La saga della famiglia Morassutti in un docu-film: da San Vito al Tagliamento a Roma, il ferramenta innovativo che amava il teatro
Pordenone – Il nome Morassutti, per chi è nato negli anni Sessanta ed ha passato la gioventù a Padova o a Roma o a San Vito al Tagliamento, ed era appassionato di costruzioni, fai-da-te e hobbystica, è legato in modo indissolubile ad una catena di negozi affascinanti, che hanno rivoluzionato il modo di approcciarsi agli acquisti sia degli addetti ai lavori che dei tuttofare casalinghi.
Non per nulla la ferramenta Morassutti nasce in Friuli, dove si impara a usare sega e martello in tenera età. Non pareva vero di aggirarsi tra gli scaffali in cerca di ispirazione, quando nei negozi “tradizionali” occorreva presentarsi con la lista precisa dei materiali da richiedere: posso dirlo per aver vissuto questa rivoluzione da piccola, quando mi aggiravo beata tra gli scaffali del punto vendita di via Merulana a Roma, iniziata ai lavori fai-da-te da mio nonno autore di stucchi artistici.
Così con grande emozione ho appreso la notizia dell’uscita del docu-film Memorabilia – Una Storia di Famiglia, a cura di un erede della dinastia, Giovanni Enrico Morassutti, attore, regista e più recentemente imprenditore culturale proprio in Friuli con la residenza artistica “Art Aia“.
Nei giorni scorsi Memorabilia è stato proiettato in anteprima al Catania Film Festival .
La sua creazione è una ricca raccolta di documenti, interviste e memorie – che molto deve agli archivi della Cineteca del Friuli – sull’avventura imprenditoriale della ditta Morassutti, finita purtroppo nel tritacarne dei loschi affari del faccendiere Sindona (non farò spoiler). La Morassutti aveva però creato una compagnia teatrale formata dai dipendenti – anche qui la grande lungimiranza dei fondatori: oggi si parlerebbe di attività di team building – che essendo fatta d’arte è sopravvissuta alla tempesta.
Abbiamo raggiunto Giovanni Enrico Morassutti, che è nato a Padova ed ha vissuto all’estero per molti anni, per parlare del suo lavoro e del suo rapporto con la nostra regione.
San Vito al Tagliamento è il luogo di origine della famiglia Morassutti e della sua avventura artistica e commerciale, mentre a Sesto al Reghena hai fondato la residenza artistica “Art Aia”. Dopo tante esperienze internazionali, quali motivazioni e/o opportunità ti hanno portato di nuovo in Friuli Venezia Giulia?
Il ritorno alle origini è avvenuto durante la pandemia. Come tante altre persone, sono andato in crisi e ho fatto tesoro di quel periodo per guardarmi dentro. Mi sono detto: “Se non sviluppo ora il progetto Art Aia, mi risulterà più difficile farlo quando sarò più vecchio.”
Continuo a mantenere le mie collaborazioni all’estero, ma di base ora sono in Italia.
San Vito al Tagliamento è il luogo d’origine della mia famiglia e della nostra avventura commerciale. Avevamo una casa vicino al passaggio a livello della ferrovia, dove un tempo c’era il primo negozio di ferramenta e dove andavamo spesso con i nonni. Nel circondario di Sesto al Reghena si trovava, invece, il centro dell’azienda agricola. Mio padre conserva una medaglia con l’iscrizione “Al merito dei collaboratori agricoli di Federico Morassutti”; Federico era il mio bisnonno, un imprenditore illuminato e benefattore. Sempre a San Vito costruì una scuola materna per i bambini del circondario.
Trovo unico e originale il fatto che le medaglie al merito venissero date anche ai collaboratori della ditta, nonché agli attori della Compagnia teatrale. Sono gesti che, a mio avviso, dimostrano attenzione, cura e rispetto verso i lavoratori.
Nella residenza internazionale per artisti ho organizzato diversi progetti, tra cui residenze, mostre e masterclass, come quelle del mio maestro di recitazione americano John Strasberg.
