Migranti della rotta balcanica, ancora polemiche. Il sindaco di Trieste: l’UE vuole colpire Meloni

Trieste – Sul tema caldo dei migranti che giungono a Trieste dalla rotta balcanica, rispetto al quale nei giorni scorsi erano stati resi noti gli ultimi dati da parte del Consorzio italiano di solidarietà, il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha rilasciato un’intervista all’edizione nazionale del Corriere della Sera.

Interpellato in proposito durante un evento cittadino, Dipiazza ha comunicato ai giornalisti di aver ricevuto una chiamata nella tarda serata di ieri (domenica 27 agosto, ndr) da parte del ministro dell’Interno Andrea Piantedosi, per sbloccare il trasferimento di 200 migranti da Trieste sugli oltre 500 in cerca di sistemazione.

Non c’è stata finora alcuna conferma ufficiale, ma nei prossimi giorni il commissario nazionale all’emergenza migranti, Valerio Valenti, dovrebbe incontrare in videoconferenza tutti i prefetti del Friuli Venezia Giulia, riguardo alla questione degli hotspot.

L’intervista di Dipiazza non ha mancato di suscitare interrogativi. In essa il primo cittadino accusa l’Unione europea di usare l’ingresso di migranti nel Paese per minare il governo della premier Giorgia Meloni, rispetto al quale ci sarebbe – a suo avviso – una “motivazione politica avversa a Meloni. La premier – prosegue il sindaco nell’intervista – in generale sta facendo bene, è in gamba, l’esecutivo anche, ed ecco che con i migranti si trova il modo di metterli in difficoltà, per colpire il Centrodestra, dimostrare che non è in grado di affrontare la questione, mandarlo a casa”.

Il mandante di quest’operazione sarebbe “l’Unione europea. Paesi come Malta o Grecia respingono i migranti… La verità – sostiene Dipiazza – è che la premier Meloni dà fastidio”.

Anche il consigliere regionale di Forza Italia, Roberto Novelli, nei giorni scorsi aveva sostenuto in un suo comunicato che l’immigrazione irregolare non è un’emergenza che richiede soluzioni eccezionali, ma un fenomeno duraturo con cui il Paese, soprattutto il Friuli Venezia Giulia, ha convissuto a lungo.

Novelli sostiene che non basta l’accoglienza diffusa propugnata dalla sinistra, ma è necessario agire con decisione e realismo. Egli sottolinea l’importanza di potenziare le forze di polizia al confine nord orientale e di ascoltare le loro proposte per gestire meglio i migranti provenienti dalla rotta balcanica.

Anche Novelli critica l’Unione Europea e alcuni Paesi, come la Slovenia, per non rispettare i patti e non affrontare adeguatamente il problema dei flussi migratori. Egli afferma che i patti devono essere riscritti alla luce dei recenti dati, in cui si evidenzia un numero significativo di persone in arrivo attraverso la rotta balcanica. “Né l’Italia né la regione Friuli Venezia Giulia possono gestire da sole tutti i migranti provenienti dalla rotta balcanica” conclude Novelli.

Insorge l’opposizione

Così la replica di Serena Pellegrino (Alleanza Verdi e Sinistra): “Sono affermazioni degne della peggiore destra xenofoba che per anni ha accettato gli stranieri come lavoratori per garantirsi i propri privilegi purché siano invisibili, fuori dalle fabbriche, ora non vuole l’accoglienza diffusa ma i mega centri, e se Novelli li vuole recintati nelle vallate di montagna, il collega Mazzolini teme l’invasione, sembrano tutti affetti da sindrome Nimby, si faccia purché non nel mio giardino”.

E ancora il consigliere regionale Francesco Martines (Pd), in merito all’ipotesi di apertura di un centro per migranti a Jalmicco: “Apprendo dalla stampa che, già la prossima settimana, con buone probabilità si terrà un incontro tra il commissario nazionale all’immigrazione Valerio Valenti, i quattro prefetti della regione e l’Amministrazione regionale rappresentata dal presidente Massimiliano Fedriga e dell’assessore all’Immigrazione Pierpaolo Roberti, per assumere una decisione in merito all’apertura di un hotspot o di altra soluzione per far fronte all’inarrestabile ingresso di migranti dalla rotta balcanica”.

