Presentata al Verdi di Trieste la stagione di lirica e balletto 2023-24

Ecco finalmente una stagione che si prospetta intrigante e con alcune scelte per nulla scontate rispetto alla tendenza che purtroppo aveva desolatamente segnato la Fondazione teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste negli anni nei quali a guida dell’ente era Stefano Pace.

Alla presentazione del cartellone 2023-24 alla presenza del pubblico e della stampa, nella cornice della Sala principale del teatro e con il graditissimo intervento dell’orchestra e del coro della Fondazione, il sovrintendente Giuliano Polo e il direttore artistico Paolo Rodda hanno raccontato in poche pennellate i tratti salienti degli otto titoli previsti, indicando anche i particolari degli artisti che arricchiranno la stagione con la loro presenza.

L’inaugurazione sarà affidata a «Manon Lescaut», anticipando di qualche mese così le celebrazioni del centenario della morte di Puccini che certo segneranno il 2024 del mondo della lirica con tante scelte dedicate al compositore toscano. Una regia nata da una felice coproduzione dei teatri d’opera di Montecarlo ed Erfurt nel 2022 e firmata da Guy de Montavon. Un allestimento che i melomani più tradizionalisti forse non apprezzeranno fino in fondo, ma che ha ottenuto il plauso della critica internazionale e segna il passo della direzione del Verdi alla costruzione di un pubblico ringiovanito e attento, capace di accogliere nuove proposte e stare al paso con l’evoluzione culturale del migliore teatro europeo come negli anni gloriosi del passato non più tanto recente – ad esempio quando Raffaello de Banfield catalizzava sul palcoscenico triestino titoli inediti, prime assolute, e venivano scoperti nuovi talenti -. Fra le voci Lana Kos e Roberto Aronica diretti dalla bacchetta di Gianna Fratta.

Un viaggio nel fantastico forse può essere la traccia sottile che lega alcune delle scelte artistiche, ha raccontato il direttore artistico e così a seguire il Verdi propone una nuova produzione, in collaborazione con Aslico e il teatro statunitense Opera Carolina «Die Zauberflöte» [Il Flauto Magico] di Mozart. Testo recitato in traduzione italiana e brani musicali nell’originale tedesco. Regia, scene e costumi sono affidati a Ivan Stefanutti.  Anche in questo caso godremo di un’altra direzione musicale al femminile con la bacchetta di Beatrice Venzi, mentre fra i giovani cantanti si attende di ascoltare il soprano Caterina Sala e il tenore Paolo Nevi.

A gennaio 2024 sarà il turno di un’opera seria di Donizetti, «Anna Bolena»,  in coproduzione con Arena di Verona, diretta da Francesco Ivan Ciampa, per la regia di Graham Vick. Tra gli interpreti Salome Jicia e Laura Verrecchia.

Il mese del carnevale riapre allo spirito della fantasia e delle maschere con un ritorno felice e atteso di un titolo che da vent’anni manca da Trieste, «Ariadne auf Naxos» di Strauss. Se il cast è in via di definizione, due certezze accendono già l’attesa per il successo garantito dello spettacolo: la prima è la direzione dell’italiano Enrico Calesso ormai da anni impegnato in area germanofona, primo direttore ospite del Landestheater di Linz e direttore musicale di Würzburg in Baviera. La seconda, ma certo non per importanza, è la scelta estetica dell’allestimento già co-prodotto dal Comunale di Bologna assieme alla Fenice di Venezia e al Massimo di Palermo e affidato alle mani di un formidabile team britannico: la regia brillante, divertente e onirica dello scozzese Paul Curran e i magnifici costumi e le scene di grande impatto dell’inglese Gary McCann – illuminate magistralmente da Howard Hudson -. Davvero uno spettacolo di grande classe!

Seguirà per accontentare un gusto più popolare «Nabucco» in una messa in scena che arriva da Zagabria per la direzione di Daniel Oren che molto del pubblico tradizionale del Verdi continua ad apprezzare.

Così anche «La cenerentola» rossiniana nello storico allestimento del Carlo Felice di Genova firmato da Lele Luzzati di fine anni Settanta, strizza l’occhio a quegli spettatori meno avvezzi agli stilemi del teatro d’opera contemporaneo e che accoglieranno di certo volentieri la regia di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi. Sul podio ancora Enrico Calesso, nel ruolo di Angelina, Laura Verrecchia; Giorgio Caoduro in Dandini, mentre ascolteremo come Don Ramiro la voce di Dave Monaco già atteso sul palco di Trieste ma che per fortuite coincidenze non ha ancora potuto calcare.

Per quanto riguarda la pagina del balletto, è riproposto il felice connubio fra la Fondazione e l’Opera di Lubiana con l’italiano Renato Zanella, già per anni direttore del ballo alla Staatsoper di Vienna e ora a guida del corpo di danzatori della capitale slovena. Dopo il successo sperimentato nella scorsa stagione con «Romeo and Julia», il prossimo anno sarà la volta di ospitare una «Giselle» di Adam, in versione classica, poiché come ha affermato lo stesso Zanella:

           “Il Classico, a mio parere, è il nuovo moderno; quindi, ritengo che confrontarsi con la tradizione DOC, quella vera e fondante, sia una sfida, ma anche un momento di grande ispirazione. Il balletto romantico non deve mancare nel repertorio di un teatro storico. Perciò con questa produzione siamo davvero tutti felicissimi di tornare da voi!”

Conclusione di stagione a giugno 2024 con un dittico prezioso: «Il castello del duca Barbablù» di Béla Bartók, in un nuovo allestimento della Fondazione per la regia di Henning Brockhaus, che già di per sé desta notevole interesse. Ad esso, si aggiunge un’opera presentata in prima assoluta lo scorso anno: «La porta divisoria» una vera chicca di fine anni Cinquanta su libretto di Giorgio Strehler (da «La Metamorfosi» di Kafka) e la partitura di Fiorenzo Carpi, commissionata da Victor De Sabata per il teatro scaligero, che era stata inserita in cartellone per due stagioni successive a Milano, però mai eseguita, in quanto mancante della musica dell’ultimo quadro mai ultimato dal compositore. L’opera vide la luce quindi, solo lo sorso 2022 al Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, essendo stata affidata la scrittura della quinta parte incompleta ad Alessandro Solbiati (a Trieste avevamo potuto apprezzare la sua capacità compositiva in Tripcovich nel 2009 con la sua prima opera teatrale «Il Carro e i Canti»). Maestro concertatore del dittico d’eccezione, Marco Angius, che diresse a Spoleto la prima de «La porta divisoria» lo scorso anno.

Alla presentazione della stagione, in sala, era presente anche il soprano Fiorenza Cedolins, direttore artistico del Giovanni da Udine che accoglierà nella stagione 2023-24 alcune delle opere, a partire da «Manon», nella salda tradizione che lega la Fondazione lirica a tutto il territorio regionale.

Il 4 luglio apre la campagna abbonamenti, con il mantenimento di una politica dei prezzi senza aumenti, diverse proposte di riduzioni, specie per i più giovani. Una nuova veste grafica del sito web del teatro, più agile e funzionale, accompagnerà di certo in modo più efficace l’avvio di questa nuova, promettente prossima stagione.

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