Con “Comunità Extraordinaria” Gorizia celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato

Gorizia – Il 20 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Rifugiato, ed oggi a Gorizia si ricorda questo appuntamento con l’inaugurazione della mostra “Comunità Extraordinaria – volontari e richiedenti asilo, ingredienti di una quotidianità invisibile”, alle 19.30 presso Studio Faganel – Kinemax. Progetto di Fabiola Faidiga e Gianna Omenetto, in collaborazione con la Rete Volontari di Gorizia, e le associazione Agorè e Casa SA C.a.v.e., testi di presentazione Lorella Cucit.

Gorizia è da sempre è terra di confine, da sempre, e l’attuale afflusso di immigrati è solo l’ultimo tassello di una lunga Storia, pertanto si è sentito il bisogno di realizzare una mostra con l’intento di dare luce al sommerso.
Infatti, “Comunità Extraordinaria” è un progetto in itinere, un primo tassello di una storia che esce dal comune, dall’abituale, dall’ordinario. Qualcosa che pochi sanno e che è tempo di portare in luce. Qualcosa che accade fuori dai servizi istituzionali.

Sono state raccolte storie, intrecciato volti, percepito e sensazioni ed emozioni d’umana natura. Giovani adulti giunti sin qui alla ricerca di una terra dove crescere e lavorare lontani da conflitti e paure, hanno trovato a Gorizia un gruppo di volontari. Persone comuni, credenti e non, che nella pratica del “fare per l’altro” perseguono ogni giorno Uguaglianza e Diritti fondamentali.
Il susseguirsi quotidiano di piccole/grandi azioni ha colmato in parte dei vuoti “tangibili”.
Inestimabile il gesto di donare coperte, il proprio tempo, preparare un pasto caldo, incontrare sguardi, intrecciare storie e spazi personali, conoscenze.

Con questa mostra ci racconta Fabiola Faidiga “Abbiamo voluto porre al centro la persona e guardare alla cucina come a quella soglia accessibile, porta d’ ingresso in una casa diversa, in una cultura diversa. Oltrepassare questa soglia significa conoscere, assaporare, partecipare alla costruzione di un mondo nuovo, rinnovato di quegli ingredienti chiamati Rispetto, Incontro, Dialogo, Sostegno, Contaminazione.
Siamo state accolte nelle loro cucine, negli spazi dei singoli e di alcune parrocchie, nei luoghi d’incontro. Li abbiamo visti sorridere, parlare, cucinare, fare musica e danzare. Assieme!
Li abbiamo visti creare una comunità possibile: volontari e richiedenti asilo. Persone tra persone. La cucina come soglia accessibile, porta d’ingresso in una casa comune, verso una cultura diversa. Oltrepassare questa soglia significa conoscere, assaporare, partecipare alla costruzione di un mondo diverso, i cui ingredienti sono Rispetto, Incontro, Dialogo, Sostegno, Contaminazione.
E vogliamo raccontarla così, attraverso i volti e la luce emanata da tante persone che nella quotidianità di azioni tanto semplici, quanto dirompenti, riescono a fondere gli ingredienti di una società partecipe e attenta.
Proprio come un ingrediente che entra nella composizione di un miscuglio, al fine di ottenere il risultato voluto, l’integrazione appare necessaria quanto possibile”.
La parte fotografica del progetto si compone di ritratti volutamente semplici ma non per questo meno significativi. Ritratti che fermano una comune espressione, quella che normalmente compare sul volto della persona dopo aver detto “sì” alla richiesta di poterla fotografare.

In Comunità Extraoridnaria le foto dei volontàri e richiedenti asilo di Gorizia si mescolano tra loro, accomunate dalla medesima risposta affermativa che non è solo fiducia in un progetto artistico ma principalmente dichiarazione di riconoscimento e sintonia tra esseri umani.
Il video muove i passi della narrazione attraverso alcune ricette dei volontari che partecipano a questo vero e proprio laboratorio sociale. Il tamtam è serrato tanto quanto i ritmi temporali e gli accadimenti a cui queste persone hanno fatto fronte negli ultimi anni. Entrambi i progetti visivi sono un primo passo di testimonianza e sollecitazione riflessiva, due momenti tanto di scambio quanto di consapevolezza di sé di una comunità in cammino.

Questo progetto si è reso possibile grazie alla rete dei volontari di Gorizia e ai richiedenti asilo.

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