Art Aia – Creatives In Residence prende ispirazione dall’antico uso dell’aia agricola, ovvero un luogo di incontro e scambio tra le persone. Il focus sulla sostenibilità ambientale è venuto da sé, ispirato dal contesto naturale della campagna friulana e dalla necessità di preservare l’ambiente. Le mie esperienze maturate tra New York e Berlino, dove ho guidato La Dolce Berlin (un progetto di residenza artistica), credo arricchiscano il progetto friulano di una componente internazionale.
Il tuo docu-film è un bell’omaggio alla memoria. Come pensi che ciò che racconti possa essere di ispirazione in un mercato commerciale ed artistico così diverso da quello in cui gli antenati hanno iniziato la loro attività?
Credo che il senso di famiglia e di continuità dia sicurezza e permetta di investire in nuove progettualità. In fondo, noi siamo frutto del passato: nelle migliori situazioni impariamo a non commettere gli stessi errori, ma anche a mantenere gli aspetti positivi.
Il fulcro del mio docu-film è il senso di comunità che si era creato all’interno della ditta, la stessa comunità che ho trovato al Cafè la MaMa e all’Actors Studio di New York: luoghi dove le persone sono in contatto profondo, legate da una passione comune
Credo che oggi manchi questo senso profondo di comunità, anche se mi sembra ci siano dei tentativi tra i più giovani. Tuttavia, questi sono condizionati dai social media, che tendono a rendere la comunicazione più fredda e asettica. Questa storia non è solo il racconto di un’impresa, ma un pezzo della nostra storia italiana che spero possa essere un’ispirazione per le nuove generazioni. È uno spunto per riflettere su tematiche attuali e urgenti, come cosa significhi davvero fare impresa con etica in un contesto economico complesso come quello odierno e, soprattutto, su come l’arte – e il teatro in particolare – siano in grado di creare quei legami profondi e duraturi che resistono non solo al tempo, ma anche alle crisi più difficili.

Fin da quando avevo conosciuto la ditta Morassutti e la sua attività artistica, mi aveva colpito il binomio quasi impossibile ferramenta/teatro. Potresti raccontare come la vedi tu?
Per me, questo binomio rappresenta una caratteristica unica ed esemplare di welfare.
L’idea della compagnia teatrale venne infatti ad alcuni dipendenti della sede di Padova che i miei antenati sostennero per oltre dieci anni. Ancora oggi la compagnia esiste, sostenuta dalla Morassutti Group, a testimonianza di una serie di valori che resistono al tempo.
Nel mio docufilm, ho voluto concentrarmi sui ricordi degli ex dipendenti, inclusi quelli malinconici e nostalgici, legati al fatto che l’azienda venne venduta sotto le pressioni del faccendiere mafioso Michele Sindona.
Memorabilia – Una Storia di Famiglia è un omaggio alla storia di vita di questi splendidi anziani: la loro memoria e i loro ricordi sono il fulcro narrativo del racconto, intrecciati ai miei ricordi di New York. Una New York che purtroppo non esiste più, perché anch’essa è permeata da un eccessivo individualismo.
Puoi raccontarci di “Memorie di un marciatore“, basato sulla biografia di Abdon Pamich, anche questo girato in parte in Friuli Venezia Giulia? Qual è stato il tuo ruolo nella produzione?
Sono un attore che ama immedesimarsi profondamente nei ruoli che interpreta, siano essi positivi o negativi. Per me, immergermi nel mondo e nella vita di un altro essere umano è la parte più bella del lavoro.
In Memorie di un marciatore interpreto Druze, un soldato titino sadico e agguerrito contro i clandestini. Ho la sensazione che rappresenti un carnefice che crea un trauma nella vita del giovane Abdon Pamich, scolpendo nella sua memoria l’esperienza di esule.
Ho cercato di immedesimarmi in quel trauma attingendo dalla mia memoria emotiva
Qual è il legame del docufilm “Memorabilia” con il territorio?
Il legame del docufilm con il territorio friulano è fondamentale. La narrazione parte direttamente da San Vito al Tagliamento, luogo d’origine della storia della famiglia Morassutti e della ditta stessa. Non solo racconta la storia aziendale e familiare, ma integra anche elementi attuali legati al Friuli Venezia Giulia, come un’intervista a John Strasberg, registrata quando è venuto a tenere una master class proprio presso Art Aia – Creatives In Residence, con sede a Sesto al Reghena.
