“La pazza di Chaillot” di Jean Giraudoux inaugura la Stagione del Rossetti

Trieste – Inaugurazione di Stagione nel segno dell’attenzione all’ambiente, alla giustizia sociale, all’etica: sono i temi che animano “La pazza di Chaillot” di Jean Giraudoux, la nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia che – interpretata da una straordinaria Manuela Mandracchia assieme a Giovanni Crippa e ad un cast di 13 attori diretti da Franco Però – debutta in prima nazionale al Politeama Rossetti, stasera martedì 6 ottobre alle 20.30.

Ma l’impegno non percorre solo i contenuti drammaturgici: lo spettacolo è innanzitutto frutto dell’impegno, davvero grande, di una compagine artistica numerosa e di alta professionalità, che – in tempi non facili – ha lavorato affrontando in modo duttile e creativo, limiti e necessità inedite. Ed è contemporaneamente segno della dedizione e dell’entusiasmo del Teatro Stabile, che ha fatto ogni possibile sforzo per ritornare “dal vivo”, garantendo ai propri spettatori sicurezza e piacevolezza.

Nella piece “La pazza di Chaillot”, c’è un mondo da cambiare e si scoprirà che si tratta proprio del nostro mondo.
«Jean Giraudoux – commenta il regista Franco Però – nel 1943, durante l’occupazione tedesca, scrive, quasi a premonizione dei tempi a venire, questa folle, ecologica, politica, poetica ed ingenua commedia fantastica, “La folle de Chaillot” (…) Un lavoro in cui c’è tanta consapevolezza della direzione che avrebbero preso le nostre società». Il regista riflette su come oggi, soprattutto per i giovani, l’impegno politico e civile si sia allontanato dai modelli del passato per legarsi invece proprio ai temi e alle idealità evocati dallo spettacolo: le fragilità del pianeta, le specula.
«La storia, le dinamiche di potere che descrive, la relazione tra élite autoproclamate e classi popolari, l’appetito cieco del mondo degli affari verso le risorse del pianeta sono più che attuali: sono il seme del mondo in cui viviamo. Sono il punto zero, l’alba del mondo che conosciamo (…)» evidenzia Letizia Russo, la drammaturga cui Però ha affidato l’adattamento del testo originale. «Ecco, “La pazza di Chaillot” racconta proprio questo: come tutto è cominciato. Non è attuale, quindi, nel senso stretto del termine. Perché leggerla, rappresentarla, rianimarla dal punto di vista drammaturgico significa non tanto guardare quello che siamo, ma capire perché lo siamo diventati. E riderne, possibilmente, tenendo stretto l’amaro che quella risata porta con sé».

La commedia è ambientata a Parigi, dove vive Aurelie (Manuela Mandracchia), una donna un po’ stravagante, un po’ fuori dal mondo, ma amata da tutte le persone umili del suo quartiere: quando intuisce che un gruppo di cinici industriali e finanzieri hanno scoperto immensi giacimenti di petrolio nel sottosuolo, e intendono distruggere la città per riuscire a sfruttarli, non può esimersi dall’intervenire. Convoca allora altre amiche…

Una trama che è quasi una favola, ma che allude chiaramente – attraverso un’ironia surreale – alla parabola di un mondo che ha perso il suo legame vivifico con la natura e la bellezza e che guarda con più attenzione al cinico e ansiogeno interesse dei mercati, che all’incanto spontaneo ed essenziale di una fioritura…
È un mondo che ha scelto di comportarsi da “fantino” del pianeta e non da suo ospite, senza rispetto, come si dice nella commedia. Aurelie lo ritrae perfettamente in una battuta: «Cammino, Fabrice. E osservo i malvagi di Chaillot. Le loro labbra grigie. Gli occhi sfuggenti. E il riflesso di morte sul loro viso. I nemici degli alberi. I nemici degli animali. Li osservo mentre entrano dal barbiere, nelle saune. E ne escono sudici. Con le barbe finte. Leggo dentro di loro il progetto di abbattere il platano della piazza. Di gettare veleno ai cani di strada».
Un mondo popolato da cloni neri senz’anima, mossi dal cinismo e dalle ragioni del denaro, a cui la fantasia di Giraudoux oppone la forza dirompente, sincera dell’umanità un po’ ingenua, un po’ matta, un po’ clochard capitanata da Aurelie.

Sul palcoscenico del Rossetti questi personaggi si muoveranno su un pendio erboso (creata dallo scenografo Domenico Franchi) e saranno coloratissimi, come appaiono – per necessità e non per scelta – gli homeless, i veri poveri di oggi, abituati – sottolinea il costumista Andrea Viotti – a raccattare e accostare gli indumenti più diversi… La loro immagine fantasiosa e variopinta è un immediato contrasto al “nero” degli affaristi.

Lo spettacolo – con le luci di Pasquale Mari e le musiche di Antonio Di Pofi – conta su una compagnia numerosa, piena di energia che incarna con generosità i molti personaggi della pièce: accanto alla Aurelie della pluripremiata Manuela Mandracchia (una delle migliori attrici del panorama nazionale, reduce fra l’altro dal recente Festival del Cinema di Venezia per il film “I predatori”), e al Cenciaiolo di Giovanni Crippa saranno in scena Filippo Borghi (Martial), Emanuele Fortunati (Pierre), Ester Galazzi (Gabrielle), Andrea Germani (Prospettore), Mauro Malinverno (Barone), Riccardo Maranzana (Speculatore/Guardia), Francesco Migliaccio (Presidente), Jacopo Morra (Sordomuto/Jadin/Fognaiolo), Zoe Pernici (Irma), Maria Grazia Plos (Constance), Miriam Podgornik (Fioraia/Piccola Risparmiatrice/Salvatrice).

A Trieste lo spettacolo replica alle ore 20.30 fino dal 6 al 10 ottobre e domenica 11 ottobre alle ore 16. Per biglietti e prenotazioni e per acquistare nuovi abbonamenti si suggerisce di rivolgersi alla Biglietteria del Politeama Rossetti agli altri consueti punti vendita, o via internet sul sito www.ilrossetti.it. Informazioni anche al numero del Teatro 040.3593511.

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