Si è svolto a Gorizia il funerale del bambino caduto nel pozzo di palazzo Coronini

Gorizia – Si è svolto il 30 luglio il funerale di Stefano Borghes, il bambino di 12 anni che era morto lo scorso mercoledì 22 luglio dopo essere caduto in un pozzo profondo una trentina di metri nel parco Coronini Cromberg a Gorizia.

La cerimonia, celebrata dall’arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli, si è tenuta nel campo sportivo di Straccis, dove gioca l’Azzurra, la squadra di calcio di cui faceva parte il piccolo Stefano.

Erano presenti mille persone, la capienza massima stabilita, ma molti altri  hanno assistito all’esterno.

È stato don Stefano Goina, parroco dell’Unità pastorale del Sacro Cuore e San Giusto a tenere l’omelia.

“Appena la notizia si è diffusa – ha detto il parroco nell’omelia – siamo passati attraverso la sorpresa, il dolore, lo sconforto. Forse per qualcuno di noi, specie per i più giovani, questi sentimenti hanno fatto sentire per la prima volta la loro forza lancinante, il loro sapore terribile ed amaro. Gli interrogativi si sono susseguiti, amplificati dai media, che sempre vogliono la soluzione facile di una responsabilità, di una colpa da addossare a qualcuno. E ci saranno tante verità, intorno a Stefano e alla sua morte: quella giudiziaria, che deve fare il suo corso, ma non è certo quella definitiva; quelle di chi lo conosceva, come tanti punti di vista, tanti ricordi, esperienze fatte insieme, notizie raccolte qua e là, ma che non dicono tutto e non potranno mai dir tutto su Stefano, che aveva davanti tantissime possibilità da esplorare e tante strade da poter percorrere: la musica, lo sport, lo studio…”

“Sono testimone – ha aggiunto don Stefano – di quanto è stato fatto in questi giorni per onorare Stefano e accompagnare la sua famiglia. Anche dietro a questa celebrazione, come alla veglia dell’altra settimana e ad altre iniziative, ci sono tante persone che volentieri hanno dato la loro disponibilità, il loro tempo, il loro cuore perché potessimo celebrare la vita di Stefano, il suo passaggio all’eternità. Anche la famiglia, con il suo invito ad onorare la sua memoria attraverso una donazione alla comunità di accoglienza Papa Giovanni XXIII, ha voluto sottolineare che solo nell’amore e nel dono si comprende la vita eterna, quella che non finisce anche se si passa velocemente in questo mondo, ma dura per l’eternità perché siamo nelle mani amorose di Dio”.

 

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