“Mi abbatto e sono felice” di e con Daniele Ronco per due serate al Rossetti

Trieste – Uno spettacolo “ecosostenibile” – “Mi abbatto e sono felice” di e con Daniele Ronco, ospite il 22 e 23 aprile del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – corona una stagione in cui con decisione, il direttore Paolo Valerio ha avviato una linea di riflessione dedicata al tema del rispetto per l’ambiente.

Già a partire dalla scorsa estate, infatti, il Teatro Stabile si è fatto portatore – attraverso i linguaggi della scena – di un messaggio di sensibilizzazione sulla fragilità della natura e sull’urgenza di tutelarla: ad esempio attraverso il video “Natura io ti ringrazio. Il mio Carso è duro e buono” girato fra danza e poesia sul territorio interessato dai devastanti incendi del 2022 e diffuso nel primo anniversario in collaborazione con il FAI FVG, oppure con gli spettacoli delicati e green concepiti per il Parco di Miramare, e portati in scena senza l’uso di luci – si sfrutta quella del tramonto – o strutture invasive, fra tutti “Green Shakespeare: Trees Storms Flowers and the Moon”. Nel corso della stagione il rispetto per l’ambiente è stato anche focale sul piano dei contenuti, basti pensare a “Il Vajont di tutti” e al progetto collettivo “VajontS 23”- a cui lo Stabile ha preso parte – ispirato da Marco Paolini, oppure all’interessante laboratorio-spettacolo “Le cronache della discarica” a cura di Paola Bonesi e sostenuto dall’Assessorato all’Ambiente della regione, rivolto agli allievi delle scuole elementari e mirato all’educazione al riciclo…

Ed ecco che ora il cartellone di “Scena contemporanea” propone uno spettacolo completamente concepito nel segno del Green. “Mi abbatto e sono felice” – ispirato a “La decrescita felice” di Maurizio Pallante – è un monologo di Daniele Ronco a impatto ambientale “0”, autoironico, dissacrante, che vuole far riflettere su come si possa essere felici abbattendo l’impatto che ognuno di noi ha nei confronti del Pianeta. Lo spettacolo non utilizza energia elettrica in maniera tradizionale. Si autoalimenta, grazie allo sforzo fisico prodotto dall’attore in scena: pedalando per un’ora intera su una bicicletta recuperata nel garage del nonno, fa girare una dinamo collegata ad un faro, che si illumina a seconda dell’intensità della pedalata. Non sono presenti altri elementi scenici, le musiche sono live – è lo stesso attore ad accompagnare il pubblico in alcune esperienze sensoriali, suonando uno strumento a percussione in legno, realizzato a mano da un artigiano africano – i costumi sono essenziali e recuperati dal guardaroba di nonno Michele (il nonno dell’autore e interprete, dalla cui lezione nasce l’idea di questa produzione).

Disagio, crisi, scarsa produttività, povertà, inquinamento, surriscaldamento globale… «Ma come, nell’era del benessere ci sono tutti questi problemi?!» si chiede Daniele Ronco. «La felicità dell’uomo occidentale pare essere direttamente proporzionale a quanto produce e quanto consuma: producendo si ottiene denaro e più denaro si possiede, più si consuma e ci si sente felici. Siamo certi di questa affermazione? Pensiamo per un attimo alla tensione che scorre all’ora di punta nei centri delle città, quando basta un clacson per far scoppiare una rissa. Pensiamo all’invidia nei confronti di chi ottiene un passaggio di livello, ai continui piagnistei delle persone davanti a uno spritz, ai milioni di finanziamenti suicidi per assicurarsi un’ automobile da 40.000 euro, alle farmacie prese d’assalto da una popolazione malata e acciaccata. Vi sembrano segni di un popolo felice? Eppure i capi dei governi invitano a consumare di più, a produrre di più, con un’ inevitabile incremento della frustrazione umana. (…) Dall’altra parte gli stessi capi dei governi parlano dei problemi di inquinamento, rifiuti tossici, surriscaldamento globale… Anche qui si riscontra un paradosso non indifferente. (…) Siamo la specie più invasiva della Terra, accecata da un materialismo dilagante. L’ipocrisia è all’ordine del giorno. In tutto questo, l’unica ancora di salvezza è l’Amore. L’unica variabile impazzita, l’unica variabile a sfuggire alle leggi della fisica e della chimica. L’amore per sé stessi, per le altre creature e per il pianeta che ci ospita potrà salvarci da un declino altrimenti inarrestabile. L’amore non costa, non crea PIL, non inquina, è scomodo perché fa ammalare di meno, perché sfugge alle statistiche, perché non è tassabile, almeno per ora».

“Mi abbatto e sono felice” va in scena alla Sala Bartoli lunedì 22 aprile alle ore 21 e martedì 23 alle 19.30. I biglietti sono disponibili alla Biglietteria del Politeama Rossetti e nei circuiti consueti del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: www.ilrossetti.vivaticket.it Informazioni sul sito www.ilrossetti.it e allo 040.3593511.

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