“(Tra parentesi) La vera storia di un’impensabile liberazione” con e di Massimo Cirri e Peppe Dell’Acqua alla Sala Bartoli

Trieste – Dopo l’applaudita prima edizione – varata nel 2018, in occasione del quarantennale della legge Basaglia – il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia riprende in sede e in tournée la fortunata produzione “(Tra parentesi) La vera storia di un’impensabile liberazione” scritta e interpretata da Massimo Cirri e Peppe Dell’Acqua e diretta da Erika Rossi, da martedì 5 marzo alle ore 21 e vi replica fino a domenica 10 marzo, anticipando di poche ore il giorno della nascita di Franco Basaglia, avvenuta cent’anni fa.

Lo spettacolo va in scena alla Sala Bartoli, da martedì 5 marzo alle ore 21 e in replica fino a domenica 10 marzo, anticipando di poche ore il giorno della nascita di Franco Basaglia, avvenuta cent’anni fa.

Lo spettacolo ha infatti l’intento di ricordare Franco Basaglia, nel centenario della sua nascita (1924-2024), ponendo in luce la sua professionalità, l’umanità, le fondamentali intuizioni così “rivoluzionarie” e fondamentali per la cura e la dignità dei malati.

In particolare in una regione come il Friuli Venezia Giulia, e in una città – Trieste – dove l’azione e la “rivoluzione” di Franco Basaglia sono state tanto significative, ricordare, continuare a discutere ed essere consapevoli di tutto questo è essenziale.
Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia prende parte a tale riflessione con i propri strumenti: quelli del palcoscenico, del linguaggio teatrale, che può diventare più di ogni altra arte la chiave per addentrarsi in ambiti solo apparentemente lontani.

Ecco allora “(Tra parentesi) la vera storia di un’impensabile liberazione”, che sgorga dall’inestimabile apporto di due autori e protagonisti inconsueti, ma che possiedono un punto di vista privilegiato e importante sul tema: Massimo Cirri e Peppe Dell’Acqua.

Massimo Cirri e Peppe Dell’Acqua raccontano una Storia e i suoi mille intrecci e delle tante storie minime di uomini e di donne che l’internamento hanno vissuto. Una storia che non è finita, che non potrà mai finire. Lo fanno dialogando, per l’idea (basagliana?) che si riesca a dire qualcosa di più quando c’è un’incontro, uno scambio, una narrazione.
Questi due ‘matti’ decidono di esporsi e mettere in campo la loro storia, la loro esperienza, tentando di colmare il vuoto di memoria che nel corso degli ultimi decenni si è creato intorno al cambiamento più radicale che si è realizzato nel nostro Paese.

Così gli autori ricordano che “Oggi benché l’esperienza italiana abbia influenzato le culture in ogni angolo del mondo, le politiche della salute mentale vivono in tutte le nostre regioni un calo di investimenti di risorse e di interesse. Il manicomio si ricompone nelle diagnosi, nei luoghi angusti della cura, nell’abbandono, nella restrizione delle libertà e dei diritti che proprio la legge aveva posto come premessa per accogliere e trattenere nelle relazioni le persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale. La conoscenza di quanto è accaduto e di quanto può (e deve) ancora accadere va diffusa”.

La scommessa di Massimo e Peppe nasce dalla consapevolezza che con Franco Basaglia si è aperta la possibilità di incontrare l’altro. Da allora con fatica cerchiamo di realizzare una società che contenga sia la normalità che la follia.
La conversazione può finalmente cominciare.

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