“Mi stai a cuore” a scuola e in famiglia: la risposta sorridente alle passioni tristi

Trieste – Quanto parlare di affettività in questo periodo, analfabetismo affettivo, affettività possessiva, deserto affettivo.

“Dove vado a Natale?” mi chiese un giorno una studentessa a ridosso di Natale, domanda che non capivo, ma poi chiarì: “Sa, se vado da mio padre, la mamma si arrabbia e così pure se vado da mia madre, si arrabbia lui”.

In un altro momento, uno studente mi rivelò un suo disagio famigliare, perché voleva parlare con suo padre, ma, pur in una famiglia unita, il padre era talmente pieno di lavoro da non trovare mai il tempo per lui.

Se manca la sponda educativa positiva famigliare, scolastica, sociale, allora entrano in campo i persuasori neppure tanto occulti. Un giorno durante un dialogo in classe, in cui si discuteva del perché frequentare la scuola, una studentessa, molto loquace e disinibita, dichiarò che le tante assenze, comprese le sue, erano dovute al fatto che “Non ci pagate, se ci pagaste…”. Mi si accese una spia rossa di curiosità e di sorpresa, ma soprattutto di preoccupazione, perché stava entrando a mani piene, in quelle giovani coscienze indifese, l’idolatria del denaro come viatico emotivo dominante della vita.

Se infatti si formano vuoti di passioni felici, si apre la porta delle passioni tristi, dove sovrano è il sé in competizione con altri sé o il sé suddito di suggestioni potenti quanto inconsistenti e demolitive, come le alterazioni psicofisiche, come i morbosi assalti alla libertà altrui in nome di un malinteso sentimento di amore, diffuso, come purtroppo abbiamo dovuto constatare, soprattutto nei maschi, ma non solo in loro. E sappiamo che tali passioni tristi stanno piovendo a dirotto sui più giovani nella distrazione di un’opinione pubblica adulta e anziana in altre faccende affaccendata e per giunta spesso disincantata.

Tutto può invece ripartire, ricordando la grande eredità di don Milani, dal suo “mi stai a cuore”, che adulti e anziani possono far piovere giorno per giorno su ragazzi che chiedono più attenzione personale, più presenza affettiva, più cuori aperti ai loro sogni, più pulizia nei sentimenti e a cui si può dire con fiducia, come diceva Gandhi: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.

(Silvano Magnelli è stato docente di Diritto ed economia presso gli ITC di Trieste e dirigente scolastico, NdR)

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