Candidato che vince non si cambia: la tappa triestina di Nicola Zingaretti che corre alle primarie PD 2019

Trieste – Tra sogni e realtà, dove va il nuovo Partito Democratico? Risponde Nicola Zingaretti, governatore della Regione Lazio, a Trieste lo scorso 17 ottobre su invito del Vicepresidente del Consiglio regionale e capogruppo del PD in Consiglio Francesco Russo.

In ambito PD i due sono accomunati dall’essere vincitori in un mondo di perdenti: Russo è stato candidato più votato nelle regionali 2018 con 4376 voti nella circoscrizione di Trieste; Zingaretti è stato eletto presidente della Provincia di Roma e presidente della Regione Lazio (due volte) in contesti elettorali che vedevano il partito in flessione.

Nicola Zingaretti è reduce dal suo evento romano “Piazza Grande” dove ha lanciato la sua candidatura alle primarie del PD, che si svolgeranno a inizio 2019.

I risultati delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 hanno stracciato un partito che dal 2008 ha visto il suo consenso scendere dal 33,5% del 2009 al 18% di quest’anno.

Secondo Zingaretti, occorre partire da questo dato. È evidente che mentre si sono ampliate le disuguaglianze sociali in Italia e in Europa, i partiti della sinistra storica non hanno saputo cogliere disagi e paure dei cittadini e presentare risposte adeguate.

Zingaretti si propone come uomo del cambiamento e della vittoria dove altri hanno fallito: ha sottolineato il concetto in numerosi passaggi del suo intervento. Come a dire “squadra che vince non si cambia”.

Altro motivo dominante di Russo e Zingaretti è il “fare comunità” contrapposto al “trionfo dell’ego”: i social network, ragiona Zingaretti, sono il mezzo ideale per la personalizzazione della politica tramite la comunicazione diretta con i “fan”. Ogni riferimento a Matteo Renzi (ma pure ai Salvini e Di Maio) è del tutto casuale.

Altra critica – indiretta – a Renzi nel passaggio in cui Zingaretti, parlando del recente passato all’interno del PD, ha detto che si è cercata “più la fedeltà che la lealtà”.

Nicola Zingaretti ha poi fatto notare come durante le sue campagne elettorali “nei dibattiti televisivi non ho mai parlato male degli avversari di partito”.

Si propone dunque come promotore di ponti per privilegiare la collegialità e la partecipazione, anche al di fuori del PD.

La parola chiave dell’idealità con cui ispirare il potenziale elettorato, che Zingaretti ha ripetuto più volte, è “speranza”.

Nel concreto, il candidato piddino fa valere la sua esperienza come amministratore di casi complessi – Roma, Lazio – in grado di ascoltare le esigenze dei cittadini che chiedono lavoro, sviluppo ed equità.

Due i passaggi da sottolineare per seguire le prossime mosse del candidato PD, emersi dal suo intervento:

  • “sono necessarie alleanze per un partito che è al 18% e i collegi ormai sono quasi del tutto maggioritari”;
  • “non andrò alla Leopolda. Ma non per antipatia, la seguirò con grandissima attenzione”.

Il numeroso pubblico, per la maggior parte composto da elettorato PD di vecchia data, con qualche giovane specie nelle fila degli addetti all’organizzazione, ha risposto con entusiasmo alla proposta di dibattito, ponendo domande (due minuti) e ascoltando le risposte (tre minuti).

Tra i temi più gettonati della discussione, il lavoro, la cultura e la scuola.

Saperne di più su Nicola Zingaretti: https://www.nicolazingaretti.it/

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