Persone migranti nel degrado del Silos di Trieste, incontro con un gruppo di cittadini

Trieste – Lo scorso sabato 2 marzo una rappresentanza di cittadini di Trieste e di altre città ha partecipato ad una iniziativa di incontro con le persone migranti che trovano rifugio nel “Silos” un edificio abbandonato nei pressi della stazione centrale di Trieste, organizzata da alcune associazioni di volontariato che si occupano di accoglienza.

“Si è trattato – ha spiegato su “Facebook” “Linea D’Ombra”, una delle associazioni coinvolte – di un momento ludico, di conoscenza più che di beneficenza” (https://www.facebook.com/lineadombraODV)

Situazione al Silos bloccata da anni

La situazione al “Silos” è ormai bloccata da anni. Dal termine della pandemia il flusso dei migranti della “Rotta balcanica” è ripreso con vigore, anche a causa dell’aggravarsi della situazione geopolitica internazionale, e il Silos, per la carenza di posti in strutture alternative, è tornato a riempirsi di persone in cerca di riparo. In una situazione di gravissimo degrado.

Anche il vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi, nelle scorse settimane si era recato presso il Silos per visitare le persone migranti.

Le azioni di Coop Alleanza 3.o proprietaria del Silos

L’ex magazzino di granaglie è attualmente di proprietà della Coop Alleanza 3.0, che da tempo sta tentando di rivenderlo affinché sia destinato ad usi di pubblica utilità.

In una conferenza stampa citata da Ansa.it, Domenico Costa, del Cda di Coop Alleanza 3.0, ha riferito di aver chiesto alle istituzioni della Repubblica “di prendersi le loro responsabilità sul Silos” sottolineando che la notorietà ormai internazionale della situazione triestina è “evidenza quotidiana dell’omissione di un atto che si potrebbe definire d’ufficio”.

“Tutti gli atti che Coop Alleanza 3.0 ha effettuato nel corso delle ultime settimane e mesi – ha rimarcato Costa – è finalizzato alla tutela dei migranti e al sollecitare una risposta che la legge affida alle pubbliche istituzioni”, precisando che in questo quadro si deve leggere anche la denuncia dell’occupazione presentata nell’agosto scorso.

Questa se da un lato era “un atto dovuto a tutela degli amministratori della società” dall’altro “voleva denunciare il paradosso della situazione” e invocare “che rispetto all’evidenza ciascuno si prendesse le proprie responsabilità” perché “ci fosse la possibilità di porre fine a questa situazione e non per ragioni mercantili”, ha affermato.

Per Costa la cooperativa ha “sempre cercato di essere dalla parte degli ultimi” ma da sola non può risolvere il problema perché il “Silos è una struttura enorme, fatiscente e vincolata” che Coop sta cercando di vendere “per restituirla alla città”. Un percorso che “non è ostacolato dalla questione migranti” ma dal fatto che si attendono “permessi da parte del Comune e della Regione”. Costa ha respinto ogni responsabilità di Coop per la situazione: “La struttura non può essere chiusa per le sue caratteristiche. Peraltro non si può chiudere con le persone dentro”, ha concluso.

Una possibile alternativa

Ancora nel 2022, le associazioni che si occupano di assistenza alle persone migranti avevano inviato al sindaco Roberto Dipiazza evidenziando come nei pressi dello stesso Silos, in via Gioia, esista un edificio chiuso da tempo, parzialmente ristrutturato, che poteva essere destinato all’accoglienza ( vedi l’articolo che ricorda la vicenda sul sito meltingpot: https://www.meltingpot.org/2024/03/trieste-in-via-gioia-uno-spazio-di-accoglienza-negato-a-due-passi-dal-silos/?fbclid=IwAR3GucY5C57rc1aQ-ypGS1jULF8UEeTgqVgII8nIk33KvKnuH3T8el7wG0Y)

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