Reperti preromani a Trieste, la Soprintendenza: uno dei più importanti ritrovamenti degli ultimi decenni

Trieste – Gli scavi per alcuni lavori sul Colle di San Giusto a Trieste hanno permesso di trovare reperti che dimostrano la presenza di insediamenti preromani nella zona.

Durante i lavori di sostituzione delle vecchie condotte di ghisa grigia in via Capitolina sul colle di San Giusto sono stati rinvenuti alcuni resti archeologici.

Le verifiche della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia hanno svelato uno dei più importanti ritrovamenti degli ultimi decenni, che dimostra la presenza di insediamenti preromani nell’area del colle.

I lavori

AcegasAspAmga sta svolgendo in questi giorni i lavori relativi all’importante intervento di risanamento e ammodernamento delle reti gas, acqua ed energia elettrica sul Colle di San Giusto.La Soprintendenza, sulla base della Valutazione dell’Impatto Archeologico obbligatoria per tutte le opere pubbliche, aveva prescritto per questi lavori sondaggi esplorativi e la sorveglianza continua da parte di impresa archeologica specializzata.

La zona infatti è nelle immediate adiacenze del nucleo centrale della città romana, con i suoi più importanti edifici pubblici.In questi giorni sono venuti alla luce alcuni interessanti reperti nella piazza della Cattedrale, dove i tecnici di Archeotest srl, incaricati da AcegasApsAmga, hanno identificato una scoperta di assoluto rilievo: un focolare risalente all’età protostorica che confermerebbe la tesi di un insediamento sul castello di San Giusto in epoca preromana. Secondo gli archeologi presenti sul posto si tratta decisamente del ritrovamento più importante degli ultimi decenni.

I dettagli dei rinvenimenti archeologici

La messa in luce di una struttura muraria entro una trincea parallela alla facciata del ricreatorio “Toti” ha indotto ad effettuare un allargamento dello scavo archeologico, fino ad ottenere un sondaggio, pur parzialmente disturbato da sottoservizi precedenti e dagli apparati radicali delle piante, opportunamente salvaguardati.

Alla base è stata così scoperta una sequenza stratigrafica completamente nuova e inedita per l’area: una sistemazione di pietre di forma e dimensioni diverse e con andamento nord-sud in connessione con un’area circolare, scottata dal fuoco e coperta in parte da un accumulo di cenere.

Le caratteristiche del contesto permettono di ipotizzare la presenza di una struttura realizzata con materiali deperibili, probabilmente una capanna con al centro un focolare. Un secondo livello di calpestio, individuato subito a nord di questo e in relazione con la cenere, potrebbe indicare più livelli di frequentazione della stessa struttura.

I materiali ceramici (per lo più frammenti di pareti) rinvenuti all’interno di questa sequenza stratigrafica sono riferibili ad un periodo compreso fra la tarda fine dell’età del bronzo e l’età del ferro (IX-VI secolo a.C.).

Di altrettanto interesse è la risistemazione che, a distanza di svariati secoli, si imposta direttamente sopra i livelli protostorici, ed è invece riconducibile ai più antichi momenti della presenza romana a Trieste.

Quasi tutta l’ampiezza del saggio è infatti interessata dalla preparazione di una superficie pavimentale (a cui appartengono probabilmente dei blocchi di cocciopesto, trovati nella distruzione superiore), che a sua volta si collega con un imponente pilastro (m 1,20 x 1,20, per un’altezza conservata di circa un metro): eseguito con grande cura, esso conserva tre dei quattro lati ancora coperti da intonaco di colore bianco, dello stesso tipo degli abbondanti frammenti recuperati in uno scarico di materiale edilizio, comprendenti anche elementi modanati, che ci riportano al primo stile pompeiano (risalente ad epoca repubblicana).

Purtroppo sono molto scarsi finora i materiali associati (il citato scarico che conteneva gli intonaci ha restituito anche un bollo su tegola T.R.DIAD, già documentato nel territorio di Trieste; si segnalano inoltre, fra i più antichi, alcuni frammenti in ceramica a vernice nera).

Gli elementi in possesso della Soprintendenza comunque già inducono a riconoscere la presenza sul colle di San Giusto di un importante edificio pubblico in epoca ancora antecedente alla colonia cesariana, forse un portico o un santuario affacciato sul margine settentrionale del ripiano.

La sostituzione delle condotte sul colle di San Giusto

Lo staff di AcegasApsAmga ha fermato i lavori per non rischiare di danneggiare i resti, mentre gli archeologi, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza, stanno procedendo con i dovuti approfondimenti e rilievi, prima del reinterro dello scavo. AcegasApsAmga sta collaborando a stretto contatto con l’ente di tutela per concordare le migliori modalità di posa delle condotte e per garantire il completamento dei lavori, nel rispetto dei beni rinvenuti.

La multiutility, sospeso temporaneamente l’intervento in piazza della Cattedrale, sta proseguendo l’attività di sostituzione lungo via Capitolina, via Rota e via del Castello.

I lavori sulla rete gas riguardano la sostituzione delle attuali condotte in ghisa grigia con nuove tubature in polietilene, capaci di garantire migliori standard di sicurezza in linea con la normativa vigente. In contemporanea, stanno venendo riqualificate anche le reti acqua ed energia elettrica per garantire una migliore resilienza dei servizi.

L’intervento sul colle di San Giusto coinvolge via Rota, tra i civici 3 e 7, via Capitolina e via del Castello, nel tratto compreso tra la piazza della Cattedrale e l’intersezione con via delle Monache e piazza San Cipriano.

Ritrovamenti già durante i lavori alle condotte anche nel 2020 e nel 2019

Non è la prima volta che la collaborazione tra AcegasApsAmga e Soprintendenza frutta importanti ritrovamenti: a fine 2020 infatti, nell’ambito di una riparazione idrica in via della Cattedrale, a pochi metri dalla di San Giusto erano stati ritrovati importanti reperti tra cui un imponente muro di epoca basso-medievale ed i resti di un frantoio di epoca tardo-romana – che conservava ancora sul fondo i resti della lavorazione delle olive – che a sua volta reimpiegava un’iscrizione monumentale di epoca alto-imperiale. Inoltre, sempre nell’ambito della sostituzione delle condotte del gas in ghisa grigia, a inizio 2019 era stata identificata in via Montecucco la presenza di un tracciato stradale di età imperiale romana.

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