri chiarimenti – specialmente interiori- sono difficili. Vi dico solo che a pagina 101 lo scoprirete. Se il lavoro personale è fondamentale, il lavoro di squadra lo è di più. In questo periodo di incertezza, è stata un’ occasione, un’occasione che andava vissuta e colta, nel massimo delle proprie possibilità.  Ognuno ha dato il suo contributo prezioso.

Cosa significa, per te, essere ne “La Ruota”?

“La Ruota” mi ha fatto vivere l’adrenalina di essere, a poco più di vent’anni, nelle librerie. Significa prendersi la responsabilità di essere e non, solo, di apparire. Dare un contributo con dei contenuti. Dare speranza alle giovani generazioni, per imparare e dialogare con la diversità. Le lezioni, se seguite e interiorizzate, portano grandi frutti: costituiscono la linfa per aprirsi al mondo.

E per il futuro?

La strada è appena iniziata. Sto studiando e sperimentando nuove forme di narrazione. Il prossimo anno, farò parte, con un mio racconto, di un altro libro, sempre con Damilano e Lacalamita. Porterò un messaggio universale di risalita interiore, per riuscire a vedere uno spiraglio di luce, anche se si pensa di brancolare nelle tenebre. Credo che tutti i momenti di instabilità possano essere forieri di miglioramento. Una crescita umana e professionale.

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