Indagini su gestione e appalti dell’ex Cie-Cara di Gradisca: indagati anche due prefetti

Gorizia – Il Centro di identificazione (Cie) e poi Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Gradisca d’Isonzo è attualmente oggetto di indagini riguardanti la gestione e l’assegnazione degli appalti.

Nei giorni scorsi la Procura di Gorizia ha notificato a 39 persone fisiche e a tre enti l’avviso di conclusione delle indagini preliminari del terzo filone investigativo sulla gestione del Cie-Cara, al centro di un processo in corso al Tribunale di Gorizia.

Sono indagati due ex prefetti di Gorizia, Maria Augusta Marrosu e Vittorio Zappalorto, e due viceprefetti, Gloria Allegretto e Antonio Spoldi.

Marrosu aveva ricoperto l’incarico nel 2008-2013; Zappalorto le era subentrato fino all’assegnazione a Venezia.

Tra le principali contestazioni si fa riferimento a turbativa d’asta, in ordine allo svolgimento della gara di appalto conclusa con l’aggiudicazione della gestione del Centro di Gradisca al Consorzio Connecting People di Trapani, e all’ipotesi di associazione a delinquere in riferimento ai presidenti, amministratori e dipendenti della Connecting People.

Connecting People, che gestiva il Centro in collaborazione con la cooperativa sociale Luoghi Comuni di Trapani e la coop Interpreti e Traduttori di Roma, avrebbe commesso numerose irregolarità, tutte finalizzate a massimizzare il guadagno.

Avrebbe infatti omesso “di consegnare agli stranieri presenti nel Cie e nel Cara sigarette per un controvalore, e relativo risparmio, di 105mila euro, schede telefoniche per 288mila euro, pocket money, a mezzo di chiavetta spendibile entro la struttura, per 231mila euro e distribuire acqua agli ospiti per 2.400 euro”.

Inoltre avrebbe scaricato “i reflui abusivamente, dapprima direttamente nell’Isonzo poi collegandosi abusivamente alla fognatura”.

Le società indagate avrebbero altresì presentato alla prefettura fatture maggiorate, fornendo falsi numeri sulle presenze: 40mila in più, rispetto a quelle reali “così simulando la relativa somministrazione di beni e servizi – pari a 1,6 milioni di euro – che di fatto non sono mai stati erogati dal momento che dette persone non sono mai state presenti entro la struttura di Gradisca d’Isonzo”.

Per Zappalorto, Marrosu e il viceprefetto Gloria Sandra Allegretto l’ipotesi di reato è di concorso esterno all’associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture e mancato controllo delle fatture che venivano presentate dalla Connecting People.

Marrosu e Allegretto devono rispondere anche dell’accusa di turbativa d’asta. Secondo gli inquirenti, avrebbero favorito l’aggiudicazione del bando di gara da 16 milioni per la gestione del Cie e del Cara alla Connecting People e alle due coop collegate.

Zappalorto dovrà rispondere anche di omessa denuncia, poiché, sempre secondo le ipotesi, non avrebbe comunicato alla procura le presunte irregolarità nella gestione dei centri che emergevano da una relazione consegnatagli già nel 2014.

Da parte sua Vittorio Zappalorto, in un’intervista al quotidiano “La Nuova di Venezia” ha dichiarato: “Sono indignato, queste accuse offendono la mia dignità di onesto servitore dello Stato. A Gorizia ho posto fine agli intrallazzi ripristinando la legalità e l’ho fatto agendo tra mille difficoltà, in un clima di emergenza, osteggiato dal territorio e chiamato a fronteggiare quella che i giornali definivano la Lampedusa dell’Est”.

“Attendo fiducioso l’esito dell’inchiesta che mi auguro sia molto rapida e veloce”. Così il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, in merito all’indagine in corso sul Cara di Gorizia.

“Devo dire che l’ex prefetto Zappalorto, che da notizie di stampa vedo coinvolto nell’in chiesta, malgrado sia stato su posizioni molto diverse dalle mie – ricordo che il prefetto aveva addirittura premiato i sindaci che avevano promosso l’accoglienza – è stata sempre una persona corretta integerrima per quanto ho potuto sapere e vedere personalmente. E quindi mi auguro che l’inchiesta sia veloce e possa portare fuori da questa indagine chi non ha diritto di starci in quanto si è comportato correttamente”.

Il governatore ha quindi voluto sottolineare di non aver mai avuto “alcun sentore che qualcosa non andasse all’interno del Cara. La cosa che io sapevo erano quelli che protestavano fuori e che incitavano a dar fuoco al Cara, quella era una cosa che palesemente non andava. Dopo di che stiamo cercando di mettere ordine a tutto il sistema della accoglienza in Italia e della gestione dell’immigrazione. Penso che la fine dei lavori sarà nella primavera di quest’anno nel Cpr [Centro di permanenza per il rimpatrio, ndr.] potrà dare ossigeno a un sistema per il quale è necessario controllare chi circola libero. I Cpr in Italia sono pochi e io non a caso ho dato la disponibilità di costruirne altri in Friuli Venezia Giulia”.

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