Ascom, da Terziario donna fondi per l’associazione “In prima persona”

Pordenone – L’assegno simbolico è stato consegnato da Fabio Pillon e Silvia Radetti, rispettivamente presidente di Confcommercio Ascom Pordenone e presidente di Terziario Donna il 17 Febbraio, nella sede di Ascom Pordenone, a Nicola Mannucci presidente dell’Associazione “In Prima Persona”.

“È tutto nato dal cuore con il desiderio di andare oltre la semplice vicinanza alle Donne – sottolinea Radetti – in un’ottica di continuo e reale sostegno al mondo femminile attraverso anche ad alcune Associazioni attive sul nostro territorio”.

“In particolare, voglio ricordare il supporto dato alla compagnia teatrale Proscienium nel mettere in scena uno spettacolo dedicato al delicato argomento della violenza di genere, occasione che ha consentito di attivare anche una raccolta fondi in favore dell’associazione “In Prima Persona” che ha portato a raggiungere la cifra di 1.340,00 euro, fondi che il presidente Nicola Mannucci ha evidenziato verranno investiti dall’associazione nell’attività di sensibilizzazione del pubblico rispetto alla tematica della violenza sulle donne”.

“Infatti, è un’Italia ancora fortemente caratterizzata da disuguaglianze di genere negli ambiti di lavoro, famiglia, istruzione e accesso al potere quella che emerge dall’ultima analisi Governativa sul bilancio di genere – sottolinea Radetti – e, parlando nello specifico di differenze di opportunità tra uomini e donne, l’idea diffusa è che si siano fatti passi avanti nella condizione femminile, ma la verità è che nella realtà dei fatti la discriminazione di genere e gli stereotipi siano ben lungi dall’essere stati superati soprattutto in due ambiti specifici: il mercato del lavoro e la sfera famigliare e di coppia, soprattutto in presenza di figli”.

In particolare, per quanto riguarda il mercato del lavoro su fasce di età giovanili, l’occupazione femminile cade al 49%, al di sotto di quella maschile di ben 18,2 punti percentuali. Una distanza che aumenta rispetto al 2019 e rispetto alla media europea che si attesta a un tasso di occupazione femminile del 62,7. Le donne sono rimaste a casa perché lavorano di più nei settori più colpiti dalla pandemia (commercio, sociale, ristorazione, turismo). La risposta è nei numeri.

La posizione del lavoro delle giovani donne fra i 15 e i 34 anni è drammatica.

Solo 1 su 3 (33,5%) è occupata e il titolo di studio le protegge relativamente: se laureate, trovano lavoro entro tre anni dal conseguimento del titolo di studio nel 61,2% dei casi, contro il 68,2% dei maschi e l’82,6% medio delle giovani donne della Ue. Se diplomate, questa percentuale crolla al 41%, con una forbice che nella pandemia si è allargata sia rispetto ai giovani maschi (55,3%), sia rispetto alle giovani donne della Ue (67,4%).

E la situazione non migliora se ci concentriamo poi sulle giovani madri, quelle fra i 25 e i 34 anni d’età, se hanno un figlio in età pre-scolare il loro tasso di occupazione è solo il 57,5% di quello delle giovani della stessa età ma senza figli.

La pandemia ha costituito un banco di prova per la distribuzione fra uomini e donne delle responsabilità di cura domestica e familiare.

L’esito è stato un vero e proprio “fallimento redistributivo” del tempo di lavoro e di cura tra uomini e donne. La crisi generata dalla pandemia ha avuto un esito particolarmente negativo sulle donne e si è tradotto non solo in una significativa perdita di posti di lavoro in settori dominati dalla presenza femminile – commercio, sociale, ristorazione, turismo -, ma anche in condizioni di lavoro peggiori, in una aumentata fragilità economica e in un conflitto vita lavoro ancora più forte rispetto al passato che hanno, ancor di più, aumentato i divari di genere.

“Questa situazione ci fa capire – osserva Radetti – che ogni donna deve lavorare, oggi ancor più di ieri, in rete con le altre donne con l’obiettivo di ribaltare questa situazione, perché solo attraverso il riconoscimento dell’uguaglianza di genere, come elemento strutturale per il benessere collettivo si potrà arrivare a un cambiamento radicale nell’organizzazione della società e, quindi, del mondo del lavoro. E in quest’ottica è anche l’impegno continuo di Terziario Donna, che supporta tutte le attività a sostegno del mondo femminile – dentro e fuori il mondo del lavoro”.

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