Provincia di Udine, aumenta il numero di occupati. In testa il settore dei servizi (+3,4%)

Udine – Dopo la crescita del 2016, anche nel 2017 si è registrato un aumento degli occupati in provincia di Udine, che si sono portati a 216.390 unità (1.713 in più rispetto all’anno precedente, +0,8%), il valore più elevato degli ultimi sei anni.

Lo comunica Confindustria Udine in una nota che riporta i dati del 2017.

Significativi gli aumenti dell’occupazione femminile, +1,1% (+0,5% quella maschile), giovanile e, considerando la disaggregazione per attività economica, del comparto dei Servizi, i cui addetti sono passati da 139.120 a 143.866, +3,4%.

Permane distonico l’andamento occupazionale sotto il profilo della posizione professionale: gli occupati dipendenti sono cresciuti nell’ultimo anno di 2.795 unità, da 168.612 171.407, +1,7%, mentre gli indipendenti sono diminuiti di 1.082 unità, da 46.065 a 44.983, -2,3%.

“Gli effetti tonificanti della ripresa in atto – commenta Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine – sono evidenziati dal rafforzamento del tasso di occupazione (rapporto tra occupati e popolazione nella stessa classe di età), passato dal 63,6% del 2016 al 64,5% del 2017 (72% per i maschi, 56,9% per le femmine). E’ significativo notare che siamo di fronte allo stesso valore registrato nel 2007. Il tasso di disoccupazione (rapporto tra disoccupati e l’insieme di occupati e disoccupati), a seguito dell’aumento della quota di persone che, pur non avendo un lavoro, si mette alla ricerca stante il miglioramento del ciclo economico, è rimasto costante al 6,9%. È, viceversa, calato il tasso di disoccupazione nelle fascia d’età 25-34 anni che, dall’11,3% del 2016, si è portato al 10,6%. Anche questo è un dato incoraggiante”.

Nel 2017 le assunzioni hanno riguardato 96.978 rapporti di lavoro, il 24,3% in più rispetto al 2016 (quando si sono contate in 78.023 unità).

La maggior parte delle assunzioni, 42.892, pari al 44,2% del totale, ha interessato il terziario. Dopo il comparto alberghiero e ristorazione (17.653), segue il manifatturiero con 15.909 assunzioni, pari ad una quota del 16,4%, con una crescita del 16,8% rispetto al 2016. Le costruzioni, il 3,2% del totale, hanno registrato 3.237 assunzioni, +10,7%.

Le cessazioni nel 2017, si sono contate in 91.964 (di cui 40.562 nel terziario e 14.943 nel manifatturiero), +19,5% nei confronti dell’anno precedente quando sono state 76.931.

Il rapporto assunti/cessati è migliorato portandosi da una media di 1,01 riferita al 2016 ad una di 1,05 del 2017. Nel manifatturiero, dallo 0,99, sale all’1,06.

Il saldo assunti-cessati, nonostante un calo nel secondo semestre dell’anno, è salito nel 2017 a 5.014 unità, dalle 1.092 del 2016. Nel complesso dei settori economici la tipologia contrattuale prevalente è rappresentata dal rapporto a tempo determinato che ha interessato 45.523 assunzioni, pari al 46,9% del totale. Seguono il lavoro in somministrazione, 21.702 assunzioni corrispondenti ad una quota del 22,4%, i rapporti a tempo indeterminato che hanno caratterizzato 7.851 assunzioni, l’8,1% del totale, e il lavoro intermittente (6,7% per 6.460 assunzioni).

Nel manifatturiero la tipologia contrattuale maggiormente utilizzata resta il lavoro in somministrazione, 7.869 assunzioni pari al 49,5% del totale, seguita dal lavoro a tempo determinato, 4.581 assunzioni per una quota del 28,8%, e da quello a tempo indeterminato, 1.784 assunzioni per una quota dell’11,2%.

Prosegue nell’industria il calo del ricorso alla cassa di integrazione. Nel 2017 le ore integrate complessive sono passate da 6 a 1,7 milioni, –71,9%.

“La ripresa in atto – conclude Anna Mareschi Danieli – sta producendo risultati già percepibili, ma ci attendiamo ulteriori miglioramenti degli indicatori – anche sotto il profilo della stabilità occupazionale – nei mesi a venire, perché il mercato del lavoro beneficia sempre della crescita congiunturale in un tempo successivo. In questo contesto favorevole, Confindustria auspica che riforme come quella del mercato del lavoro e a sostegno dell’industria non siano smontate in senso negativo nel prossimo futuro. Anzi, accanto a queste riforme già realizzate, per cavalcare il trend positivo della crescita dovrebbero essere aggiunte misure concrete a sostegno dell’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e per ridurre il cuneo fiscale”.

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