“È risaputa la posizione contraria, più che motivata, della comunità di Palmanova – commenta il dem – e dei 23 Comuni di competenza della locale Compagnia dei carabinieri, che hanno condiviso i problemi di sicurezza di un’area di 80 mila abitanti, già sofferente per la mancanza di forze dell’ordine sul territorio. Problemi reali posti anche dal sindacato nazionale dei militari dell’Arma.

A tal proposito, sindaci e capigruppo del Consiglio comunale di Palmanova, tramite l’interessamento del primo cittadino della città stellata Giuseppe Tellini, hanno richiesto un incontro urgente al presidente Fedriga, al commissario di Governo nonché ai prefetti di Trieste e di Udine per spiegare le concrete motivazioni a un deciso no all’hotspot”.

“Ragionevolmente – spiega Martines – ci deve essere un rapporto, un indice di saturazione e di sostenibilità fra abitanti, territorio e presenza di migranti nelle diverse comunità cittadine e mi sembra che il Ministero abbia già definito, in una recente circolare inviata ai prefetti, tenuti a rispettarla, le nuove regole per la loro distribuzione nelle regioni: una quota del 70% in base alla popolazione residente e il restante 30% in base alla superfice del territorio. Se questo criterio, che mi sembra ragionevole, vale per la distribuzione nelle regioni, perché non deve valere anche per la presenza dei migranti nelle diverse comunità cittadine?”.

“Quando il Commissario Valenti chiede un piano B – prosegue il consigliere di Opposizione – spero si riferisca alla possibilità di convincere Fedriga e la sua Giunta a superare l’ideologica posizione secondo cui l’accoglienza diffusa ha fallito. Ci sono molte contraddizioni nel centro destra e il presidente dovrà venire a Jalmicco a spiegarle nella sciagurata ipotesi che l’ex Caserma Vinicio Lago venga scelta. Ad ora, purtroppo, nomi di altre località non sono mai emersi. Mi chiedo su quali dati Fedriga reputa fallita l’accoglienza diffusa. Inoltre gli stessi politici che si oppongono nettamente ai migranti che arrivano dalla rotta balcanica, sono d’accordo e hanno condiviso questa opzione per gli abitanti dell’Ucraina che scappano dalla guerra. Dipende dal colore della pelle?”.

“Quando e se Fedriga verrà a Jalmicco – sottolinea il dem – gli chiederemo se, nella scelta del sito per un hotspot, vale solo il criterio di scegliere un comune governato da forze di centrosinistra. Il presidente afferma di non sapere quale sia il sito scelto, ma quando si tratta di parlare del modello di accoglienza diffusa in regione, pone il veto. A tutti noi non è chiaro se abbia o meno un ruolo e una responsabilità sull’argomento immigrazione sul territorio della regione che amministra”.

“È difficile, se non impossibile, trovare il consenso di un piccolo comune – conclude Martines – ad ospitare 500/700 migranti, come ritengo una cosa disumana rinchiudere queste persone in una caserma, come suggerisce qualcuno della maggioranza, isolata in montagna dove nessuno li veda. È più ragionevole e responsabile avviare un percorso condiviso con i comuni e con l’Anci regionale, coinvolgendo anche le diverse arcidiocesi della regione, che hanno strutture in alcuni casi inutilizzate, per calibrare una presenza diffusa sul territorio, creando così nel tempo una cultura dell’accoglienza”.

“Come al solito: è Dipiazza-show ma con le soluzioni siamo a zero. – così la segretaria provinciale del Pd Caterina Conti . – Dov’era il sindaco finora, con l’ondata che cresce da mesi? Quando ha chiesto aiuto alla Regione e al Governo? Quante volte ha sollecitato Fedriga perché la Regione si facesse carico di un coordinamento e desse una mano con la Protezione civile? Quante volte ha scritto al ministro dell’Interno per pretendere che i trasferimenti siano costanti e veloci? Che ha fatto concretamente in prima persona o tramite i suoi assessori? Forse Dipiazza pensa di risolvere un problema epocale con un paio di interviste o borbottando in tv. O vuole passare il cerino per non scottarsi le dita. Finiti i tempi dell’ex sceriffo Polidori che faceva le ronde notturne sulle rive, il sindaco ci eviti almeno il cabaret: nemmeno i più fantasiosi sono riusciti a inventare il ‘complotto europeo’ contro la ‘brava Meloni’. Non val la pena spiegare che è una sciocchezza, visto che la destra governa quasi ovunque”.

