Barilla approda in Friuli Venezia Giulia con l’acquisizione dello stabilimento pasta Zara

Trieste – Pasta Zara, azienda dell’agroalimentare di Riese Pio X, ha ceduto in via definitiva il proprio stabilimento di Muggia (Trieste) a Barilla Spa.

L’operazione, che vale 118 milioni di euro, “permetterà di garantire la continuità del ramo d’azienda – fa sapere una nota della Barilla – con il mantenimento dei livelli occupazionali e segna l’avvio di un percorso di investimenti da parte del Gruppo Barilla con importanti ripercussioni positive sul territorio”.

“Lo stabilimento triestino – conclude il comunicato – diventerà così parte integrante del Gruppo con sviluppo e crescita, attraverso investimenti e il forte coinvolgimento delle persone che da oggi entrano a far parte di Barilla”.

L’impianto di Muggia è uno fra i più grandi al mondo nel settore della pasta e può vantare un magazzino autoportante da 65 mila posti pallet, finora utilizzato soltanto per un terzo.

Soddisfazione delle pubbliche istituzioni

Soddisfazione è stata espressa in modo trasversale da governatore ed ex governatrice della Regione.

“Con la cessione definitiva dello stabilimento muggesano di Pasta Zara alla Barilla spa si perfeziona un’operazione di assoluto rilievo per il Friuli Venezia Giulia, attraverso la quale uno dei principali produttori italiani del settore approda sul territorio e segna l’avvio di un percorso di investimenti che, oltre a garantire gli attuali livelli occupazionali dell’impianto, apre a nuovi scenari di crescita economica e di sviluppo”.

Lo ha affermato il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, accogliendo con soddisfazione la notizia che Pasta Zara ha venduto lo stabilimento di Muggia a Barilla Spa, “operazione debitamente autorizzata che ha ricevuto il nulla osta da parte dei competenti organi della procedura di concordato”.

“La definitiva chiusura dell’acquisizione dello stabilimento muggesano di Pasta Zara da parte di Barilla è una buona notizia per un territorio come quello triestino, che deve difendere con ogni mezzo i suoi insediamenti industriali. Dopo l’arrivo del porto di Amburgo sulla piattaforma logistica, l’arrivo di un player internazionale dell’agroalimentare consolida e qualifica il tessuto produttivo. Tutto questo va bene ma non basta: serve un impegno straordinario e urgente delle istituzioni con un piano di rilancio dell’industria triestina”.

Lo afferma la presidente della commissione Lavoro, on. Debora Serracchiani.

Così Michelangelo Agrusti, Presidente di Confindustria Alto Adriatico: “In un momento peculiare per l’economia globale e locale come quello che stiamo vivendo per le conseguenze dell’emergenza Covid, si tratta di un’operazione davvero rilevante che non solo garantirà la continuità produttiva di uno dei principali impianti del settore alimentare presenti sul territorio, ma anche il mantenimento dei livelli occupazionali, in una zona, quella di Trieste, nella quale da tempo l’Associazione ribadisce la necessità dell’aumento della componente manifatturiera, necessaria all’equilibrio e alla tenuta del sistema”.

Il Gruppo Barilla ha inoltre annunciato l’intenzione di voler avviare ulteriori investimenti per la crescita dello stabilimento, che ha già dalla sua parte una collocazione strategica dal punto di vista logistico. L’Associazione ribadisce infine la volontà di assicurare la piena vicinanza e il sostegno nel suo percorso “triestino” all’azienda emiliana nota in tutto il mondo.

Guido Barilla e la svolta green del gruppo

“I prossimi cinque anni saranno decisivi per coinvolgere il maggior numero possibile di produttori e distributori”. Le parole di Guido Barilla, presidente del gruppo alimentare di Parma e della Fondazione Barilla, suonano come un campanello d’allarme e al contempo un invito all’azione per tutti gli attori del sistema alimentare per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità dell’Onu.

Arrivano in occasione della presentazione, a margine della 75esima sessione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, dello studio “Fixing The Business of Food: come allineare il settore agroalimentare agli obiettivi dell’Agenda 2030”, realizzato dalla Fondazione Barilla, dal Sustainable development solutions network delle Nazioni Unite, il Columbia Center on sustainable investment e il Santa Chiara Lab dell’Università di Siena.

Per capire l’urgenza di un intervento sul settore agroalimentare bastano pochi numeri: a livello globale il sistema alimentare, dal campo alla tavola, contribuisce fino al 37% alle emissioni di gas serra e usa il 70% di tutta l’acqua disponibile. Eppure, si rileva, al momento solo l’8% dei finanziamenti pubblici è destinato a questo settore. Ecco perchè – secondo Barilla – è necessario ripensare sia il modo in cui il cibo viene prodotto e distribuito sia strategie finanziare nuove per accelerare il cambiamento.

Intanto la Barilla punta a togliere dalle autostrade i TIR del trasporto grano: a maggio, proprio al termine dell’emergenza Covid, l’azienda ha deciso di trasferire via treno dalla Puglia all’Emilia Romagna trentamila tonnellate di grano duro l’anno.

Il base a questa intesa la rotaia toglierà dalla strada circa mille Tir con una riduzione di emissioni pari a circa 1500 tonnellate di CO2, con benefici diretti sull’ambiente.

Una decisa svolta “green” quella contenuta in questo accordo, in ossequio alla campagna a favore della sostenibilità divenuta una bandiera delle politiche industriali del gruppo emiliano.

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