“Poetics of Post Anthropocene” personale di Tomaž Milač al DoubleRoom di Trieste

Trieste – S’inaugura, giovedì 5 maggio alle ore 18 presso il DoubleRoom arti visive di Trieste, la mostra “Poetics of Post Anthropocene” a cura di Matija Plevnik, che racconta tutti i possibili scenari immaginati dall’artista sloveno Tomaž Milač in una futuristica era post umana. L’epoca geologica attuale, contrassegnata dalla presenza dell’essere umano, che con le sue attività è riuscito con modifiche territoriali, strutturali e climatiche a incidere sui processi geologici, è dunque sul finire e nuove prospettive, caratterizzate da una seducente poetica del post umano e da una natura che con la sua energia guarisce e rigenera tutto, si affacciano sul pianeta. Una decina di quadri ad olio di grande formato, frutto del lavoro di semi isolamento degli ultimi anni, trasmettono così in infinite declinazioni un messaggio di calma e pacifica riappropriazione della natura degli spazi prima colonizzati dalla presenza umana.

A inquadrare la poetica della ricerca visiva di Milač, Matija Plevnik, curatore della mostra che ben sottolinea: “Lo spettro narrativo che emerge dall’incontro con l’opera dell’artista di Celje Tomaž Milač si manifesta certamente in modo piuttosto diretto e potente. Qui, l’atteggiamento candidamente impegnato e coinvolto, presentato attraverso l’ambiente figurativo nella declinazione della Pop art, è intensamente narrativo. Milač, consapevole della realtà del momento attuale come artista sloveno, agisce con la prevista reattività in ambito pubblico, basandosi anche sulla propria esperienza intima. Con lui, l’enunciazione sicuramente complementare dei contenuti, derivata sotto forma di pittura bidimensionale convenzionale, di un’installazione o di un video, assume solitamente un carattere ontologicamente sociale. Si potrebbe forse affermare che l’approccio visivo dell’autore alla questione in esame è una sorta di raffinata combinazione della pratica corrente, tecnicamente spesso supportata da un’esecuzione mista, in forma di “collage”. In sintesi, nell’eccesso di espressività mediatica visiva generale, l’artista si muove nel campo del discorso attraverso le immagini, che sono ricche di ornamenti visivi simbolici e di riferimenti percettivi. Così, riprendendo la narrazione desiderata, Milač non evita i contenuti, e le indicazioni dei titoli delle sue opere sono volutamente sempre chiare e dirette.”

Tomaž Milač, classe 1978, dopo aver terminato il liceo di design e fotografia a Lubiana, si iscrive all’Arthouse College for Visual Arts sempre a Lubiana,  prosegue con gli esami di pedagogia presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Maribor. Le sue opere sono state esposte in Slovenia e all’estero, ha preso parte a residenze di pittura per artisti, e nel 2003 ha ricevuto il secondo premio al Balkan Youth Festival in Grecia. Durante i Giochi Olimpici del 2012 a Londra, ha rappresentato la Slovenia come artista, esponendo il suo lavoro in una mostra collettiva al Barbican Centre. Nella sua pratica artistica, intreccia una varietà di tecniche e utilizza diversi media, tra cui fotografia, grafica e collage. Opera a Celje, dove si trova il suo studio, nel quartiere artistico della città.

A parlare  della sua ricerca pittorica è lo stesso artista : “Facendo un confronto tra il mio diploma di laurea, incentrato sulla Pop art, e il mio stile attuale, tangente all’astrazione ma con una forte presenza di oggetti contestuali, sovrapponendo i miei colori precedentemente puristici alla tavolozza più lugubre che ora uso, penso che in questi quasi dodici anni passati, sia avvenuta qualche trasformazione fondamentale.

Eppure, anche il contrasto tra le prime opere e quelle più recenti, contiene questo filo conduttore che appare onnipresente: il mondo, in particolare gli scorci di esso che ottengo attraverso i media, la violenza, le catastrofi, sia artificiali che naturali, la sofferenza umana e questa stupefacente dualità tra essere uno spettatore del mondo e un partecipante attivo in esso.

Lo stile delle opere è ora invece semi-figurativo, e queste conservano addirittura il potere del collage da cui derivano: un’intrusione del “mondo reale” nel mondo artistico e un’inclusione di oggetti pseudo-reali in ambienti tipicamente non loro. Allo stesso modo vedo lo spazio della galleria coinvolto in una gigantesca osmosi con il mondo esterno, piuttosto che come un’entità isolata che ne è distante.

Questo dialogo tra arte e mondo, questa dualità tra comportamento passivo e attivo, questo antagonismo tra l’essere in uno spazio geografico preciso, ma comunque abbastanza globalizzato per comprendere la condizione umana in altri territori  – sentirsi impotenti contro di essa, ma allo stesso tempo cercare di sfidarne la realtà con qualunque mezzo dato – , io in quanto artista ed essere umano, posso cambiarlo: è proprio ciò che mi fa andare avanti.”

DoubleRoom arti visive, via Canova 9, Trieste 5 > 8 maggio 2022 dalle 17 alle 19; info al link http://doubleroomtrieste.wordpress.com;  https://www.facebook.com/doubleroomtrieste

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