Pordenonelegge si apre con le parole del Presidente Mattarella: «Leggere ha a che fare con la libertà»
Pordenone – La 26ª edizione di pordenonelegge – Festa del libro e della libertà si è aperta con un messaggio speciale e autorevole: quello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accolto dal pubblico del Teatro Verdi nella serata inaugurale. Le sue parole, lette da una giovane volontaria del festival, hanno dato avvio a un’edizione che ha scelto come filo conduttore l’Europa. Ecco le parole del presidente:
«La cultura è ciò che contraddistingue una civiltà e la lettura è strumento principe della sua trasmissione. Cambiano modalità e strumenti della conoscenza e della comunicazione ma rinunciare alla ricchezza della scrittura e alla libertà che proviene dai libri sarebbe imperdonabile.
“Pordenonelegge”, nata da questa convinzione, negli anni si è caratterizzata come appuntamento sempre più significativo, individuando un percorso originale nel ricco panorama degli eventi editoriali italiani».
«Lettura, autori, dibattiti, orientati, tuttavia, non solo in direzione della presentazione di opere dell’ingegno, bensì alla analisi della realtà e alla proposta di valori in ordine alla società contemporanea. Cioè dimensione di impegno, in quel rapporto inscindibile che ha sempre legato il mondo della creatività al progresso della società».
«È avvenuto nelle precedenti edizioni e, quest’anno, lo stretto legame che “Pordenonelegge” ha voluto stabilire con i valori della libertà e dell’Europa rende questo appuntamento ancora più prezioso, nel contesto di crisi di valori offerta dal panorama internazionale».
«Certo, la lettura è gesto e scelta personale ma non si esaurisce in un fatto, in un bene privato. È patrimonio personale che accresce il valore di tutta la comunità. Un antidoto che sollecita giudizi e spirito critico contro l’indifferenza, l’appiattimento sul conformismo. I libri sono una porta sulla storia dell’umanità in cammino, sui comportamenti e i sentimenti che respirano nella nostra vita.
Leggere ha a che fare con la libertà. E con la inevitabile pluralità e inimitabilità di ogni essere umano, che aiuta a riconoscere la dignità inviolabile di ogni persona».
«L’Europa non esisterebbe senza i libri: il lavoro dei monaci ci ha consegnato testi antichi che, diversamente, sarebbero andati perduti; Gutenberg ha consentito la loro diffusione, con l’ingresso alla modernità, le biblioteche sono diventate giacimenti e motori del pensiero. Oggi i libri possono essere in campo per dare sostegno e forza alla libertà e all’Europa. “Pordenonelegge” sceglie, in questo, un gesto di coerenza ed esprime richiamo all’impegno comune».
L’avvio del Festival è stato suggellato dall’esecuzione dell’Inno alla gioia di Beethoven, adottato come inno dall’Unione Europea, e dell’inno di Mameli.
La cerimonia, condotta dalla direttrice della Fondazione Pordenonelegge.it Michela Zin, è stata aperta dall’intervento del presidente della Fondazione Michelangelo Agrusti, che ha definito questa edizione «mai come quest’anno Festa della libertà». Agrusti ha ricordato il valore dei libri come strumento di conoscenza, democrazia e ascolto collettivo, sottolineando anche il legame con la città di Praga, luogo simbolo della cultura come baluardo contro le autocrazie.
Sono poi intervenute le istituzioni locali. Il sindaco di Pordenone Alessandro Basso ha ribadito la vicinanza della città al festival, che guarda già alla sfida del 2027 con la candidatura a Capitale Italiana della Cultura. Il presidente della Camera di Commercio Giovanni Da Pozzo, il deputato Emanuele Loperfido e il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga hanno espresso a loro volta il sostegno all’iniziativa, evidenziando il ruolo centrale che pordenonelegge ricopre da 26 anni nella promozione della pluralità delle idee e della libertà di parola.
A chiudere la serata, il direttore artistico Gian Mario Villalta ha ricordato come il festival abbia attraversato in 25 anni momenti cruciali della storia recente, dalle Torri Gemelle al covid, fino ai giorni nostri. Sul palco è quindi salita l’attivista e avvocata iraniana Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace 2003, con la presentazione del suo libro Finché non saremo liberi. Un titolo che è anche un monito e un appello universale: non smettere di lottare per la libertà.