Trieste, una veglia per ricordare le quattro giovani vite spezzate lungo la rotta migratoria

Trieste – La Diocesi di Trieste chiama la città a un momento di raccoglimento e consapevolezza dopo i tragici decessi di persone migranti che, nelle ultime settimane, si sono verificati a Trieste, Pordenone e Udine. Domani, venerdì 5 dicembre, alle ore 20, nella chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo, si terrà una veglia di preghiera promossa dal Vescovo mons. Enrico Trevisi e dalla Caritas diocesana, che hanno accolto la proposta della Comunità di Sant’Egidio.

La veglia si svolge per ricordare il giovane algerino di 22 anni trovato morto in uno stanzino di un edificio abbandonato in Porto Vecchio a Trieste, durante le operazioni di identificazione di un gruppo di migranti. Una morte avvenuta in solitudine, in un riparo di fortuna, che ha colpito profondamente gli altri migranti, gli operatori e i volontari presenti sul posto.

Il suo caso si somma a quello degli altri tre giovani migranti recentemente deceduti in Friuli Venezia Giulia. A Udine un ragazzo era stato trovato senza vita in un edificio abbandonato, probabilmente dopo una notte trascorsa al freddo. Nel Pordenonese altri due giovani avevano perso la vita, sempre in un edificio abbandonato, a causa delle esalazioni di monossido.

Morti legate certo alle terribili condizioni affrontate lungo la rotta balcanica, ma soprattutto alla mancanza di un’accoglienza dignitosa e sicura in Italia. Episodi diversi, ma uniti dalla stessa causa: l’estrema vulnerabilità di chi raggiunge il territorio regionale dopo viaggi estenuanti e mesi di precarietà.

La Diocesi di Trieste sottolinea che la veglia non vuole essere solo un gesto religioso, ma un invito alla comunità cittadina e non solo a interrogarsi sulle condizioni di chi giunge in regione cercando sicurezza e che spesso trova invece solitudine, freddo e abbandono.

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