Friuli venezia Giulia in bilico per l’adozione di misure più severe contro il Covid-19. Salgono a 28 le vittime

Trieste – Mentre – come riferisce l’ANSA – il Friuli Venezia Giulia resta in bilico per quanto riguarda l’adozione di misure più severe contro il Covid-19 (assieme a Veneto e Molise, che però sono in zona “gialla”), il  20 novembre in Regione vengono rilevati 1.018 nuovi contagi con 7.522 tamponi eseguiti.

In riferimento a queste 1.018 nuove positività la Regione specifica che, secondo i dati della direzione centrale Salute, 85 casi afferiscono a esami eseguiti da laboratori privati dal 29 ottobre al 14 novembre e altri 62 casi a test eseguiti dal 15 e al 19 novembre e successivamente registrati a sistema, per un totale di 147 casi.

Si tratta quindi di 871 “effettivi” nuovi casi, per una percentuale di tamponi positivi pari all’11,6.

I casi attuali di infezione sono 12.380. Salgono a 54 da 48 i pazienti in cura in terapia intensiva e a 505 da 485 i ricoverati in altri reparti.

I clinicamente guariti sono 205. Le persone in isolamento a casa sono 11.616. Purtroppo si devono registrare 28 vittime.

Il report settimanale Covid-19 della Regione

Il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, ha spiegato nel dettaglio la fotografia dei dati al 18 novembre in Friuli Venezia Giulia.

Dall’inizio della pandemia si sono verificati 20.725 casi di Covid-19 (51,7 per cento donne). L’età media è di 50 anni, le persone testate 257.516, 9.228 le guarigioni e 567 i decessi (età media 85 anni e 50,2 per cento donne).

Per quel che riguarda il tasso della cosiddetta letalità grezza in regione è del 2,7 per cento a fronte di un dato nazionale del 3,7 per cento.

Relativamente all’occupazione dei posti in terapia intensiva, raffrontando l’ondata della scorsa primavera a quella attuale, l’apice del 3 aprile raggiungeva 61 pazienti ricoverati mentre quello di oggi arriva a 54. Inverso il rapporto per i posti letto di area medica: picco di 236 il 29 marzo mentre oggi si è raggiunta quota 505.

Sul tema delle residenze per anziani la percentuale di decessi tra gli ospiti è passata dal 22,5 per cento della prima ondata all’8,2 per cento dell’attuale fase.

Per quel che riguarda gli operatori impiegati in queste strutture la percentuale dei positivi è passata dal 4,1 per cento della prima fase al 6,5 per cento di adesso. Un dato, come ha spiegato il vicegovernatore, che riflette la circolazione del virus all’esterno dove gli operatori hanno contratto l’infezione.

Stesso discorso per il personale del Sistema sanitario regionale che nella prima ondata registrò 276 casi di positività (2 per cento) mentre in questa fase ha colpito 815 lavoratori (6 per cento).

Le considerazioni del presidente Massimiliano Fedriga

“Una situazione del contagio che negli ultimi due giorni è cresciuta in maniera significativa e per questo faccio appello a tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia per un’assunzione di responsabilità nei comportamenti affinché, come avvenuto nella prima ondata, il senso civico e il rispetto per il lavoro dei medici e degli operatori sanitari facciano da diga alla diffusione del virus”.

Lo ha detto oggi a Trieste il governatore Massimiliano Fedriga nel corso dell’illustrazione settimanale dei dati del contagio da Covid-19 in regione.

Una situazione in divenire, quella rappresentata dal governatore, in quanto già nella giornata di oggi (venerdì 20 novembre, ndr) potrebbero essere presi provvedimenti per quelle aree del territorio regionale dove gli indici registrano i dati più preoccupanti.

“Proprio perché dobbiamo proteggere le strutture ospedaliere dai rischi di un intasamento – ha spiegato Fedriga – siamo pronti a intervenire in un quadro che rispetto alla prima fase vede in particolare alcune aree periferiche dell’udinese e del pordenonese zone in questo momento maggiormente a rischio”.

Il governatore ha fatto poi un esempio concreto di quella che potrebbe essere una condotta profondamente sbagliata e capace di alimentare fortemente il contagio.

“Bisogna – ha detto Fedriga – che le persone capiscano che se i bar e i ristoranti sono chiusi non per questo si può andare a casa di un amico o di un’altra persona che non sia un congiunto. Farlo non rappresenta un comportamento intelligente, perché proprio in questo ambito si sta sviluppando la trasmissione della malattia”.

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