“Ricordati l’ombrello: disegni originali di Franco Matticchio” negli Spazi di Temporary Permanent

Udine – Chi vorrà, da domani 10 marzo, potrà osservare l’allestimento negli spazi della galleria Temporary Permanent, della mostra dedicata all’autore Franco Matticchio che oltre ad essere definito un genio dai grandi dell’illustrazione internazionale, è conosciuto anche dal pubblico che tendenzialmente “non guarda le figure”.

A chi non lo conosce Matticchio possiamo citare l’inserto culturale della domenica del Sole 24 ore che per Franco Matticchio ha coniato un termine: le “Matticchiate”, illustrazioni identificabili alla prima occhiata, caratterizzate da un segno e da un tratto inconfondibile. La casa editrice Rizzoli Lizard ha pubblicato due grandi tomi Jones e altri sogni e Ahi e altri guai. Da poco è uscito il suo ultimo libro Animali sbagliati, il terzo volume della serie edito da Vanvere edizioni e preceduto da Ho dimenticato l’ombrello, sempre per lo stesso editore.

Ed è sul tema dell’ombrello che T/P Temporary Permanent propone la mostra “Ricordati l’ombrello / disegni originali di Franco Matticchio”. Una preziosa raccolta di schizzi, disegni e idee sul soggetto (l’ombrello appunto) fatta negli anni dall’autore stesso più alcune tavole a colori già pubblicate sul libro. L’ombrello, o più di uno, diventano i soggetti principali di ambienti domestici e paesaggi urbani.
Per l’occasione Matticchio ha fatto dei dedicages sui libri che si trovano in galleria. Una grande mostra in un piccolo spazio: la parte espositiva di T/P misura infatti all’incirca 30 metri quadrati ma a Franco Matticchio ne bastano molti meno per stordire la nostra immaginazione, a lui è sufficiente un tavolo di piccole dimensioni, 70×100 circa, perché i suoi disegni sono grandi solo per quanto riguarda l’idea che, spesso non si coglie subito.

Abbiamo chiesto a Giovanna Durì, curtrice della mostra alcune curiosità.

La galleria TP è pronta per un’altra mostra. Un volano virtuoso per lei e per gli altri. La mostra dedicata a Franco Matticchio le sta particolarmente a cuore, lo percepisco dall’emozione con cui mi racconta dell’autore. Quale urgenza l’ha spinta ad ospitare i suoi disegni?

Questa mostra era stata progettata ancora lo scorso anno poi, il mondo si è fermato, così abbiamo allestito piccole mostre che potevano essere “visitate” da fuori con le didascalie in vetrina ad uso delle persone che uscivano per le commissioni o per portare a passeggio il cane. La mostra di Matticchio era troppo preziosa per essere trattata allo stesso modo, molti dei soggetti sono poco più grandi di un biglietto del tram ma con una finezza di esecuzione che, per goderne a pieno, andrebbero tenuti in mano o quantomeno a venti centimetri dal naso.

Quante saranno le opere che ospiterà, ci racconta qualcosa in più?

Sono circa settanta, a marzo dello scorso anno erano molte meno perché la mostra si concentrava soprattutto sulle tavole originali del libro Ho dimenticato l’ombrello (Vanvere edizioni) di cui abbiamo molte copie firmate (e disegnate) dall’autore. Ci siamo sentiti spesso Matticchio ed io nel corso di questo anno e ho cominciato a chiedergli se avesse ancora alcuni disegni che ricordavo pubblicati sull’Indice, sempre con il tema ombrello, è stata una sorpresa per tutti due scoprire che questo soggetto si trovava un po’ dappertutto. Si può dire che questa mostra è stata curata a quattro mani.

“Curare” una mostra ha nella parola la radice della parola cuore. Ma curare vuol dire, anche, prendersi cura, occuparsene, darsi pensiero, preoccuparsi di, badare, fare caso a, portare alla luc, insomma curare una mostra ha la valenza ontologica nella radice della parola stessa.
Cos’è per lei “curare una mostra”?

Che bella domanda! Quando si cura una mostra ci si prende anche cura di sé, almeno per me è così. Segui una traccia poi ti perdi nel percorso ed è solo quando ci si perde che si possono avere delle sorprese. Nel caso di molti autori, che conosco da più di trenta anni, mi servo della mia memoria visiva e archivistica ma è solo quando abbandono la presunzione di conoscerli a fondo che scopro cose nuove. L’innocenza dello sguardo, continuare a stupirsi per delle intuizioni che avevano avuto “da piccoli”, non dare nulla per scontato, l’ho imparato da pochi anni e con questo ho imparato anche a divertirmi di più. Nel caso di Franco Matticchio divertirsi è una logica conseguenza ai suoi soggetti, le scoperte stanno anche nel retro dei disegni, disegnati a loro volta, da qui la scelta curatoriale, presa insieme a Toni Casula, di tenere alcuni pezzi liberi dalla cornice proprio per divertirsi a scoprire il lato B.

In una intervista di tempo fa Matticchio rispose : “Spero ogni volta che i miei disegni non si capiscano”.
Sempre a proposito dei suoi disegni hanno scritto di lui molti autori “colleghi” come Guido Scarabottolo: “Se dovete fare un disegno e prima sfogliate i libri di Franco Matticchio, scoprirete che lui l’ha già fatto”. Oppure: “Se dovete fare un disegno non sfogliate i libri di Franco Matticchio perché scoprirete che lui l’ha già fatto”. E Gabriella Giandelli: “Nei suoi racconti senza senso io ritrovo il senso, nei suoi disegni visionari pieni d’invenzioni e di anarchia io ritrovo sempre la bellezza e il gusto del disegnare”.

Info: www.temporarypermanent.com; Temporary Permanet; – Vicolo della banca, 10 (angolo via Portanuova) Udine
Orario di apertura: dal Martedì al Sabato 10:00 – 12:30 / 15:00 – 19:00.
Contatti: M +39 371 344 6378 T +39 0432 157 1398

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