Alla Casa delle donne la mostra “Che Dio ti protegga” mamma di Laure Kerouz

Trieste – Martedi 21 Marzo ore 18.30 s’inaugura la mostra “Che Dio ti protegga” mamma, di Laure Kerouz, alla Casa Internazionale delle Donne in via Pisoni 13 a Trieste.

La performance è di Laure Keyrouz, Silvia Galluccio, Sebastiano Crepaldi, Betta Porro. Presentazione di Maria Sanchez Puyade. A cura di Elisa Vladilo.

La mostra è basata su una poesia in forma di lettera, scritta recentemente in treno andando a Trieste, intitolata “La strada che mi manda verso mia mamma”.

“La poesia descrive la mia voglia che questa strada in treno verso Trieste si prolunga e mi fa arrivare nel Nord del Libano a incontrare dal vero mia mamma e nello stesso tempo che questa poesia può parlare di altre persone allontanate nel mondo dell’immigrazione oggi, anche se il mondo si è globalizzato e la tecnologia ha ampliato le forme di vedere, parlare virtualmente ma non ha potuto ricreare la pelle della mamma da vicino. Quindi questa lettera voleva parlare internazionalmente a tutte le mamme nella giornata simbolica del 21 marzo, riservata in Libano per festeggiare la mamma insieme all’inizio della primavera”.

Su questa traccia di parole scritte in libanese, molto personale, molto nostalgiche dove il mare di Trieste lava la ferita, ci fa galleggiare come una barca viaggiante: “soltanto il cuore delle mamme ha una visione dei sogni dei loro figli e fa di tutto per aiutarli a realizzare” e sotto le ali delle mamme “Né il freddo né la guerra né le morte né le spine né il dolore possono penetrare il cuore della mamma…”

La poesia verrà inserita in una performance partecipativa dove l’aggettivo “mia” si sposta a un regalo alle mamme in tutto il mondo. La performance verrà registrata e mandata in Libano come un vero regalo.

Accanto a questa performance ci saranno altri lavori di installazione, libri d’artista e di pittura che riguardano il mondo della donna e della maternità. La foto qui fa parte di una collezione di lavori eseguiti durante la residenza al centro ZACC. È costruito con diversi oggetti simbolici trovati in questo spazio, dove la scultura di un angelo è stata cucita con un gomitolo di lana insieme a un altro pezzo che rappresenta un’ aquila.

La foto è dall’artista Guillaume-Charpaud Helie.

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