Morbillo: sette persone infettate a Trieste nel giro di pochi giorni e una morte sospetta

Trieste – Sono saliti a sette i casi accertati di morbillo a Trieste, di cui quattro riguardano operatori sanitari. Fra questi emerge un caso di morte sospetta, dopo che il virus è stato rintracciato in un paziente affetto già da polmonite e altre patologie.

Secondo quanto rende noto l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste (AsuiTs), non è ancora possibile stabilire quali di queste siano le cause del decesso.

Bisognerà, per questo, attendere la prossima settimana, quando verranno resi noti nuovi aggiornamenti sull’estensione del focolaio.

“Era abbastanza prevedibile”, secondo il direttore del dipartimento di Igiene e sanità pubblica, Riccardo Tominz, “che prima o poi vi fosse un focolaio, perché il tasso di vaccinazione è molto basso.

A livello locale resta complessivamente all’87%”, un dato “ben al di sotto della soglia dell’immunità di gregge che è del 95%”. La vaccinazione, ricordano gli esperti, pur se altamente consigliata rimane facoltativa anche tra il personale sanitario.

“Al momento – ha affermato il direttore del dipartimento di infettivologia dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste (Asuits), Roberto Luzzati – non possiamo parlare di epidemia, ma dobbiamo parlare di focolaio di morbillo”.

I primi 5 casi riguardavano una donna di 58 anni con una forma grave della patologia, due operatori sanitari – che non avevano fatto la profilassi – e altre due persone, immunodepresse, su cui inizialmente non era stata diagnosticata la malattia.

Il direttore sanitario dell’Asuits, Aldo Mariotto, ha sottolineato che “È stato subito attivato il protocollo e abbiamo effettuato i controlli del caso su circa 200, 250 soggetti entrati a contatto nei vari reparti con le persone infette. La situazione è sotto controllo e non desta preoccupazione”.

Attualmente, come detto, la copertura vaccinale totale in Friuli Venezia Giulia è dell’87%; nei nati dal 2015 è del 92%, nella fascia d’età 1-17, a Trieste, del 90%.

Il morbillo – precisano i vertici dell’azienda sanitaria – è una patologia che può avere serie conseguenze.

Al momento, sui controlli effettuati su 250 addetti, solo cinque persone del personale sanitario sono risultate non coperte dal vaccino.

Quel che è certo è che l’ambiente ospedaliero è frequentato anche da volontari e familiari, che nel caso di mancanza di copertura possono essere colpiti dalla malattia e a loro volta infettare persone immunodepresse che si trovano nella struttura.

Le vaccinazioni sono indispensabili per scongiurare il rischio di epidemia.

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