La segretaria del Pd provinciale di Trieste replica al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, dopo l’annuncio del ricollocamento di 200 migranti che ha fatto seguito alle dichiarazioni al “Corriere della Sera” del primo cittadino sulla “invasione di migranti” cui ha dato una “spiegazione politica” e cioè “vogliono colpire Giorgia Meloni e tutto il centrodestra al governo”.

“Non c’è da da menar vanto per 200 trasferimenti che – continua l’esponente dem – il Viminale avrebbe dovuto fare da un pezzo e che sono solo un contentino. Con il numero di migranti che abbiamo sul territorio sarà un cerotto pure l’hotspot, a meno che non diventi una mega struttura come quella di Lampedusa, e allora sì che avremo il ‘pull factor’: un enorme ‘porto sicuro’ di richiamo per la rotta balcanica. Prendiamo atto che Fedriga è consapevole che si tratta di una toppa e che, contro il segretario della Lega Fvg, ha confermato il suo via libera a questa pseudo-soluzione”.

“Di un aumento del personale delle forze dell’ordine però non si ha notizia e – aggiunge Conti – lo stesso per i funzionari che devono sbrigare le pratiche dei migranti. E non se ne parla di ascoltare le voci di buonsenso che si levano, come quella del presidente della Caritas italiana che chiede un tavolo con il Governo o del vescovo di Trieste che, dopo aver fatto visita, senza réclame, alle persone in stallo in piazza Libertà, invita a fare sistema tra società civile e istituzioni”.
“Certo – conclude la segretaria dem – quando governava la sinistra era più facile trovare un colpevole, vero?”.

Pensiamo che l’intervista al sindaco di Trieste sul Corriere della Sera del 27 agosto abbia superato ogni limite di decenza. – Così Gianluca Paciucci, referente triestino di Rifondazione Comunista. – È pura fantapolitica dichiarare che, sulla questione delle persone migranti, “il governo non ha colpe, anzi. La mia opinione è che quanto sta accadendo, con i famosi 100 mila sbarchi in Italia previsti nel 2023, abbia una motivazione politica avversa a Meloni. La premier in generale sta infatti facendo bene, è in gamba, l’esecutivo anche, ed ecco che con i migranti si trova il modo per metterli in difficoltà (…) per colpire il centrodestra, dimostrare che non è in grado di affrontare la questione, mandarlo a casa”. Fantapolitica, ma siamo in parte d’accordo con lui: i governi, nazionale e locale, non sono in grado di affrontare la questione, e vanno mandati a casa…

Ricordiamo che le migrazioni sono un fenomeno strutturale – aggiunge l’esponente RC – e che donne e uomini continuano a morire a centinaia nei mari e lungo le rotte terrestri; ricordiamo che a Trieste, per inadeguatezza dell’attuale amministrazione comunale, moltissime persone migranti vivono in condizioni terribili (in inizio estate il sindaco aveva promesso di far installare in Piazza della Libertà – 1 wc chimico, cioè niente – ma neanche quello è stato montato con le conseguenze che possiamo immaginare e le proteste ipocrite sull’igiene pubblica).

Solo associazioni di volontariato danno un sostegno concreto e un aiuto morale a chi è sopravvissuto a viaggi massacranti. Quelle stesse associazioni che il sindaco Dipiazza spudoratamente accusa di lucrare: alla domanda “poi c’è l’aspetto economico” il sindaco risponde “…da parte di chi interviene sul fronte associativo. È un business, un tot di entrate a testa per ciascun migrante. Per queste realtà, in certi casi, più ne arrivano e meglio è…” Si tratta di accuse gravissime verso persone che spendono la propria vita e si mettono professionalmente al servizio della società  in un’encomiabile azione politica di cura. Le parole del sindaco ricadono con ignominia su chi le ha pronunciate, privi, lui e la sua maggioranza, del minimo senso di umanità e di una minima visione politica della vicenda. Stanno solo provocando e aspettando irresponsabilmente che la situazione degeneri per invocare, poi, drastici interventi di ordine pubblico e più repressione. Incapaci e indecenti – conclude Paciucci.

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