Frodi alimentari, controlli, certificazioni, tutela, situazione altri Paesi. Indagine in Fvg

Dopo aver spiegato, nel precedente articolo il significato di “Made in Italy 100%” che, lo ricordo, implica la selezione delle materie prime e l’intero processo produttivo entro i confini nazionali, il rispetto di standard qualitativi uniformi, l’adozione di pratiche sostenibili e il coinvolgimento diretto delle competenze artigianali locali – possiamo comprendere veramente il suo valore. Per un consumatore consapevole, questa distinzione non deve essere un dettaglio: significa poter compiere scelte informate, sostenendo l’economia territoriale e premiando chi tutela davvero la filiera italiana. Ma per tutelare i consumatori italiani e garantire che il “Made in Italy” 100 percento corrisponda a prodotti autentici e trasparenti, servono una serie di strumenti legali, tecnologici e informativi. Ogni passaggio, dal campo alla tavola, deve essere registrato e facilmente consultabile dal consumatore, garantendo che i dati su provenienza e processi non possano essere falsificati.

Innanzitutto, è bene precisare che un prodotto Made in Italy realizzato con ingredienti anche esteri non costituisce una frode, perché la legge lo consente.

Le frodi alimentari consistono in:

Adulterazione: aggiunta di sostanze non dichiarate o non autorizzate agli alimenti, come coloranti non permessi, conservanti in eccesso, o sostanze per mascherare difetti di qualità;

Sofisticazione: sostituzione parziale o totale di ingredienti pregiati con altri di minor valore, mantenendo l’apparenza del prodotto originale. Un esempio classico è l’olio d’oliva “tagliato” con oli di semi meno costosi,

Contraffazione: produzione e vendita di alimenti che imitano prodotti di marca o con denominazioni protette, come il falso Parmigiano Reggiano;

Alterazione dell’etichettatura: indicazioni false su origine, composizione, data di scadenza, metodi di produzione (biologico, DOP, IGP) o proprietà nutrizionali;

Frodi quantitative: vendita di prodotti con peso o volume inferiore a quello dichiarato.

È importante che la cittadinanza sia adeguatamente informata sulle operazioni antifrode, perché i controlli esistono e vengono effettuati in primis sugli importatori (alle dogane e porti), ma è necessario pubblicare più notizie in merito. Ci tengo, poi, a far presente che esiste il vero prodotto Made in Italy 100 percento, perché esistono le aziende serie, e i controlli anche da parte degli enti che rilasciano le certificazioni che attestano il Made in Italy 100 percento. Certamente, i controlli delle forze dell’ordine potrebbero essere svolti in modo più incisivo, e vedremo nella terza parte di questa indagine come potenziare questi meccanismi di vigilanza.

In questa seconda parte dell’indagine scopriremo come tutelarsi al meglio.

Eccellenze protette da disciplinari di ferro

Le certificazioni che ci tutelano:

DOP = filiera 100% italiana e territoriale;

IGP = una fase di produzione in Italia, materie prime anche estere;

DOC/DOCG = solo per vini, richiede uve locali e vinificazione in zona.

Le frodi più diffuse in FVG

La questione frodi in Friuli riguarda: false dichiarazioni di origine (prodotti esteri spacciati per italiani), trasformazione minima (semilavorati esteri con ultima lavorazione simbolica in Italia), contraffazione DOP/IGP, e adulterazione (miscelazione con ingredienti scadenti), sostituzione di materia prima, utilizzo improprio di nomi DOP/IGP non autorizzati o solo evocativi.

Alcune frodi avvengono nella fase di miscelazione, o in transito, sfruttando la logistica verso il nord ed est Europa.

Adesso vediamo in sintesi com’è la situazione in Francia, Germania, Spagna

In Francia per l’attestazione ufficiale “Origine France Garantie” il prodotto deve acquisire le sue caratteristiche essenziali in Francia (ultima trasformazione sostanziale), con almeno il 50% del costo di produzione unitario che deve derivare da attività svolte in Francia (manodopera, materie prime trasformate, spese industriali.

La Francia si posiziona come pioniere nell’adozione della tracciabilità digitale, con un approccio sistemico che comprende tecnologie innovative blockchain e QR code nei settori carne, latticini e frutta già dal 2018.

Germania

In Germania un prodotto può essere “Made in Germany” solo se l’ultima trasformazione sostanziale avviene in Germania. È obbligatoria sulle carni una particolare etichettatura sul metodo di produzione, classificando l’allevamento su cinque livelli (dal coperto al biologico).

Spagna

La Spagna mantiene un approccio più flessibile, consentendo l’uso del “Made in Spain” quando parte del processo produttivo avviene nel paese. In Spagna l’utilizzo della blockchain per prodotti tipici come Jambon iberico, frutta, ortaggi e prodotti ittici, è in fase crescente.

Leggi chiare e severe

L’Italia e la Francia emergono come i paesi con le regole più rigorose per l’indicazione dell’origine.

Consigli pratici per i consumatori

Il controllo delle etichette: verificare i codici di tracciabilità, diffidare di prezzi troppo bassi per DOP/IGP. Esempio: i pomodori pelati a 0,50€ per 400g non possono essere “Made in Italy 100%” (il San Marzano DOP costa minimo 2,50€).

Verifiche online: database www.qualivita.it (organizzazione no-profit che lavora in stretta collaborazione con il Ministero dell’agricoltura e altri enti pubblici).

Raccomandando i lettori di leggere bene le etichette prima di ogni acquisto. Comprate sempre i prodotti Made in Italy 100% perché sono delle vere eccellenze a livello mondiale.

Vi aspetto al prossimo articolo in cui verranno trattati i veri rimedi efficaci per contrastare il problema delle frodi.

Per chi non avesse letto il precedente articolo, ecco il link: https://www.ilfriuliveneziagiulia.it/frodi-alimentari-in-fvg-made-in-italy-

o-made-in-illusion-nostra-inchiesta/

Enrico Sgariboldi

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