Fotografia Zeropixel inaugura tre esposizioni personali di Ellen Goodman, Gigliola Di Piazza e Daniele Papa

Trieste – Al Magazzino 26, che già ospita sei mostre collettive internazionali dedicate al tema “Body/Corpo”, domenica 14 novembre alle 18 il festival Fotografia Zeropixel inaugurerà altre tre esposizioni, stavolta personali: “”The Middle Ground Between Light and Shadow” (Nel mezzo tra luce e ombra), di Ellen Goodman,  “Casino… è” di Gigliola Di Piazza e “I Vatettenti di Nocera Terinese”, di Daniele Papa. Il festival completerà così, con queste tre mostre estremamente differenti per soggetti, epoche di realizzazione e tecniche, il puzzle di esposizioni ospitate all’interno del Porto Vecchio, arrivando a occupare ben 1500 metri quadrati di spazio, tutti dedicati alla fotografia ai sali d’argento.

Curata da Giacomo Frullani e Annamaria Castellan, “The Middle Ground Between Light and Shadow”  è la personale della fotografa statunitense Ellen Goodman, vincitrice del premio Scabar 2021. Il riconoscimento, alla sua seconda edizione, viene attribuito dalla giuria, composta da Angela Madesani, Lucia Comuzzi Scabar e Michele Smargiassi, a un autore che abbia saputo incarnare lo spirito del grande artista isontino, tra i principali interpreti della fotografia italiana contemporanea.
L’esposizione “The Middle Ground Between Light and Shadow”, un riferimento alla serie antologica di Rod Serling “The Twilight Zone”, esplora tutta una serie di idee a cavallo tra scienza e fantascienza. Siamo fatti della stessa materia delle stelle? Esiste già tutto il tempo (passato, presente e futuro)? La vita è sorta prima su Marte e gli umani sono davvero marziani? La mostra invita lo spettatore a considerare curiosità e possibilità dell’immaginazione, finzioni che un giorno potrebbero diventare realtà. La serie di fotografie presentata è stata creata sperimentando con l’acqua, la nebbia e la luce e ha cercato di catturare uno scorcio della magia che sta accadendo intorno a noi, ma che spesso non si vede.

“Casino… è”, personale curata da Dino Zanier della reporter friulana Gigliola Di Piazza, recentemente scomparsa, è invece una riflessione sul fenomeno sociale delle famigerate case chiuse, o bordelli. Un’opera fotografica articolata in sequenze, con un linguaggio tendente a fondere il documento, l’indagine e la sperimentazione artistica. Di Piazza “analizza attraverso l’obiettivo gli ambienti, gli oggetti d’arredo e quelli inerenti al mestiere più antico del mondo, fotografa i cataloghi, le immagini promozionali della merce umana da proporre ai clienti”, scrive il critico Vicenzo Marzocchini. Con l’aiuto di una modella Di Piazza ricostruisce alcuni cliché tipici della donna di mestiere, ma anche momenti di intimità personale e di dialogo confidenziale tra le ospitanti. Le immagini sono state realizzate in parte in ambienti d’epoca rimasti intatti nei quali, con inquadrature che rievocano a volte uno still life morandiano, è attenta a suggerire l’atmosfera d’epoca mediante la scelta di una luce soffusa o tinte in seppia delle stampe. La fotografa declina il linguaggio fotografico in chiave artistica: le solarizzazioni che spuntano qua e là, le sovrapposizioni di bianconero e colore, gli interventi cosiddetti pittorici, hanno lo scopo di riproporre il fascino, gli stimoli dell’immaginario legato all’evasione erotica da sperimentare. Le immagini create dalla Di Piazza rievocano in parte gli stilemi classici della produzione dei cataloghi e del vasto repertorio delle cartoline dell’epoca. Un florido mercato dove si fondevano glamour, erotismo e tanti sconfinamenti nel pornografico.

Curata da Dino Zanier, del Circolo Culturale Fotografico Carnico, l’esposizione di Daniele Papa “I Vattienti di Nocera Terinese” è un reportage realizzato nel 1982 che racconta per immagini la storia di una tradizione ancora molto viva in Calabria, i riti di autoflagellazione a sangue. Questa pratica penitenziale fu osteggiata, con mezzi anche violenti, da alcuni vescovi modernisti negli anni Settanta: oggi perciò “i penitenti hanno aggiunto alla devozione anche l’orgoglio di difendere la dignità di un rito atavico e un ancestrale senso religioso a tutto tondo che il settorialismo moderno ha reso conturbante allo sguardo dell’uomo contemporaneo succube, ormai, del centralismo sanitario che ha monopolizzato la cura di ogni più piccolo intervento cruento, compreso il parto. Eppure, anche alla luce del Concilio Vaticano II, che ha recuperato il rapporto con la religiosità popolare, oggi più che mai c’è bisogno di porsi nelle condizioni d’intendere il senso del divino coltivato dall’altro, la cui diversità mostra i limiti degli oltranzismi sia negli atti di fede sia nelle formule relazionali e di governo”, scrive dell’esposizione Franco Ferlaino (Cultura Antropologica UNICAL).

Queste tre mostre, insieme alla sei collettive internazionali di FZP ospitate al Magazzino 26, saranno visitabili gratuitamente fino all’8 dicembre il venerdì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. La personale di Ellen Goodman sarà riproposta anche alla Galleria Prologo di Gorizia, dal 7 al 21 gennaio 2022. Il calendario completo e aggiornato con tutte le iniziative del festival è disponibile sul sito www.fotografiazeropixel.it. L’accesso agli spazi è consentito, come da normativa vigente, previa presentazione del Green pass.

Organizzato da Associazione Acquamarina, Fotografia Zeropixel quest’anno ha ampliato ancora le sue collaborazioni internazionali, con nuove partnership prestigiose al di qua e al di là degli oceani – con l’associazione Gabinete fotográfico di Puebla (Messico), l’associazione 120Love di Tokyo (Giappone), la Galerija Fotografija di Lubiana (Slovenia) – che si aggiungono a quelle consolidate con la Biblioteca Statale “Stelio Crise” di Trieste, la Grin Gallery di Umago (Croazia), e, in Italia, con il Circolo Culturale Fotografico Carnico, l’Associazione Fotonomia di Firenze che organizza anch’essa un festival fotografico analogico, l’Associazione Silver Age, l’Associazione Prologo, l’Associazione Leali delle Notizie, lo Spazio d’arte trart, l’Associazione TriesteAltruista e RDT Radio Station di Trieste.

Fondato da Annamaria Castellan, Massimiliano Muner e Michela Scagnetti, il festival si avvale della conduzione artistica di Ennio Demarin e viene realizzato grazie al contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e del Credito Cooperativo di Trieste e Gorizia, in coorganizzazione con il Comune di Trieste, Comune di Tolmezzo, Consorzio Culturale del Monfalconese/Ecomuseo Territori e con l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia.

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