Un elemento cruciale nella realizzazione del film è stata la collaborazione con La Cineteca del Friuli, che ha accolto il progetto docu-filmico mettendo a disposizione alcuni documenti fotografici rari del paese di San Vito, al fine di preservare la memoria storica del Friuli.
Art Aia, che è anche co-produttrice del docufilm, ha pubblicato in passato delle mostre digitali su Google Arts & Culture, come La Storia della Mezzadria e Le 10 gemme nascoste del Friuli, che promuovono la storia locale e ambientale del territorio su una piattaforma globale.
Infine, nel pordenonese, ho girato il mio primo docufilm, Personal Dream Space, sulla storia del Method Acting e del Processo Organico Creativo.
In sintesi, il docufilm Memorabilia – Una Storia di Famiglia utilizza la memoria del territorio come punto di partenza e proietta le esperienze artistiche e commerciali da esso originate verso uno scambio e una visibilità internazionale.
A proposito di docufilm, mi sembra di capire che sia il genere che rimane più nelle tue corde. Ha a che vedere con la tua formazione artistica?
Sono stato formato nella ricerca della spontaneità della vita.
Il lavoro della scuola realista si basa su una componente profondamente personale e connessa alla verità.
Il docu-film mi consente di essere molto aderente alla realtà. Certo, quando si riesce a portare quella stessa vibrazione nel film narrativo, succede qualcosa di straordinario. È come se si andasse oltre la vita, o per lo meno la si sublima.
Puoi raccontarci qualcosa su Art Aia – Creatives In Residence? Perché proprio a Sesto al Reghena? Chi sono gli ospiti, qual è la loro espressione artistica prevalente? Chi può richiedere una residenza? Puoi dirci qualcosa sul progetto Climate Change Theatre Action 2025?
Art Aia è una residenza internazionale aperta ad artisti multidisciplinari. Riceviamo richieste da tutto il mondo.
Gli artisti interessati possono inviare una proposta di progetto o candidarsi tramite il modulo online per trascorrere un periodo in residenza, durante il quale sviluppare la propria pratica e il processo creativo.
Negli ultimi anni, il focus si è spostato sulle pratiche artistiche sostenibili e sul teatro contro il cambiamento climatico, grazie alla collaborazione con il Center for Sustainable Practices in the Arts e, dal 2021, con The Arts and Climate Initiative di New York. La scelta di Sesto al Reghena è motivata dal fatto che si tratta di un luogo immerso nella natura, particolarmente ispiratore per i temi della sostenibilità.
Sono infatti attivo da anni nel campo del teatro contro il cambiamento climatico, in particolare con il festival mondiale Climate Change Theatre Action. Questa iniziativa si svolge in concomitanza con gli incontri delle Nazioni Unite sull’emergenza clima e io ne sono diventato il referente nazionale.
Ad esempio, nel Novembre 2025 abbiamo organizzato un evento a Torino in collaborazione con WWF ed Earthink Festival per il decimo anniversario del progetto Climate Change Theatre Action, con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sulla questione climatica.
Cosa dobbiamo aspettarci ancora da Giovanni Morassutti in Friuli Venezia Giulia? Sono certa che hai altri progetti!
Memorabilia – Una Storia di Famiglia al momento sta circolando nei festival cinematografici: abbiamo debuttato di recente al Catania Film Fest in Sicilia. Non vedo l’ora di organizzare altre proiezioni ufficiali. Sarà l’occasione perfetta per restituire al territorio la storia che ha avuto le sue radici proprio in Friuli Venezia Giulia, celebrando così la sua identità e il suo valore.
Nonostante il desiderio di tornare all’estero per nuove ispirazioni e opportunità, vorrei realizzare, in qualità di regista, un film drammatico tratto da una pièce teatrale. Sul fronte della recitazione ho ricevuto la proposta per un ruolo da protagonista con un regista di talento, e non vediamo l’ora di iniziare le riprese. Parallelamente, il mio impegno per il Friuli Venezia Giulia si concretizza in un ambizioso progetto a lungo termine che celebra il connubio tra arte e natura. In collaborazione con una rete di artisti sparsi in tutto il mondo, vogliamo dare vita a uno spazio artistico multidisciplinare, un polo creativo concepito e gestito nel totale rispetto dell’ambiente.


