Controlli ai confini con la Slovenia, ci sarà una proroga? Le ragioni del ministero e le critiche dell’opposizione

Roma – Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha reso il 24 ottobre un’informativa presso il comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

Lo scorso 18 ottobre infatti il Governo aveva notificato alle autorità europee e agli Stati membri la reintroduzione, da parte dell’Italia, dei controlli di frontiera al confine terrestre con la Slovenia, mediante procedura d’urgenza ai sensi dell’art. 28 del Codice Frontiere Schengen.

Tale procedura consente agli Stati il ripristino dei controlli di frontiera per dieci giorni, prorogabili.

Contestualmente alla notifica di tale misura, in vigore dal 21 ottobre al 30 ottobre 2023, la Commissione e gli Stati membri sono stati informati sui valichi di frontiera interessati, sulle autorità competenti all’effettuazione dei controlli e sulle modalità della vigilanza.

Complessivamente, sono stati interessati 57 valichi, stradali e ferroviari, tutti localizzati nelle province di Trieste, Gorizia e Udine.

Anche diversi altri Paesi hanno reintrodotto i controlli alle frontiere interne con uno o più altri Stati dell’Unione per motivi di sicurezza nazionale. Tra i Paesi che li hanno reintrodotti vi è anche la Slovenia.

Queste le motivazioni per il ministro dell’interno: “Tra le ragioni che hanno indotto a tale valutazione è emerso l’aumentato rischio di penetrazione terroristica dei flussi lungo la rotta balcanica, che, per caratteristiche geografiche e provenienza prevalente dei migranti, appare particolarmente vulnerabile”.

“Oltre alla vulnerabilità intrinseca della rotta balcanica, una complicazione aggiuntiva deriva dal fatto che il già elevato numero di attraversamenti illegali della frontiera lungo la rotta balcanica potrebbe subire un forte incremento in conseguenza dell’effetto combinato del ripristino dei controlli alle frontiere interne da parte degli Stati di area Schengen dell’Europa centrale, ossia Slovenia, Austria, Polonia e Repubblica Ceca. Sussiste, in altri termini, un concreto pericolo di “effetto domino”, nel senso che l’effetto della reintroduzione dei controlli da parte di più Stati crea inevitabilmente un percorso di ingresso in danno del o dei Paesi che non assumano misure di chiusura”.

“Alla data di ieri (23 ottobre, ndr) — ha detto Piantedosi — sono state controllate 3.142 persone in ingresso sul territorio nazionale e 1555 veicoli. L’attività sinora posta in essere ha consentito di rintracciare 66 cittadini stranieri in posizione irregolare e di dar luogo a 28 respingimenti e 2 arresti, di cui uno per  favoreggiamento  dell’immigrazione clandestina, e 12 denunce all’Autorità giudiziaria. Il dispositivo delle forze di polizia di frontiera è stato potenziato, al momento, con 285 unità”.

“Tengo, però, a sottolineare che il Governo italiano considera la creazione dell’area Schengen come uno dei frutti più preziosi del processo di integrazione europea — ha proseguito il ministro. — Siamo ben consapevoli dell’importanza della libertà di circolazione dei cittadini europei, in sicurezza, all’interno dello spazio Schengen. Per questo motivo ci siamo decisi al ripristino dei controlli solo come extrema ratio, e cioè perché non vi erano altre misure preventive utili a garantire la sicurezza dell’Italia”.

“Rimarco inoltre che, in ossequio al principio di proporzionalità della misura, ogni sforzo è stato fatto per ridurne l’impatto effettivo sulle persone e sul sistema produttivo. Da questo punto di vista, le concrete modalità di attuazione della vigilanza e dei controlli sono state attentamente calibrate sulla base dei contesti particolari di ogni singolo valico frontaliero, individuando i moduli operativi aventi il minor impatto possibile compatibilmente con l’esigenza di salvaguardia della sicurezza”.

“Siamo costantemente al lavoro – ha aggiunto il ministro – per monitorare l’evoluzione della situazione e per valutare sia l’efficacia del complessivo dispositivo di prevenzione messo in atto, sia le misure relative alla reintroduzione dei controlli alle frontiere interne”.

“Inoltre, informo che il prossimo 2 novembre incontrerò a Trieste i miei omologhi sloveno e croato per un confronto approfondito proprio sui temi della cooperazione transfrontaliera di polizia.
In conclusione, assicuro che il Governo italiano non solo auspica, ma è in prima fila, nella sua azione interna e internazionale, per favorire il più rapido ritorno al regime di libera circolazione”.

Intervistato dal quotidiano di Trieste “Il Piccolo” tuttavia Piantedosi ha fatto sapere che sarà necessaria una proroga ai dieci giorni previsti.

Le parlamentari Serracchiani e Rojc: controlli fino a elezioni europee?

“Il ministro Piantedosi lavori per garantire la sicurezza interna, ma non si faccia prendere la mano. Siamo partiti con una mobilitazione che doveva essere straordinaria ma che, appena iniziata, già ci annuncia durare mesi. Se è tutto deciso, sia chiaro e ci dica subito che i controlli ai confini si faranno fino alle elezioni amministrative ed europee, magari proclamando il successo contro una rotta balcanica che d’inverno rallenta comunque”.

Lo dichiarano le parlamentari Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, e Tatjana Rojc, capogruppo Pd nella commissione Politiche Ue del Senato, dopo che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato come “molto probabile” che la sospensione del Trattato di Schengen sarà prorogata per l’inverno.

“Ci è stato chiarito abbondantemente che questi controlli hanno un significato più simbolico e di deterrenza – osserva Serracchiani – che di efficace filtro antiterrorismo, perché i terroristi o sono già in Italia, magari residenti regolari radicalizzati, oppure certo non arriveranno da Fernetti guidando un van nero. Abbiamo detto che un aumento della vigilanza è comprensibile in momenti di crisi, ma qui si prepara uno scenario totalmente diverso”.

“Bisogna tener conto che ci sono tra i 10 e i 15 mila transfrontalieri che ogni giorno si muovono tra Italia, Slovenia e in parte anche Croazia, mentre – aggiunge Rojc – si stanno già vedendo i disagi all’autotrasporto e in prospettiva un indebolimento dello spazio di libero transito”.

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