Carenza di medici di base, l’assessore regionale Riccardi: situazione che riguarda tutto il Paese

Trieste – “La preoccupazione per la carenza di medici di medicina generale è di tutti e in tutte le zone del Friuli Venezia Giulia: per questo, come è noto da tempo, stiamo cercando di individuare tutte le soluzioni possibili per far fronte alla situazione che, purtroppo, riguarda l’intero Paese”.

Lo ha detto l’assessore regionale alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, rispondendo a un’interrogazione del consigliere regionale Massimo Mentil (Pd) in Consiglio regionale.

“Le aree montane sono da sempre particolarmente attenzionate dalla Regione dal punto di vista della copertura delle zone carenti, per le ripercussioni in tema di prossimità delle cure, per la distanza da coprire per recarsi nei presidi ospedalieri – ha spiegato Riccardi -. A tal proposito ricordo che a favore della medicina generale operante nelle zone disagiate o disagiatissime, individuate dalle aziende sanitarie, sono previsti i compensi accessori annui pro capite determinati dalla delibera di Giunta regionale 24 dicembre del 1998, e maggiorati del 15% ai sensi dell’accordo integrativo regionale approvato con una delibera del 2003, che possono arrivare sino alla cifra di 7.124 euro per medico”.

“La Regione ha attivato tutti i rimedi possibili alla legislazione vigente e ha intrapreso diverse iniziative su tutti i tavoli in cui è possibile intervenire per far fronte a difficoltà che vengono segnalate nella nostra regione e in tutto il Paese – ha proseguito Riccardi -. In particolare, la Regione, in previsione del picco di pensionamenti, ha raddoppiato già a partire dal triennio 2018-2021 il numero delle borse di studio del corso di formazione in Medicina generale con oneri a totale carico della Regione: con un numero elevato a 57 borse a partire dallo scorso anno, grazie ai fondi del Pnrr”.

Nonostante gli sforzi finanziari e organizzativi, non è stato possibile conseguire il risultato sperato, in quanto la graduatoria dei medici candidati nel 2022 si è esaurita, lasciando non assegnate cinque borse di studio. Mentre a seguito dell’ultimo concorso espletato, che si è svolto il primo marzo scorso, relativo all’ammissione del corso 2022-2025, la graduatoria per i 57 posti risulta già esaurita, rimanendo scoperti ben 19 posti a seguito di rinunce da parte di candidati vincitori.

Al fine di velocizzare la copertura delle zone carenti di medici di medicina generale, a partire dal 2021 sono state attivate dalla Regione le procedure straordinarie di arruolamento previste dall’accordo collettivo nazionale, mediante la ripubblicazione degli incarichi rimasti vacanti nel corso dell’anno e della pubblicazione degli incarichi che si renderanno disponibili entro il mese di marzo nell’anno successivo.

Questo accordo ha la finalità di tamponare il problema della costante impossibilità di predeterminare, con congruo anticipo, le zone che si renderanno carenti a causa dei prepensionamenti dei medici, mmg che sono tenuti a comunicare il recesso dalla convenzione con soli due mesi di preavviso.

La replica del consigliere Mentil

“La risposta interlocutoria dell’assessore regionale alla Salute, Riccardi, sulla preoccupante carenza di medici di base in montagna non risolve il problema, né pone le basi per immaginare un quadro risolutivo differente da quella attuale, il medico di vallata, che ha dimostrato i suoi limiti nel rispondere a una problematica vissuta dai cittadini”.

“È necessario privilegiare il servizio di prossimità e il rapporto confidenziale esistente tra medico di base e paziente – prosegue l’esponente dem -, cosa che il “medico di vallata” istituito dalla Regione, non ha garantito, viste le diverse segnalazioni che abbiamo ricevuto da parte di cittadini il cui medico si è trasferito”.

“Da Riccardi, nella sua risposta, abbiamo ricevuto solo una serie di dati, di normative che non danno l’idea di quello che si vuol fare per ovviare alla situazione difficile. Pur all’interno di un quadro nazionale di riferimento che pone responsabilità su vari livelli, non si può ignorare il fatto che il governo locale della salute pubblica è in capo alla Regione, la quale può certamente porre in essere azioni volte a migliorare situazioni di difficoltà”.

 

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