Il vicepresidente del FVG con delega alla Salute Riccardi riferisce in Consiglio sul Covid

Trieste – Il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, ha riferito in Consiglio regionale sulla situazione del Covid-19 nella Regione Friuli Venezia Giulia. Riccardi ha tracciato un quadro complessivo a partire dai dati del 2020.

“Il quadro dell’epidemia è alto ma è coerente con l’andamento della gran parte del Paese” ha affermato il vicepresidente.

Pur sottolineando che le spiegazioni puntuali verranno fornite in sede di commissione consiliare, Riccardi ha voluto soffermarsi sul quadro regionale e sugli aspetti legati agli strumenti di valutazione della pandemia.

I tamponi

“In questa regione la sorveglianza sanitaria è molto alta e se guardiamo oltre al dato puro sulla mortalità e sull’andamento del contagio – ha riferito -, se esaminiamo il numero dei tamponi, il rapporto fra questi e la popolazione e il rapporto fra la mortalità e i positivi rilevati, in certi casi ci troviamo al di sotto della media nazionale per il 2020 e per il primo trimestre di quest’anno”.

Nel dettaglio, nel 2020, il rapporto fra numero di tamponi e popolazione, vede una media italiana di 44.597 tamponi ogni 100mila abitanti contro i 77.356 tamponi ogni 100.000 abitanti del Fvg. “Ciò significa – ha detto il vicegovernatore – che quando si va a cercare l’infezione la si trova e se la si cerca meno è evidente che la si trova con una percentuale minore”.

Sul rapporto fra i casi positivi e i tamponi, nel 2020 la media italiana è al 7,9% mentre il Fvg con il 5,4% è la penultima regione dopo la provincia autonoma di Trento.

Quanto ai dati relativi al periodo dal 1° gennaio al 21 marzo 2021, l’andamento dell’epidemia segna un rapporto fra positivi e tamponi ogni 100mila abitanti di 34.023 tamponi (media italiana), contro i 50.142 del Friuli Venezia Giulia che la posizionano fra i primi posti dopo la provincia autonoma di Bolzano, il Veneto e l’Abruzzo.

Il tasso di positività

Riccardi ha sottolineato come i casi dei positivi sui tamponi, nel periodo dal 1° gennaio al 21 marzo 2021, si attestino ad una media italiana del 6,3% contro un 6,9% del Fvg, dietro a Puglia, Calabria, Marche, Campania, Molise Basilicata, Provincia autonoma di Trento, Lombardia ed Emilia-Romagna: “Non è un indicatore banale sull’andamento dell’epidemia e sull’attività di sorveglianza, attività quest’ultima che il nostro servizio sanitario svolge in modo imponente”.

La mortalità

Un altro aspetto rilevante per il vicegovernatore riguarda la mortalità standardizzata. Nel 2020 rispetto ai 5 anni precedenti sulla mortalità standardizzata, il tasso per decesso da Covid in Friuli Venezia Giulia è pari al 100,02 mentre la media del Nord Italia è di 151,6 e quella italiana di 103,9. Quindi il tasso di mortalità in Fvg è inferiore alla media nazionale.

La variazione percentuale dei decessi per il complesso delle cause nel 2020, confrontata con la media dello stesso periodo del 2015-2019, e dei decessi per Covid-19 vede un aumento del 12,5% in regione contro una media del 24,6% nel Nord Italia e del 15,6% a livello nazionale.

“I deceduti su soggetti positivi al Covid-19 nel 2020 danno una media italiana del 3,5%, mentre in questa regione la media è del 3,3%”, ha chiarito Riccardi.

Focolai settimanali

Un altro aspetto da rilevare sull’andamento pandemico da settembre a marzo 2021 è il numero dei focolai settimanali: “In riduzione negli ospedali e nelle case di riposo grazie alla campagna vaccinale – ha indicato il vicegovernatore -, mentre si sono registrati indicatori crescenti nelle attività scolastiche, nel lavoro e nelle frequentazioni familiari. I focolai presentano modalità di trasmissione veloce soprattutto nei contesti familiari e nei piccoli Comuni”.

La variante inglese

L’esponente della Giunta Fedriga ha dato conto anche delle ultime sequenze della variante inglese: “Dal 5 febbraio al 17 marzo in Friuli Venezia Giulia rileviamo complessivamente una percentuale di positivi da variante inglese del 48,3% con punte del 75% nell’ex provincia di Gorizia e del 57% in quella di Udine”.

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