Pratici, versatili e anche deducibili: tutti i vantaggi dei buoni pasto

Nell’ambito del welfare aziendale, stanno riscontrando un grandissimo successo i buoni pasto, benefit che l’azienda eroga ai suoi dipendenti. Perché piacciono così tanto? La cultura del benessere aziendale è ormai ampiamente diffusa nelle imprese e nelle industrie e, in tale ottica, è importante garantire ai collaboratori una pausa pranzo soddisfacente. Le mense aziendali non sempre possono garantire la piena soddisfazione dei collaboratori, perché offrono poche opzioni di pasto che potrebbero non essere gradite. In tal caso i dipendenti devono mangiare fuori, mettendo però mano al portafogli. A meno che non utilizzano per l’appunto i buoni pasto, benefit che possono essere spesi in bar, pizzerie e ristoranti convenzionati per acquistare i propri cibi preferiti, senza mettere mano al portafogli. In alternativa i ticket, cartacei o elettronici, possono essere usati anche per acquistare cibo nei supermercati e online, preparandosi così il pranzo da casa, oppure per ordinare cibo da asporto.

Oltre ai benefici di natura pratica, in ottica di welfare aziendale, è opportuno sottolineare un altro vantaggio tangibile: la deducibilità. Con il termine deducibile si fa riferimento a tutte quelle spese che si possono sottrarre dagli incassi per poi abbassare la base imponibile e, quindi, pagare meno tasse. Ad esempio, un costo deducibile al 100% può essere sottratto totalmente dalla base imponibile, cioè dai ricavi meno le spese.

I costi sostenuti per acquistare i buoni pasto sono a tutti gli effetti spese deducibili ai fini dell’IRES (Reddito delle Società). Un vantaggio finanziario per le aziende, ma anche un ottimo strumento per aumentare il benessere dei dipendenti e stimolare la loro produttività. Il discorso è però piuttosto complesso e articolato, perciò rimandiamo ad una guida approfondita di una fonte autorevole che spiega nei dettagli come funziona la deducibilità dei buoni pasto.

I vantaggi garantiti dai buoni pasto però non si fermano alla deducibilità, ma offrono anche la massima flessibilità nella gestione dell’orario di lavoro. I datori di lavoro infatti possono pianificare al meglio le pause pranzo, senza scontentare nessuno dei dipendenti che anzi diventano più collaborativi e affiatati sul lavoro. Tutto questo si traduce non solo in una maggiore produttività, ma anche in una notevole riduzione del tasso di assenteismo e di turnover.

Un collaboratore gratificato vuole restare nell’azienda dove si sente valorizzato e apprezzato e, per un senso di riconoscenza, tende a dare il meglio di sé senza risparmiarsi ma anzi puntando al massimo risultato. Ne trae beneficio anche la reputazione dell’azienda, che risulta più appetibile e attraente agli occhi dei migliori talenti del settore.

A meno che non sia esplicitamente previsto da un contratto aziendale, i buoni pasto non sono un diritto per il dipendente. Tuttavia è in costante aumento il numero di datori di lavoro che, avendo tastato con mano la convenienza di questa soluzione, vi fanno ricorso come strumento di welfare aziendale per aumentare il grado di soddisfazione dei collaboratori.

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