Infiltrazioni malavitose nel Nord Est, stroncato un traffico di droga dall’Equador

Udine – Una grossa operazione della Guardia di Finanza ha permesso di stroncare infiltrazioni della ’Ndrangheta nel Nord Est, attiva nel traffico di stupefacenti.

Uno dei componenti del sodalizio criminale, Attilio Vittorio Violi, pur ristretto nel carcere di Tolmezzo, continuava a dirigere le operazioni malavitose ed aveva rimesso in piedi il traffico di droga per il quale era stato arrestato nel 2015 e aveva mantenuto i rapporti con la ’Ndrangheta. In particolare era in contatto con un clan con base ad Àfrico, in provincia di Reggio Calabria.

Nel 2015 Violi era stato catturato mentre era a capo di un banda che importava ingenti quantità di cocaina dall’Equador usando come copertura una società che importava frutta esotica.

Il 13 marzo scorso il Gico – Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza di Venezia, che vigila costantemente sulle infiltrazioni della malavita organizzata nel Nord Est, ha stroncato sul nascere una nuova banda di trafficanti di cocaina che stava scegliendosi come basi logistiche capannoni industriali di Marcon, Marghera, Dolo e Mestre, ricalcando lo schema già utilizzato in precedenza.

Nel dicembre 2015 infatti il Gico aveva sequestrato, proprio in un capannone di Marcon, oltre 400 chili di cocaina che arrivava nel veneziano su navi e, successivamente camion che trasportavano le sostanze stupefacenti insieme a frutti tropicali.

Diciassette in tutto le persone che sono state raggiunte dai provvedimenti restrittivi emessi dalla Procura di Venezia, sia in Italia che all’estero, con l’accusa di essere responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti con l’aggravante, per alcuni, dell’agevolazione mafiosa e del riciclaggio. In Slovacchia, in particolare, è stato arrestato Antonino Vadalà, su mandato d’arresto europeo.

È stata disposta la custodia cautelare per 11 persone e i domiciliari e l’obbligo di dimora per le restanti sei.

“L’importanza dell’indagine sta anche nel coinvolgimento di alcuni personaggi che sono di grosso spessore nell’ambito della criminalità organizzata – ha detto il procuratore capo, Bruno Cherchi – in particolare c’è Antonino Vadalà, arrestato per l’omicidio del cronista slovacco e poi rilasciato”.

L’organizzazione era stata decapitata nel 2015, ma stava cercando di risorgere proprio grazie alla direzione del boss rinchiuso due anni fa nel carcere di Tolmezzo.

Violi teneva i rapporti con la banda attraverso i colloqui con la moglie e reclutava all’interno del carcere nuovi complici.

Il cognato di Violi, Giovanni Sculli, e il cugino, Rocco Scordo, sono stati arrestati mentre si preparavano a incontrare Violi in carcere assieme a un terzo componente del sodalizio criminale.

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