Avviato il percorso che porterebbe alla reintroduzione delle Province. Alzata di scudi dell’opposizione

Trieste – La reintroduzione delle Province in Friuli Venezia Giulia è al centro di una proposta di legge discussa ed approvata nell’ambito della Quinta Commissione del Consiglio Regionale. Ricordiamo che le Province sono state abolite con la legge costituzionale 28 luglio 2016, n. 1.

Sull’opportunità di avviare un percorso che porti al ripristino delle Province i consiglieri della V Commissione hanno manifestato numerose divergenze di opinione.

Il Centrodestra parla di “impegno rispettato”, mentre le Opposizioni contestano una norma “di sapore elettoralistico, che arriva a tempo scaduto”.

Alla fine l’esame della proposta di legge costituzionale che prevede di modificare lo Statuto per ridare spazio agli enti elettivi di area vasta è passata con il voto favorevole della Maggioranza e il no di tutti i gruppi di minoranza.

La discussione

Nella seduta della V Commissione presieduta da Diego Bernardis (Lega) è toccato all’assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti spiegare, nell’introduzione e nella replica, il significato della pdl della Giunta. “Abbiamo provato ad agire sulle norme di attuazione dello statuto, attraverso la Commissione paritetica – ha ricordato Roberti – e siamo arrivati a un primo voto positivo da parte di quell’organismo. Poi però la caduta del Governo Draghi ha azzerato di nuovo la commissione Stato-Regione e noi ci siamo visti costretti a cambiare strada, optando per una proposta di legge costituzionale”. L’assessore ha risposto in questo modo ai tanti consiglieri di Opposizione che avevano criticato la tempistica di questa pdl, presentata a pochi mesi dalla scadenza del mandato.

Ma la discussione più accesa si è consumata sui contenuti, e si può riassumere nella domanda: le Province servono davvero?

La risposta di Roberti è un convinto sì: “Il tema centrale è quello delle funzioni: non ha senso che un ente di programmazione come la Regione si occupi anche di minute disposizioni amministrative come lo sfalcio dell’erba o i permessi per i direttori dei poligoni di tiro. Credo invece che questo spetti agli enti di area vasta, e che le Province possano avere un maggior numero di funzioni gestionali rispetto al passato”.

Su un piano più generale, l’assessore è convinto che “la soppressione delle Province, così come la riduzione del numero dei parlamentari, fosse il frutto di un momento storico in cui qualcuno voleva a tutti i costi rincorrere l’anti-politica. E mi stupisco di chi contesta l’elezione diretta dell’ente: io sono convinto che chiunque viene chiamato a gestire denaro pubblico per dare servizi ai cittadini debba risponderne alla gente, in modo che se sbaglia possa essere mandato a casa”.

Un esplicito consenso alla norma è giunto anche dal capogruppo di Progetto Fvg/Ar, Mauro Di Bert: “Le Province hanno avuto un ruolo importante come ente intermedio, e noi in Fvg siamo stati gli unici a cancellarle del tutto quando invece bastava fare un restyling, rivedendone i contenuti”. Di “riscatto dopo le umiliazioni subite in fase di chiusura delle Province” ha parlato il capogruppo di Forza Italia, Franco Mattiussi: “Quegli enti si occupavano di settori importanti, a Udine gestivamo tremila chilometri di strade. Mentre la Regione dovrebbe legiferare più che amministrare”.

“L’abolizione delle Province – ha aggiunto il leghista Lorenzo Tosolini – ha lasciato molti problemi, mentre l’introduzione delle Uti ha creato più confusione che benefici. Tanto è vero che in tutte le altre regioni le Province esistono ancora, sia pure come enti di secondo grado”.

Giuseppe Sibau (Prog Fvg/Ar) ha ammesso “di aver votato per l’abolizione delle Province nella scorsa legislatura. Ma allora mi adeguai alle indicazioni del capogruppo, senza avere sufficienti elementi per giudicare, mentre poi mi sono accorto che la soppressione di quell’ente ha peggiorato le cose: gli stessi sindaci ne avvertono la mancanza”.

Il variegato fronte del no ha esordito in aula con l’intervento di Furio Honsell. “È un’operazione superflua, pleonastica, ridondante – ha detto il consigliere di Open Sinistra Fvg – e in una regione piccola come la nostra non vedo come 4 enti in più possano aiutare. Dovremmo prendere esempio dalla Francia che ha trovato il modo di coordinare in modo efficace i suoi tantissimi Comuni”. Decisamente scettico anche Franco Iacop (Pd): “Siamo a pochi giorni dalle elezioni, e forse solo alla fine della prossima legislatura, dopo i vari passaggi parlamentari, si potrà davvero mettere mano a questi enti. Questa pdl attesta il fallimento della Giunta sulla reintroduzione delle Province”.

Leggermente più sfumata la posizione del capogruppo M5S, Mauro Capozzella: “Le Province sono riconosciute dalla Costituzione e non si può dire di no a prescindere, piuttosto ci si può confrontare sul fatto che debbano essere elettive. Girando il territorio in questi anni – ha aggiunto il pentastellato – ho sentito molte richieste dei cittadini in tema di sanità e di bonus edilizi, tutti temi di cui le Province non si sono mai occupate”.

Giampaolo Bidoli (Patto per l’Autonomia) è convinto che “né le Province né le Uti fossero la risposta adeguata, avremmo dovuto fare un ragionamento diverso e noi eravamo disponibili a fornire idee in vista della riforma. Non mi si dica però che il ritorno delle Province ridarà a Udine l’identità friulana che abbiamo smarrito, perché l’identità friulana va riconosciuta a un territorio molto più ampio”.

“Nulla avrebbe impedito a Roberti di anticipare i tempi di questa proposta – è la convinzione del dem Francesco Russo – visto che il suo partito è stato al governo per gran parte della legislatura. Dobbiamo piuttosto domandarci perché in tutto il Paese nessuno abbia pensato di ripotenziare le Province, ridotte oggi a ben poca cosa rispetto a un tempo. Io credo che i territori non ne sentano davvero il bisogno, che cittadini e imprese non vogliano ulteriori aggravi amministrativi”. Russo ha poi anticipato i contenuti di una sua proposta di riforma su Trieste (“Chiederemo di costituire una comunità, vedremo se vorrete fare qualcosa di davvero concreto per i cittadini”), ricevendo da Roberti una secca replica (“La sua, non la nostra, è una boutade elettorale propagandistica”).

Un no alla pdl è arrivato anche da Tiziano Centis, capogruppo di Civica Fvg: “Rischiamo di avere una moltitudine di enti che governano il territorio, specie in montagna dove ci sono anche le Comunità. I sindaci chiedono soluzioni diverse rispetto a un nuovo ente intermedio”. “Io dovrei rallegrarmi di questa proposta, perché 5 anni fa la Slovenska Skupnost chiese di riformare e non di abolire le Province – ha osservato Marko Pisani – ma in questa pdl non vedo le risposte che chiedono gli amministratori locali, è solo un po’ di marketing pre-elettorale”.

Era stato Diego Moretti, capogruppo del Pd, il più puntiglioso nella ricostruzione storica: “Il superamento delle Province faceva parte del programma elettorale di Tondo e dei Cinque Stelle, non solo della Serracchiani. E il provvedimento venne votato da tutti, chi non era d’accordo uscì dall’aula. Oggi – ha concluso – arriviamo a questa pdl che avvia un iter molto lungo, e parla semplicemente di enti di area vasta, mentre a me non sembra che i cittadini abbiano sentito come un’espropriazione il venir meno delle Province

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