«The last five years»: cinque anni che cambiano la vita

«The last five years» è il musical  off Broadway che scrive con fresco brillante successo una nuova pagina del teatro Stabile Sloveno di Trieste. Si tratta infatti di una nuova coproduzione del teatro triestino, un progetto riuscitissimo sviluppato assieme al centro musicale sloveno Glasbena matica e al Teatro nazionale di Nova Gorica che ha debuttato lo scorso 8 febbraio.

Jason Robert Brown è l’autore di partitura e liriche del pluripremiato spettacolo che debuttò a Chicago nel 2001. Un pezzo di teatro intimistico, costruito con geniale intuizione attorno ai racconti intrecciati della breve, intensa storia d’amore di Jamie e Cathy. I due unici protagonisti descrivono ciascuno la propria versione dei fatti: una narrazione al presente, sempre esposta all’incertezza del futuro. Essa a volte appare nostalgica per i rimpianti, ma è sempre inarcata, tesa verso quel che già si sa da principio essere la sua inevitabile conclusione.

Cinque anni è la parabola di un amore che germoglia, si esalta, si ammala, non riesce a guarire e dolorosamente si estingue. Cathy canta la sua sofferenza: Jamie se n’è andato. Lui inizia appena ad innamorarsi di lei e lo spettacolo è al via, come fra due molle di orologio caricate in senso opposto che specularmente iniziano a far girare le lancette delle loro emozioni. Da principio a fine per Jamie; dalla fine al loro inizio per Cathy.

Jasmin Kovic e la regista goriziana che riesce a mantenere fisso lo sguardo dello spettatore sulle anime dei due innamorati, convinta com’è che il registro così spiccatamente introspettivo del dramma musicale debba essere rispettato fino in fondo. Ciò permette al pubblico una visione dall’interno, libera, empatica, emozionata, per nulla smarrita fra le scene e i costumi di Giulia Bellè. Il cinismo non trova spazio, la compassione è spazzata via: sembra che la partitura di Brown riesca a stirare ordinatamente ogni piega gualcita, dando la giusta enfasi all’emergere dei differenti sentimenti, ma senza lasciare che questi soggioghino l’andamento ritmico della narrazione.

In questo efficace lavoro di paziente calibratura non ha un peso secondario l’apporto del gruppo orchestrale, pianoforte, basso e chitarra, violino e due violoncelli, che sotto la direzione musicale di Andrejka Možina segna con eleganza il passo continuo dello spettacolo.

La fatica dei bravissimi Danijel Malalan e Patrizia Jurinčič nel ruolo dei protagonisti, offre alla platea l’omaggio di un’interpretazione fresca, vivace, carica di energia per un Jamie e una Cathy che riescono a far riscoprire in ciascuno di noi un frammento di memoria emotiva, laddove nello scandire del tempo del racconto vi si può trovare una qualche analogia con i ricordi della propria vita.

È l’ironia di un racconto abbozzato da Jamie fra sonorità che evocano la musica klezmer, che mostra tutta la sua forza il testo di Brown. In un breve siparietto, il protagonista, scrittore in erba, immagina un suo personaggio, Schmuel, che dialoga con un orologio magico disposto a regalargli tutto il tempo che desidera. Forse alla fine non è l’amore finito dei due ad essere il vero focus del plot, ma il tempo che ineluttabilmente accende e spegne, crea e disfa come nella magia di un orologio che si gabba delle regole immutabili di Dio.

E come pendole che muovono in modo sincrono ma opposto le loro lancette, le storie dei due amanti trovano un breve momento in cui potersi sfiorare, per un attimo, alla metà del racconto: «dieci minuti» come il tema della canzone nella quale essi esprimono la felicità delle loro nozze, profezia triste di quel tempo che è destinato a smarrirsi. E così forse per tutti, per sempre.

Le liriche sono tradotte in sloveno da Janez Usenik, tutti gli spettacoli sono sopratitolati in italiano. Le repliche triestine seguiranno fino al 24 febbraio, mentre il 18 febbraio lo spettacolo sarà in tournée al Kulturni center Lojze Bratuž di Gorizia nell’ambito della stagione in abbonamento per Gorizia del TSS.

 

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