Furti in abitazione a Trieste: la Polizia sgomina una banda di topi d’appartamento

Trieste – La Polizia ha individuato i responsabili di una serie di furti in abitazione avvenuti tra i mesi di marzo e luglio a Trieste.

Con l’ausilio degli agenti della Squadra Mobile di Udine, la Polizia ha eseguito nei giorni scorsi 11 perquisizioni presso il domicilio dei sospettati.

In base agli indizi raccolti, gli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica dottoressa Chiara de Grassi, titolare del fascicolo processuale, hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari, nei confronti di due persone residenti a Trieste.

Le indagini hanno avuto origine da un furto commesso nel mese di marzo 2022 all’interno di una villetta sull’altipiano carsico.

Approfittando della temporanea assenza dei proprietari, i ladri si erano introdotti nell’abitazione e, dopo averla messa a soqquadro, si erano allontanati con alcuni oggetti di valore. Erano però stati notati da alcuni residenti che avevano immediatamente allertato le Forze dell’Ordine.

Il pronto intervento di alcuni equipaggi della Squadra Mobile e delle Volanti, oltre al recupero di tutta la refurtiva, aveva consentito di individuare due cittadini italiani (un 21 enne, pluripregiudicato per reati specifici e un 22enne).

La successiva attività investigativa esperita per di individuare gli ulteriori complici della coppia aveva permesso di accertare la compartecipazione nel reato di un altro soggetto italiano gravato da numerosi precedenti, di 51 anni che, come accertato nel corso delle indagini, sarebbe risultato essere l’ideatore, organizzatore ed esecutore di una pluralità di reati

In particolare, il contesto emerso nei mesi di indagine aveva rivelato una frenetica attività delittuosa incessantemente condotta da quest’ultimo e dal giovane 21enne, i quali risultavano essere alla continua ricerca di occasioni per perpetrare reati contro il patrimonio.

Infatti, dalle conversazioni intercettate e dai servizi di osservazione e pedinamento svolti dagli investigatori giuliani, era emerso come gli indagati fossero assiduamente impegnati nell’ideazione e perpetrazione dei delitti, per i quali veniva adottato un consolidato modus operandi che comprendeva, a seconda della situazione, l’assunzione di informazioni sulle potenziali vittime e l’attenta perlustrazione del territorio finalizzata ad eludere telecamere e testimoni.

Ogni singolo colpo veniva studiato nei minimi dettagli: veniva deciso il coinvolgimento ed il ruolo degli eventuali complici, vagliate le variabili possibili e progettata l’esecuzione criminosa che, qualora la circostanza l’avesse richiesto, si sarebbe dovuta concretizzare anche usando violenza o narcotici nei confronti delle vittime, al fine di farne scemare le capacità di difesa e, contestualmente, agevolare l’azione predatoria.

La puntuale ricostruzione dei fatti operata dagli agenti impegnati nelle indagini, corroborata da diversi sequestri di gioielli ed oggetti preziosi eseguiti presso esercizi “compro oro” cittadini ai quali i rei, anche attraverso i loro complici, si rivolgevano per rivendere la refurtiva, ha permesso di raccogliere inequivocabili elementi probatori in ordine a svariati furti in abitazione.

In ragione di quanto sopra, il Pubblico Ministero competente ha emesso 11 Decreti di perquisizione personale e locale nei confronti di 8 soggetti sottoposti ad indagini e 3 non indagati ma ritenuti comunque vicini ai due cautelati; parimenti, il Giudice per le Indagini Preliminari, considerata la gravità dei fatti contestati ed il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di analoghi reati, emetteva a carico dei soggetti del 1971 e del 2000 l’Ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, che veniva ad entrambi notificata ed eseguita da personale di questa Squadra Mobile.

Nel corso delle perquisizioni effettuate, veniva anche trovato nella loro disponibilità di un lampeggiante blu tipico delle auto “civetta”, oggetti che il medesimo, all’occorrenza, avrebbe potuto utilizzare per simulare l’appartenenza alle FF.OO.

Print Friendly, PDF & Email
Condividi