Il Procuratore capo di Trieste interviene sul caso della morte della signora Liliana Resinovich

Trieste – In seguito alle dichiarazioni che si susseguono da giorni in merito alla morte della signora Liliana Resinovich, la donna ritrovata senza vita lo scorso 5 gennaio 2022 nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, il procuratore Antonio de Nicolo è intervenuto per fugare le congetture circa lo svolgimento dei fatti.

La ricostruzione fornita dalla Procura di Trieste aveva concluso che la morte era sopravvenuta in seguito ad un gesto estremo compiuto dalla signora Resinovich, morta per asfissia dopo essersi messa al collo un sacchetto di plastica. Ricostruzione che i legali della famiglia faticano ad accogliere.

In una propria nota diffusa alla stampa il 3 settembre il capo della Procura “constata con disappunto che accanto alle indagini doverosamente scrupolose che questo Ufficio sta conducendo in relazione alla morte della signora Liliana Resinovich, da quale tempo si sta svolgendo una serie di processi mediatici paralleli su vari social media, nutriti da qualche notizia vera e rilevante e da non poche notizie false o irrilevanti, manipolate da sedicenti esperti ed orientate verso risultati non convalidati dagli atti regolarmente acquisti al fascicolo processuale”.

De Nicolo ricorda che solo su questi ultimi “può essere fondata la valutazione dell’Autorità giudiziaria, cui sola, per legge, spetta tale compito” e conclude: “Spiace in particolare dover constatare che a questa degenerazione, a cui ben s’attaglia il nome di circo mediatico, stanno prendendo parte attiva anche soggetti che dovrebbero avvertire sia il dovere istituzionale di confrontarsi soltanto con l’Autorità giudiziaria, sia la necessità di conformare la propria condotta ad un intransigente riserbo, quale segno di rispetto verso la signora Resinovich”.

 

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